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MICALE

di Giulio Giannelli - Enciclopedia Italiana (1934)
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MICALE

Giulio Giannelli

. Promontorio sulla costa egea dell'Asia Minore, di fronte all'isola di Samo (oggi Samsun Daǧ). Sulla costa meridionale di esso una battaglia fu combattuta dai Greci contro i Persiani verso la fine di agosto dell'anno 479 a. C., pochi giorni dopo la battaglia di Platea; anzi (secondo uno di quei sincronismi così cari agli storiografi antichi) nello stesso giorno.

Durante l'estate di quell'anno, le flotte greche erano rimaste concentrate presso l'isola di Delo, aspettando invano un ritorno offensivo dell'armata persiana; la quale era invece stata disciolta, all'infuori di un forte contingente di navi destinato a proteggere la Ionia. Probabilmente, subito dopo ricevuta la notizia della vittoria di Platea, il re Leotichida, comandante delle squadre alleate, cedendo anche alle sollecitazioni delle città ioniche (Chio e Samo), salpò alla volta di Samo, dov'era riunita la flotta dei Persiani. Ma, all'avvicinarsi dei Greci, il comandante persiano, che non s'aspettava il loro arrivo e non si sentiva abbastanza forte per dare battaglia, fece vela verso la terraferma e, approdato sulla costa meridionale del promontorio Micale, fece ivi tirare in secco le navi ricoverandole in un campo trincerato ch'egli fece costruire presso il torrente Gaison (probabilmente nel sito dell'odierno villaggio di Ak-Bogaz). Leotichida non esitò allora a sbarcare i suoi soldati (non potevano esservene più di due o tremila imbarcati sulle 110 navi greche) e quanto poté anche delle ciurme, conducendoli all'assalto del campo persiano. Le soldatesche e gli equipaggi del re resistettero animosamente e la battaglia rimase per qualche tempo indecisa; ma quando i contingenti ionici passarono dalla parte dei loro confratelli, portando le loro armi contro i Persiani, la battaglia si concluse rapidamente in favore dei Greci. Penetrati i Greci nel campo trincerato, tosto un incendio distrusse tutte le navi persiane; e sarebbero stati i Greci stessi ad appiccare il fuoco. Qualche moderno (Beloch) ritiene invece più probabile che l'incendio sia stato opera dei Persiani.

Bibl.: G. Busolt, Griech. Geschichte, II, 2ª ed., Gotha 1905, p. 742 segg.; K. J. Beloch, Griech. Geschichte, II, i, 2ª ed., Strasburgo 1914, p. 59; J. Kromayer e G. Veith, Antike Schlachtfelder, IV, Berlino 1926, p. 171 segg. (per la topografia).

Vedi anche
Psaóne di Platea Psaóne (gr. Ψάων -ωνος) di Platea. - Storico ellenistico (sec. 3º a. C.), continuatore delle storie di Diillo, che si fermavano al 297-96 a. C. Forse l'opera di Psaone di Platea giungeva pressappoco sino agli inizî della seconda guerra punica (218). Samo (gr. Σάμος) Isola della Grecia (476 km2 con 33.814 ab. nel 2001), nelle Sporadi meridionali (Mar Egeo), a brevissima distanza dalla costa asiatica cui era unita nel Pliocene. Presenta due gruppi montuosi: il Kerketeùs (1434 m) a O e l’Àmpelos nella parte centrale (1237 m). Frequenti i movimenti sismici. ... Delo (gr. Δῆλος) Isola delle Cicladi settentrionali, nel Mar Egeo meridionale. Abitata già nell’età cicladica e tardo-micenea, fu centro cultuale di grande importanza: la divinità venerata era nel 2° millennio a.C. una dea femminile della vegetazione (poi identificata con Artemide), cui andò sostituendosi ... Mare Egeo Bacino del Mediterraneo che si insinua tra le coste della Grecia a O e a N, l’Anatolia a E e l’isola di Creta a S (in gr. Αἰγαῖον πέλαγος, denominazione che gli antichi Greci facevano derivare dal nome dell’eroe Egeo, o dalla città di Ege in Eubea). Comunica a NE, attraverso lo stretto dei Dardanelli, ...
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