meteorite
meteorite [s.f. o m. Der. di meteora] [GFS] Nella geologia, corpo solido che si rinviene sulla Terra, parte residua di una meteora che riesce ad attraversare l'intera atmosfera terrestre; si tratta di ciò che resta dopo la combustione e la sublimazione subite al passaggio nell'atmosfera delle più grandi tra le meteore (stelle cadenti), quelle cioè con dimensioni da decimi di mm a parecchi metri (→ meteora, anche per ciò che concerne l'origine); il termine indica anche corpi analoghi caduti sulla superficie di altri corpi celesti (Luna, Marte, ecc.). La più grande m. rinvenuta sulla Terra è quella di Hoba (Namibia), che misura 2.95 m ╳ 2.84 m con uno spessore compreso fra 0.5 e 1.2 m e la cui massa è stata valutata intorno a 60 t. La forma che le m. mostrano, spec. le m. litoidi, è generalm. rotondeggiante, equidimensionata, mentre le m. metalliche tendono a essere più irregolari. La forma attuale generalm. non corrisponde a quella originaria, in quanto questa può avere subito varie modificazioni dovute a cause diverse, quali, nello spazio, l'erosione a opera di gas interplanetari e le collisioni con altre m., nel passaggio attraverso l'atmosfera terrestre, l'ablazione e la suddivisione in frammenti, conseguenza delle alte temperature sviluppate sulla sua superficie; l'impatto con la superficie terrestre e la successiva alterazione operata dagli agenti esogeni. La superficie delle m. cadute da poco è rivestita da una crosta di fusione formatasi durante l'attraversamento degli strati atmosferici o al momento del-l'impatto, la natura della quale varia in dipendenza del tipo di meteorite. Le m. sono costituite essenzialmente da leghe ferro-nichel (mediamente 90 % Fe, 10 % Ni) e da minerali silicatici. Di solito vengono classificate in: (a) aeroliti o m. litoidi, se la loro composizione mineralogica risulta costituita essenzialmente da silicati e subordinatamente da leghe ferro-nichel ; (b) sideroliti o mesosideriti, se nella loro composizione rientrano per il 50 % circa minerali silicatici e per il restante leghe ferro-nichel; (c) sideriti o ferri meteorici, quando sono costituite da leghe ferro-nichel con piccole percentuali di minerali silicatici accessori. L'importanza che riveste lo studio delle m. è in relazione alla possibilità che esse offrono all'astrofisica, alla fisica, alla chimica e ad altre discipline scientifiche di fornire informazioni sia sulla storia cosmica sia sulla costituzione dei nuclei dei corpi planetari, Terra compresa. Alcuni dei minerali presenti nelle m. non differiscono dai minerali terrestri (elementi nativi, solfuri, ossidi, ecc.); altri minerali sono stati ritrovati esclusivamente nelle m. e si possono, pertanto, ritenere caratteristici di queste (la sinoite, Si₂N₂O, la schreibersite, Fe,Ni₃P, l'osbornite, TiN, l'oldhamite, CaS, e diversi altri). Il ferro-nichel nelle m. è presente in forma di leghe a diverso contenuto di nichel, dal 6 al 48 %; da questo punto di vista i ferri meteorici si differenziano da quelli terrestri, il cui contenuto di Ni non supera in genere il 2÷3 %. Circa la presenza nelle m. di minerali idrati è bene precisare che soltanto i silicati del gruppo del serpentino sono da ritenersi costituenti primari delle condriti carbonacee e hanno un particolare interesse ai fini dell'interpretazione della genesi di queste m.; la maggior parte degli altri minerali idrati (goethite, lepidocrocite, gesso) è viceversa da considerare come dovuta a effetti terrestri. Similmente si considerano dovuti a effetti terrestri di alterazione atmosferica alcuni ossidi, quali la magnetite e l'ematite, e alcuni carbonati, come la calcite e la siderite. Sulla base della composizione mineralogica, può essere impostata una classificazione particolareggiata delle m.: (a) le aeroliti vengono distinte in condriti e acondriti in relazione alla presenza o meno di condrule o condri, sferule del diametro dell'ordine del millimetro, costituite da olivina e talora da pirosseno; a loro volta le condriti si distinguono in base al loro contenuto mineralogico; (b) le mesosideriti, in base alla natura del minerale silicatico, prendono le denomin. di pallasiti (con olivina), siderofiri (con tridimite e bronzite), ladraniti (con olivina e bronzite) e mesosideriti vere e proprie (con plagioclasio e pirosseno); (c) le sideriti si distinguono, in relazione alla struttura che si rende visibile con attacco chimico in sezione lucida, in esaedriti, ottaedriti e atassiti; le esaedriti sono costituite da una lega Fe-Ni a basso tenore di Ni (4÷6 %) detta camacite, avente la struttura cubica a corpo centrato del ferro α, e presentano sfaldatura secondo le facce del cubo; vi si possono osservare sistemi di sottili linee parallele, dette linee di Neumann, dovute a geminazione secondo il piano (112); le ottaedriti hanno un contenuto di Ni compreso fra il 6 e il 14 % e sono così chiamate perché in esse si verifica una disposizione di lamelle di camacite e taenite secondo i piani dell'ottaedro, da cui risultano quelle particolari strutture, osservabili anche macroscopicamente, che sono note con il nome di figure di Widmanstätten; con il termine di atassiti, infine, si indicano quei tipi di sideriti, a vario contenuto di Ni, le quali non mostrano alcuna struttura caratteristica. L'effetto prodotto da una m. sulla superficie terrestre al momento dell'impatto dipende da diversi fattori, quali la sua massa, la sua velocità e la natura del terreno. Per m. di piccole e medie dimensioni, (massa fino a una tonnellata) la velocità d'impatto è di 0.1÷2 km/s; al punto d'impatto si forma una depressione il cui diametro è comparabile con quello della m. e la cui profondità dipende dalla natura del terreno. Per m. di massa compresa fra 2 e 8 t (3÷4 km/s di velocità d'impatto) al punto d'impatto si forma un cratere (cratere d'impatto), mentre la m. si suddivide in frammenti di varie dimensioni, dispersi in tutte le direzioni; il diametro del cratere risulta sempre notevolmente maggiore del diametro della meteorite. Se la velocità d'impatto supera 5 km/s (si calcola che la m. abbia una massa di oltre 10 t), l'energia cinetica è tale da determinare la volatilizzazione completa e istantanea della m., dando luogo alla formazione di un cratere di esplosione. I più grandi crateri meteorici attualmente riconoscibili sulla Terra, quali il Meteor Crater nell'Arizona, il New Quebec Crater nel Canada, il Wolf Creek Crater nel-l'Australia, del diametro, rispettiv., di circa 1200, 2500 e 1000 m, si sono originati in seguito alla caduta di m. di enormi dimensioni (aventi massa maggiore di 1000 t), delle quali non si sono rinvenuti che frammenti superstiti all'esterno dei crateri stessi. Tra le più celebri cadute di m., oltre a quella che ha originato il ricordato Meteor Crater dell'Arizona e a cui si attribuisce un'età di 45 000 anni, si possono menzionare le cadute di Aigle in Francia nel 1803 e di Tunguska in Siberia; quest'ultima si verificò nel giugno 1908, distruggendo una ventina di km2 della foresta siberiana e provocando vampe di calore e spostamenti d'aria avvertiti anche a centinaia di km di distanza. Fra le cadute di grandi m. che si verificarono in Italia si può ricordare quella avvenuta ad Alfanello, presso Brescia, nel 1883.