METROCLE (Μητροκλῆς) di Maronea
Filosofo dell'antica scuola cinica, vissuto fra la seconda metà del sec. IV e la prima del III a. C. Inizialmente scolaro di Teofrasto, sembra non si trovasse a suo agio nella più aristocratica cerchia dei peripatetici, e fu attratto al cinismo dallo scolaro di Diogene, Cratete. M. era, del resto, fratello di Ipparchia, la quale aveva sposato Cratete, non curando lo scandalo suscitato dal suo abbandono della nobile classe a cui apparteneva e dalla sua assunzione della regola cinica di vita. Tra i seguaci che la tradizione attribuisce a M. è specialmente da ricordare Menippo.
Secondo Ecatone, M. distrusse i suoi scritti: ma questa notizia si riferisce probabilmente agli appunti da lui presi alle lezioni di Teofrasto, perché i posteri conoscevano almeno un'opera di lui, quella intitolata X-ρεῖαι. Secondo il più probabile significato di questo termine, χρεῖαι erano i "motti giovevoli" a rafforzare la pratica convinzione dell'eccellenza del cinismo: sotto questo titolo erano infatti raccolti aneddoti e apoftegmi, che dovevano servire al cinico per difendere, in ogni occasione e controversia, le proprie idee. Il genere letterario-filosofico delle χρεῖαι ebbe fortuna e la maggiore importanza storica di M. consiste quindi nell'esserne stato l'iniziatore. Tra le fonti antiche concernenti M. la principale è Diogene Laerzio, VI, 95 segg.
Bibl.: K. v. Fritz, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, Stoccarda 1932, coll. 1483-84.