Rothschild, Meyer-Amschel
Il potere dei soldi
Nella seconda metà del Settecento Meyer-Amschel Rothschild avviò a Francoforte un’attività mercantile e finanziaria che in breve tempo divenne molto fiorente. Durante l’occupazione napoleonica gestì i beni del langravio d’Assia Guglielmo IX e offrì i suoi servizi alle potenze alleate contro la Francia, costruendo così un impero bancario e commerciale di dimensioni europee
Nato nel 1743 a Francoforte sul Meno, Meyer-Amschel Rothschild apparteneva a una famiglia ebraica di mercanti e cambiavalute. In Germania, come in tutta l’Europa centrale, agli ebrei era imposto di vivere nei ghetti: non potendo possedere terra, essi erano costretti a procurarsi i mezzi per la sussistenza con il traffico di merci e di denaro. Nel 1754 il giovane Rothschild, destinato a diventare rabbino, rimase orfano di padre; per otto anni dovette perciò vivere a Hannover, lontano dalla propria famiglia, come apprendista tuttofare presso gli Oppenheim, ricchi commercianti parenti dei Rothschild. Tornato a Francoforte nel 1764, si mise a lavorare con i due fratelli Moses e Kalmann. Dagli Oppenheim era stato introdotto alla scienza delle monete; estese poi i suoi interessi di collezionista a tutto l’antiquariato di lusso, di cui iniziò a presentare i cataloghi presso castelli e palazzi. Nel 1769 ottenne così il titolo ufficiale di agente di corte a Hanau, dove viveva il futuro langravio (conte territoriale) di Assia, Guglielmo IX.
Negli anni Ottanta nel 18° secolo Meyer-Amschel Rothschild era diventato, dunque, un agiato mercante che puntava soprattutto sulle manifatture inglesi, che da Francoforte venivano ridistribuite all’interno del continente. Introdusse, poi, al mondo degli affari anche i suoi cinque figli, le cui attività in tutta Europa resero possibile il successo finanziario della famiglia: Nathan si trasferì a Londra, diventando collaboratore del governo inglese; Salomon e Jacob viaggiarono in Francia, dedicandosi al contrabbando di moneta; Karl e Amschel percorsero, invece, le strade dell’Europa orientale.
Dal 1803 Rothschild si era guadagnato il titolo di agente supremo della corte. Tra il 1803 e il 1806 curò sette prestiti concessi da Gugliemo alla Danimarca; fece anche da intermediario in altre operazioni finanziarie in Germania. Iniziarono così le attività bancarie (banca) dei Rothschild in ambito internazionale, che divennero una delle grandi fonti di profitto della famiglia per tutto il corso dell’Ottocento.
Nel 1806 la Germania centrale fu invasa dalle truppe francesi e il langravio d’Assia fuggì lasciando ai Rothschild la possibilità di gestire i suoi affari. Meyer-Amschel aggirò le proibizioni degli occupanti e i controlli da parte della polizia francese, e continuò a organizzare il traffico di filati, tessuti di cotone, zucchero di canna, indaco e tabacco di provenienza inglese. Nel 1808, inoltre, versò fondi al Tugendbund, una società segreta che operava per la liberazione dei territori tedeschi occupati, e nel 1809 anticipò a Guglielmo IX il denaro necessario per equipaggiare una legione di 2.000 uomini che doveva affiancare l’esercito austriaco. Nel contempo, al fine di tutelarsi con l’occupante, si legò al vescovo di Magonza, nel 1806 nominato da Napoleone principe primate di Francoforte. Il vescovo aveva bisogno di denaro e i Rothschild gli concessero abbondanti prestiti.
La polizia francese più volte sospettò degli affari dei Rothschild. Fra il 1811 e il 1813 scoprì che essi aiutavano direttamente il nemico inglese. I vari membri della famiglia, attivi in tutta Europa, a partire da Nathan in Inghilterra, erano infatti riusciti a mettere in piedi un delicato meccanismo di trasferimenti finanziari tra Londra, Parigi e la Spagna. Erano diventati, pertanto, i banchieri intermediari dei governi della coalizione antinapoleonica, e nel contempo i commercianti più dinamici tra il mercato di Londra e quelli europei.
Meyer-Amschel morì nel 1812, un anno prima del rientro del principe Guglielmo nella sua residenza in Assia, abbandonata dai Francesi. Lasciava ai suoi figli un enorme impero finanziario.