metodi conduttimetrici
Metodologie analitiche che si basano sulla elettrochimica, la quale, a sua volta, sfrutta la conducibilità degli ioni presenti in soluzione. Qualsiasi ione presenta una propria conducibilità: per es., in acqua i due ioni che maggiormente conducono sono H+ e OH− perché sono quelli che in maggior misura trasportano corrente elettrica all’interno di una soluzione. Dal punto di vista analitico la conduttimetria sfrutta sostanzialmente la variazione della conducibilità elettrica in funzione del volume di una soluzione, detta titolante, che viene aggiunta alla soluzione che contiene la sostanza che si vuole analizzare. Se, per es., si titola l’acido cloridrico (HCl) con l’idrossido di sodio (NaOH) nella fase iniziale la conducibilità sarà determinata dallo ione H+ e dallo ione cloruro, Cl−. Aggiungendo dell’idrossido di sodio si produce acqua, secondo la reazione:
HCl+NaOH → NaCl+H2O
per cui la conducibilità della soluzione diminuisce man mano che lo ione H+ dell’acido scompare neutralizzato dallo ione OH−. Tutto ciò fino a raggiungere un minimo dato dalla presenza dei soli due ioni Cl− e Na+. Questo viene detto punto equivalente perché il numero di equivalenti della specie incognita corrisponde a quello della specie titolante, che è nota. Superato tale punto sarà presente un eccesso di ioni ossidrili OH− per cui il valore di conducibilità aumenta nuovamente. Diagrammando la conducibilità in funzione del volume di titolante aggiunto, si ottiene un grafico con una curva a forma di V il cui minimo individua il punto di equivalenza. Un approccio del tutto analogo si riscontra nella titolazione dei cloruri, o qualsiasi altro anione, che dà un precipitato quantitativo con AgNO3.