METHE (Μέϑη)
Personificazione dell'ebbrezza, che, al pari di altre astrazioni consimili, quali Methyse, Komos, Ebrietas, viene a rientrare nel corteggio di Dioniso. Con facile trasposizione M. figura come una delle dodici Horai nelle Fabulae di Igino (Hygin., 183) mentre nelle Dionysiakà di Nonnos appare come moglie del re assiro Staphylos (il grappolo).
Nella tradizione letteraria viene ricordata un'immagine di M. che versa da bere a Sileno nel tempio di quest'ultimo in Elide: M. appariva anche in un dipinto di Pausias (v.) nello Asklepieion di Epidauro e, insieme a Dioniso e a un satiro, in un gruppo di Prassitele. Un epigramma dell'Anthologia Palatina (ix, 752) ricorda anche un'ametista con un ‛immagine di M. che avrebbe dovuto preservare dall'ebrietà. Di conseguenza, M. dovrebbe apparire con una certa frequenza nelle figurazioni del thiasos dionisiaco: e gli esegeti antichi e moderni hanno tentato di riconoscerla in varie figure di menadi che accompagnano Dioniso su sarcofagi e mosaici romani. Tali identificazioni peraltro rimangono solo ipotetiche: e ugualmente incerta può dirsi la proposta di riconoscere M. con Dioniso e un satiro su un castone di anello d'oro ellenistico dell'Italia meridionale, in cui si è voluto vedere un parallelo della famosa ametista profilattica dell'Anthologia Palatina.
In definitiva occorre ammettere che non esistono caratteri spiccatamente riconoscibili per questa figura: e gioverà ricordare che senza le iscrizioni poste accanto su non pochi vasi della seconda metà del V sec. a. C. nessuno avrebbe potuto isolare dal contesto delle menadi o ninfe dionisiache personalità astratte o almeno appoggiate a un'astrazione quali Methyse, che non è del resto che un doppio di M., Komodia, Komos, ecc.
Bibl.: Roscher, II, 1894-97, c. 2934; D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947, p. 40 ss.; Hirsch Sale, 2, Lucerna 1959, tav. 140 s.; J. Caskey, in Hesperia, XXIX, 1960, p. 120.