SCHAPIRO, Meyer
Storico e critico dell'arte statunitense, nato in Lituania, a Šavli (oggi Šiauliai) il 23 settembre 1904. Giunto negli Stati Uniti nel 1907 e diventato cittadino statunitense nel 1914, è cresciuto a Brooklyn, dimostrando un precoce interesse in vari campi, dalle scienze naturali alle arti figurative. Ha studiato alla Columbia University di New York, dove ha ottenuto il Ph.D. (1929) con uno studio sulla scultura romanica di Moissac e dove ha trascorso quasi tutta la sua vita accademica (1928-73), incidendo con il suo insegnamento anche su molti artisti dell'avanguardia americana. Come visiting professor ha insegnato in numerose università (nel 1966-67 Ch.E. Norton professor alla Harvard University; nel 1968 Slade professor of fine arts all'università di Oxford) e ha tenuto lezioni in varie istituzioni di ricerca e insegnamento (Institute of Fine Arts di New York, 1932-38; New School for Social Research di New York, 1938-52; Warburg Institute di Londra, 1947 e 1957; Collège de France di Parigi, 1974, ecc.). È stato membro dei comitati direttivi delle riviste Semiotica, Dissent e Journal of the History of Ideas, ed è membro di varie istituzioni e società erudite (American Academy of Arts and Sciences di Cambridge, Mass.; American Philosophical Society di Filadelfia; Medieval Academy of America di Cambridge, Mass.; American Institute of Arts and Letters di New York; British Academy di Londra, ecc.). Per la sua opera scientifica ha avuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il premio dell'American Council of Learned Societies (1960), il premio Mitchell (1980) e il premio Aby M. Warburg di Amburgo (1985). Nel 1987 ha avuto luogo, alla Wallach Art Gallery presso la Columbia University di New York, una mostra dei suoi lavori artistici prodotti nel periodo 1919-78. Nel 1994, in seguito a una ricca donazione del fratello M.A. Schapiro, banchiere, il Brooklyn Museum di New York ha intitolato l'ala ovest del museo ai due fratelli cresciuti nel vicino quartiere di Brownsville.
Ingegno versatile e di vaste curiosità intellettuali, S. è una delle figure di maggior spicco della storia dell'arte statunitense: difficilmente classificabile e non riducibile a nessuno dei principali indirizzi storico-artistici, relativamente isolato e senza una vera ''scuola'' malgrado l'universale stima e il riconoscimento da parte sia dell'establishment accademico sia della critica d'arte impegnata, si è distinto con uguale fortuna negli studi sull'arte medievale (tarda antichità, primo Medioevo e soprattutto l'epoca romanica) e in quelli sull'arte del 19° e 20° secolo (realismo e neoimpressionismo francese, arte moderna e contemporanea, europea e americana). Partendo dalla rigorosa indagine storico-filologica e procedendo per fini analisi stilistiche, S. riesce a scoprire e collegare elementi formali e nessi di idee, illuminando di luce nuova le opere d'arte e permettendo così una loro comprensione più profonda e dettagliata. Nelle sue ricerche usa con grande finezza vari approcci teorico-metodologici e fa ricorso ad altre discipline umanistiche, dall'etnologia alla psicoanalisi, alla semiotica, evitando tuttavia forzature e schematismi.
I risultati delle sue ricerche si presentano in genere sotto forma di brevi, densi saggi che, apparsi in riviste specializzate (The Art Bulletin, Gazette des Beaux-Arts, Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, Journal of the History of Ideas, Speculum, ecc.), in effimeri giornali militanti, in vari Festschrifte per colleghi e amici, sono stati in seguito raccolti nei 3 volumi dei Selected studies: Romanesque art (1977; trad. it., 1988), Modern art: 19th and 20th century (1978; trad. it., 1986), Late Antique, Early Christian and Mediaeval art (1979); un quarto volume, The theory and philosophy of art, sebbene annunciato, non è stato pubblicato. Del primo volume vanno rilevati i classici studi sulla scultura romanica di Moissac (1931), Souillac (1939) e Santo Domingo de Silos (1939), e l'importante articolo sull'atteggiamento estetico nell'arte romanica (1947); del secondo i saggi su Courbet e imagerie popolare (1941), su Cézanne (1968) e su van Gogh (1946), sull'Armory show (1952) e sull'arte astratta (1937); del terzo gli studi sulla cattedra di Massimiano a Ravenna (1952), sul rotolo di Giosuè (1949), sugli affreschi di Castelseprio (1952, 1957), sull'immagine dell'Ascensione di Cristo (1943), sulla croce di Ruthwell (1944, 1963) e sul simbolismo del trittico di Mérode (1945, 1959). L'ultimo volume, destinato a raccogliere gli scritti di carattere prevalentemente teorico-metodologico, avrebbe dovuto comprendere, oltre ad alcuni articoli impegnati che testimoniano il breve interesse di S., negli anni Trenta, per il marxismo e la problematica sociale dell'arte, soprattutto l'influentissimo Style (in Anthropology today, a cura di A.L. Kroeber, 1953, pp. 287-312) e inoltre Leonardo and Freud: an art-historical study, in Journal of the History of Ideas (17, 1956, pp. 147-78) e On some problems in the semiotics of visual arts: field and vehicle in image-signs, in Semiotica (1, 1969, 3, pp. 223-42). Sono dei brevi saggi anche i pochi libri che S. ha pubblicato: Vincent van Gogh (1950; trad. it., 1959) e Cézanne (1952; trad. it., 1959), The Parma Ildefonsus: a Romanesque illuminated manuscript from Cluny and related works (1964) e Words and pictures: on the literal and the symbolic in the illustration of a text (1973; trad. it., 1985).
Bibl.: W. Dynes, The work of Meyer Schapiro: distinction and distance, in Journal of the History of Ideas, 42 (1981), pp. 163-72.