METIO
Nome che compare su uno specchio prenestino, probabilmente a Cambridge (G. Körte, Et. Sp., v, tav. 151), attribuito di solito al IV sec. a. C., e indicante una delle figure che costituiscono il centro della scena: è un giovanetto imberbe con un largo volto reso di prospetto, incorniciato da lunghi capelli; sta seduto e tiene sulle ginocchia, abbracciandola, una fanciulla nuda ornata di braccialetti, alla quale l'iscrizione sembra dare il nome di Fasia. A destra della coppia un'ancella regge uno specchio; a sinistra appare un'altra figura femminile, seminuda, stante che volge il capo verso la coppia.
I nomi delle due figure principali non sembra possano essere collegati con alcun personaggio mitologico; ogni tentativo di esegesi dello specchio in questo senso si è dimostrato inconsistente e insostenibile anche dal punto di vista linguistico, come per esempio quello che interpretava la scena come il connubio di Prometeo e Asia. L'ipotesi più logica e probabile risulta essere quella, gia a suo tempo avanzata dallo Helbig e poi sostenuta dalla Fiesel, che, cioè, i nomi tanto discussi siano semplicemente dei qualsiasi nomi propri. La scena rientrerebbe così nella categoria di tutte quelle rappresentazioni di tono erotico ed amoroso che gli specchi, come anche altre classi di oggetti etruschi (ciste, scatole di osso e di avorio intagliate ecc.) ci presentano tanto frequentemente e che, d'altronde, trovano abbondanti confronti in tutta la ceramica attica tarda e soprattutto in quella italiota.
Bibl.: R. Peter, in Roscher, II, 2, 1894-97, c. 2937, s. v.; G. Körte, Et. Sp., Berlino 1884, V, p. 197 ss.; E. Fiesel, in Pauly-Wissowa, XV, 2, 1931, c. 1406, s. v.
(S. De Marinis)