MICENEO
(App. IV, II, p. 471)
Linguistica. - Ricordiamo preliminarmente che è invalso l'uso d'indicare convenzionalmente con il nome di m. la lingua dei testi greci scritti nel 2° millennio a.C. su documenti di archivio (soprattutto tavolette, ma anche etichette e noduli) di argilla, nonché su vasi di argilla, in una scrittura sillabica frammista di ideogrammi chiamata, anch'essa convenzionalmente, Lineare B, decifrata nel 1952 dall'architetto inglese M. Ventris (v. anche cretese-micenea, civiltà, XI, p. 864; App. II, i, p. 724; III, i, p. 453; IV, i, p. 545; creta, in questa Appendice).
Le scoperte dei testi. - La scrittura micenea ci è nota attraverso circa 5000 documenti di argilla cruda cotta accidentalmente (tavolette, noduli, etichette) o di argilla cruda cotta intenzionalmente (vasi).
Le prime tavolette iscritte furono trovate nell'isola di Creta, a Cnosso. Circa 3000 documenti d'archivio, di cui il 75% incompleti e il 56% con meno di 5 segni, sono stati scoperti sul sito di Cnosso da A. Evans e da altri archeologi inglesi tra il 1900 e il 1980. Il lavoro di raccordo dei frammenti, iniziato dallo stesso Evans e incessantemente continuato dagli specialisti, ha conosciuto nuovo impulso dopo la scoperta (1984) di circa 3000 nuovi frammenti di tavolette nei magazzini del museo di Iraklion, che hanno consentito interessanti nuovi raccordi. Si è dovuto attendere il 4 aprile 1939, data del primo colpo di piccone sul sito di Pilo in Messenia, perché documenti simili apparissero sul continente. Circa 600 tavolette furono scoperte nel corso di questa prima campagna centrata sulla sala d'archivio. I lavori di scavo ripresero solo nel 1952 per terminare nel 1966. In totale a Pilo sono stati scoperti circa 1200 documenti: il 50% sono completi e solo il 33% di essi contengono meno di 5 segni.
Gli altri gruppi di iscrizioni sono di dimensioni molto più limitate: a Micene, in Argolide, sono stati trovati 73 documenti tra il 1950 e il 1968; a Tebe, in Beozia, sono state trovate 43 tavolette nelle campagne di scavo del 1964-65 e del 1970, alle quali bisogna aggiungere i 60 noduli iscritti scoperti nel 1982; a Tirinto, dopo i 5 frammenti provenienti dalla città bassa, scoperti tra il 1966 e il 1974, ne sono stati scoperti 19 durante gli scavi della cittadella bassa, nel 1978 e nel 1981; a La Canea, nell'isola di Creta, nel 1989 e 1990, 4 tavolette frammentarie con iscrizioni in Lineare B sono state trovate da I. Tzedakis ed E. Hallager; a Midea, in Argolide, un nodulo con iscrizione in Lineare B è stato trovato nel 1990 da G. Weinberg.
A questi documenti di archivio si devono aggiungere 165 iscrizioni in Lineare B dipinte su vasi, provenienti in parte da siti che hanno dato anche documenti d'archivio in Lineare B (12 da Micene, 44 da Tirinto, 71 da Tebe, 2 da Cnosso, 28 da La Canea) e in parte da siti che non hanno dato documenti d'archivio in Lineare B (1 da Eleusi in Attica, 1 da Kreusis, 1 da Orcomeno e 1 da Gla in Beozia, 1 da Mamelouko, 1 da Armenoi e 2 da Mallia, a Creta).
Le novità sui ritrovamenti di testi in Lineare B riguardano due iscrizioni vascolari rinvenute una nella necropoli di Armenoi, a Creta (1986) e l'altra a Gla, in Beozia (1989); le quattro tavolette rinvenute a La Canea, a Creta (1989 e 1990); le due iscrizioni vascolari rinvenute a Mallia, a Creta (1990), e il nodulo rinvenuto a Midea, in Argolide (1990).
La cronologia dei testi. - La data dei testi di Cnosso è discussa: si pensava di norma alla fine del 15° e all'inizio del 14° secolo a.C. (Evans), ma si era anche proposto di datarli alla fine del 13° secolo a.C. (L. R. Palmer e altri). La maggior parte degli altri documenti di archivio, come le iscrizioni vascolari, venivano appunto datati alla fine del 13° secolo a.C., anche se vi erano ancora dubbi per i testi di Tebe. Oggi, per quanto riguarda Cnosso, la situazione si è notevolmente decantata. Le recenti scoperte di testi d'archivio in Lineare B (tavolette) a La Canea, databili alla fine del 13° secolo a.C., dimostrano che, dopo il crollo del regno miceneo di Cnosso (circa 1370 a.C.), un altro regno miceneo, organizzato in modo simile a quello di Cnosso, è esistito a La Canea, nella Creta occidentale, e ha attuato una politica di rapporti con i centri palaziali micenei continentali. Le iscrizioni in Lineare B su vasi, rinvenute sul continente greco e databili alla fine del 13° secolo a.C., che erano state utilizzate per abbassare la cronologia dei testi di Cnosso − alcune recano toponimi cretesi che ricorrono nei testi di Cnosso −, anche se nella stragrande maggioranza di origine cretese, e certamente scritte da scribi che erano agli ordini di un wanax, provengono non da Cnosso, ma dalla Creta occidentale, come dimostrano l'analisi dell'argilla e l'esame paleografico comparato delle iscrizioni vascolari di La Canea e del continente; in base a quest'ultimo si è riusciti ad attribuire alla mano di uno stesso scriba alcune iscrizioni vascolari trovate a La Canea e alcune iscrizioni vascolari trovate sul continente. In questo contesto e tenendo conto del fatto che nei documenti egiziani non vi sono attestazioni di Keftiu (termine che serve a indicare i Cretesi) dopo il 1370, vi sono buoni motivi per supporre che il palazzo miceneo di Cnosso, come suggerito da Evans e da M. Popham, è stato distrutto all'inizio del 14° secolo a.C.; i Micenei del continente ne hanno causato la caduta e all'indomani di questa, desiderosi di mantenere una base a Creta, hanno favorito la nascita di almeno un altro regno nella Creta occidentale, che doveva sparire dalle grandi rotte commerciali che conducevano all'Egitto e a Levante e commerciare unicamente, dipendendone, dalla metropoli vittoriosa. Di conseguenza vi sono buoni motivi per ritenere valida la cronologia alta dei testi di Cnosso (databili al 1370 circa a.C., a eccezione, forse, del gruppo proveniente dalla ''Stanza delle tavolette dei carri'', anteriore forse di una sessantina d'anni al resto dell'archivio, come è stato supposto con buoni argomenti da J. Driessen).
Per quanto riguarda Tebe, dallo studio dei relativi scavi è ormai evidente che i testi ivi rinvenuti non appartengono tutti allo stesso periodo. Vi sono documenti (e cioè le tavolette rinvenute da N. Platon ed E. Touloupa negli anni 1964-65 e i noduli rinvenuti da Ch. Piteros e V. Aravantinos nel 1982) che risalgono al TE III B1 (circa 1300 a.C.) e documenti (le tavolette scoperte da Th. Spyropoulos nel 1970) che sembrano appartenere al TE III B2 (circa 1200 a.C.).
Allo stato attuale, si può ragionevolmente supporre che i testi micenei a noi pervenuti siano databili, per quanto riguarda gli archivi continentali, l'archivio di La Canea a Creta e tutte le iscrizioni vascolari, al 13° secolo e principalmente alla sua seconda parte.
L'origine della scrittura Lineare B e della burocrazia micenea. - Oggi sembra accertato che la Lineare B sia nata tra la fine del 17° e l'inizio del 16° secolo come adattamento alle esigenze della lingua greca della Lineare A e per soddisfare esigenze di carattere economico all'interno delle residenze principesche micenee. Le stesse esigenze di carattere economico sono all'origine dei sistemi di scrittura (geroglifico cretese e lineare A), nati e sviluppatisi nelle residenze principesche minoiche all'alba del 2° millennio, come ci permettono di affermare gli archivi di cretule con impronte di sigilli che rappresentano i primi documenti contabili trovati negli scavi dei primi palazzi cretesi di Monastiraki, Mallia e Festos. Il ruolo e la funzione dei proprietari di sigilli che hanno stampato il loro documento di riconoscimento sui documenti rinvenuti nella sala d'archivio di Monastiraki e anche sulle cretule provenienti da altri centri palatini come Mallia e Festos, ricordano il ruolo e la funzione di una categoria di grandi funzionari dello stato miceneo, i cosiddetti ''collettori'', che facevano da tramite tra il palazzo e il mondo del lavoro (artigiani, operai, pastori, agricoltori) ed erano incaricati dall'amministrazione centrale di vigilare sull'esecuzione degli ordini del palazzo. Questo consente di concludere che la burocrazia delle residenze principesche micenee del 1400-1200 era assai simile a quella dei palazzi minoici del 1700 a.C., e getta una luce nuova sulla continuità tra stato minoico e stato miceneo. Ormai si può dire che i Greci giunti in Grecia all'inizio del 2° millennio a.C. non hanno soltanto subito l'influenza artistica dei Minoici e imparato da loro l'arte della scrittura; hanno anche organizzato i loro regni secondo modelli risalenti all'alba della civiltà palaziale minoica.
La lingua. - La decifrazione della Lineare B ci ha dato testi in greco (che definiamo convenzionalmente ''miceneo'') che precedono almeno di 4 (se non di 6) secoli i più antichi documenti alfabetici.
Anche se il sistema grafico sillabico (i segni indicano di norma o una vocale o un gruppo di consonante più vocale) non permette di esplorare a fondo i tratti linguistici del m., perché riflette la struttura fonologica del greco in maniera oltremodo imperfetta, alcuni fatti sono da considerarsi accertati. La lingua micenea è chiaramente definibile come greco (i testi di Creta e del continente mostrano un'unità sorprendente dal punto di vista, oltre che della scrittura, della lingua) in base alle sue isoglosse fonologiche, morfologiche e lessicali, che ci mostrano come i cambiamenti più importanti, che definiscono il greco rispetto all'indoeuropeo comune, sono già avvenuti. Il m. non è tuttavia identificabile con il greco comune (il greco preistorico del periodo anteriore alla differenziazione dialettale di cui i dialetti greci attestati nel 1° millennio a.C. costituiscono il risultato finale), perché da esso lo differenzia un'innovazione, cioè il cambiamento da −ti- in −si −.
La lingua micenea è anche chiaramente definibile come uno specifico dialetto greco (esso presenta accanto a numerosi tratti arcaici nella fonologia, nella morfologia e nel lessico − della sintassi si sa poco −, anche alcuni tratti innovativi), che si pone cronologicamente tra l'indoeuropeo comune (con la decifrazione della Lineare B il greco è divenuto una delle lingue indoeuropee attestate in data più antica, secondo solo allo hittito) e il greco del 1° millennio, e che è molto più vicino al greco del 1° millennio che all'indoeuropeo comune.
Si è discusso a lungo sulla posizione dialettale del m., sul problema cioè dei rapporti di questo particolare dialetto greco del 2° millennio con i quattro gruppi dialettali greci del 1° millennio a.C. (ionico-attico; arcado-cipriota; eolico − comprendente tessalico, beotico e lesbico − e dorico, comprendente anche i dialetti nord-occidentali) o, più precisamente, con i loro antenati del 2° millennio a.C.
Per dare una risposta a questo problema è necessario preliminarmente tentare una ricostruzione dei rapporti intercorsi tra gli antenati dei quattro gruppi dialettali storici nel 2° millennio (e cioè tra il proto-acheo, il proto-eolico, il proto-ionico e il proto-dorico) e quindi prendere posizione tra le varie teorie proposte sulla ripartizione dialettale della Grecia nel 2° millennio a.C. e anche sul peso da attribuire alle isoglosse che uniscono il miceneo all'arcado-cipriota, all'eolico e allo ionico. A seconda della diversa posizione dei vari studiosi riguardo alla tripartizione (distinzione etnografica primeva tra arcado-cipriota, eolico settentrionale, ionico-attico) o bipartizione (distinzione etnografica primeva tra arcado-cipriota ed eolico settentrionale da una parte, e ionico-attico dall'altra, o tra arcado-cipriota e ionico-attico da una parte, ed eolico settentrionale dall'altra) dei dialetti greci predorici, e alla diversa valutazione che essi hanno fatto delle caratteristiche che il m. ha in comune con i vari dialetti predorici, essi hanno assunto, per quanto attiene alla determinazione della posizione del m. in seno alla famiglia dei dialetti greci, posizioni diverse. Tutti erano tuttavia d'accordo nel definire il m. un dialetto con fisionomia propria e certamente non dorico perché presenta il cambiamento di ti- in -si- avvenuto in tutti i dialetti greci a eccezione del dorico; l'opinione prevalente era che il m. andasse accostato all'arcadico-cipriota, anche perché forte è la suggestione geografica esercitata dalla parentela di arcadico e cipriota nel 1° millennio e quindi la tendenza a vedere nel m. l'antenato, ampiamente diffuso dal punto di vista geografico nel 2° millennio, dell'arcadico e del cipriota.
È stata successivamente evidenziata la possibilità di definire come dialettali alcune discrepanze che si riscontrano all'interno del m. stesso. Nel 1966 E. Risch ha creduto di poter individuare all'interno del m. due componenti dialettali diverse: un m. ''normale'' che sarebbe stato la lingua dell'aristocrazia e non sarebbe sopravvissuto alla distruzione dei palazzi, e un m. ''speciale'' che sarebbe stato la lingua delle classi sociali inferiori e sarebbe stato continuato dai dialetti meridionali od orientali (ionico-attico e arcado-cipriota).
Nel 1975, J. Chadwick avanzava una teoria per molti versi rivoluzionaria, identificando nel m. ''normale'' di Risch il greco ''orientale'' (la lingua cioè dei signori dei palazzi micenei, che si sarebbe continuata poi nei dialetti arcadico e cipriota) e nel m. ''speciale'' di Risch il greco ''occidentale'', la lingua cioè della popolazione che era sottomessa ai signori dei palazzi micenei. Poiché il greco ''occidentale'' delle tavolette micenee non sarebbe altro che una forma di protodorico, Chadwick ne conclude che i Proto-dorici si trovavano già nella Grecia continentale e a Creta in piena età micenea, e l'appartenenza dei Dori a una classe sociale inferiore spiegherebbe il fatto che essi hanno lasciato solo scarse anche se chiare tracce linguistiche nelle tavolette. Di conseguenza, non vi sarebbero state invasioni doriche verso la fine dell'età micenea, ma la popolazione protodorica, già presente nella società micenea, si sarebbe ribellata contro i signori dei palazzi e avrebbe distrutto i centri palatini micenei, approfittando di una situazione di crisi economica causata dalle incursioni dei Popoli del mare.
A questa teoria di Chadwick, che rivede l'opinione nient'affatto suffragata da prove archeologiche, secondo cui i Dori si sarebbero installati in Grecia solo alla fine del 13° secolo, e che ha suscitato poco entusiasmo presso i linguisti, va riservata maggiore attenzione. Pare infatti ormai assodato che un profondo mutamento culturale si sia verificato in Grecia tra la fine del 3° e l'inizio del 2° millennio a.C. quando alcuni invasori si stanziarono sul territorio di quella che sarebbe diventata l'Ellade, e che la civiltà di questa nuova popolazione non abbia subito mutamenti etnici radicali fino alla fine del periodo miceneo. L'archeologia esclude nel modo più assoluto quattro ondate di invasori corrispondenti ai quattro grandi gruppi dialettali che si sarebbero sovrapposti gli uni agli altri nel corso della storia del 2° millennio a.C. Dobbiamo pertanto ritenere che la differenziazione tra i vari dialetti greci si sia verificata all'interno delle frontiere del paese in un periodo posteriore all'arrivo dei Greci nell'Ellade, vale a dire al 2000 a.C. I contatti tra i gruppi che parlavano dialetti diversi furono facilitati dalla vicinanza geografica che accomunava tutti i popoli greci tra il 2000 e il 1200 a.C. Di conseguenza gli scambi linguistici e culturali tra i gruppi dialettali nel 2° millennio furono molto più intensi di quanto si potesse pensare all'epoca di Kretschmer. In tal senso la presenza all'interno del mondo miceneo di persone di origine dorica non è assolutamente esclusa e potrebbe spiegare, come sostiene Chadwick, alcune delle forme del m. ''speciale'' identificato da Risch.
Bibl.: Testi: Cnosso: J. Chadwick, L. Godart, J. T. Killen, J.-P. Olivier, A. Sacconi, J. A. Sakellarakis, Corpus of Mycenaean inscriptions from Knossos, "Incunabula Graeca", vol. 88, Cambridge-Roma, i (1986), ii (1990), iii e iv (in corso di stampa); J. T. Killen, J.-P. Olivier, The Knossos tablets, fifth edition, suppl. a Minos, 11 (1989). Pilo: E. L. Bennett, J.-P. Olivier, The Pylos tablets transcribed, "Incunabula Graeca", vol. 51, Roma, parte i, 1973, ii, 1976; E. L. Bennett, Corpus of Mycenaean inscriptions from Pylos (annunciato). Tebe: L. Godart, A. Sacconi, Les tablettes en linéaire B de Thèbes, "Incunabula Graeca", vol. 71, Roma 1978. Tirinto, Tebe e Micene: J. L. Melena, J.-P. Olivier, Tithemy. The tablets and nodules in Linear B from Tiryns, Thebes and Mycenae, suppl. a Minos, 12 (1991). La Canea: L. Godart, I. Tzedakis, in Rivista di Filologia e di Istruzione Classica, 1989, pp. 385-409, e 1991, pp. 129-49. Iscrizioni vascolari: A. Sacconi, Corpus delle iscrizioni vascolari in lineare B, "Incunabula Graeca", vol. 57, Roma 1974; A. Farnoux, J. Driessen, Inscriptions peintes en linéaire B à Malia, in Bulletin de Correspondance Hellénique, 1991, pp. 71-93 (e bibliografia ivi citata). Midea: G. Weinberg, in Atti del II Congresso Internazionale di Micenologia, Roma-Napoli 1991 (in corso di stampa). Cronologia: V. Aravantinos, Nuovi elementi sulle catastrofi nella Tebe micenea, in Le origini dei Greci. Dori e mondo egeo, a cura di D. Musti, Bari 1985, pp. 349-53; J.-P. Olivier, in Les civilisations egéennes, Parigi 1989, pp. 392-94; J. Driessen, An early destruction in the Mycenaean palace at Knossos, Lovanio 1990; L. Godart, I. Tzedakis, Témoignages archéologiques et épigraphiques en Crète occidentale du Minoen Ancien au Minoen Récent, "Incunabula Graeca", Roma 1992. Origine della scrittura: L. Godart, L'invenzione della scrittura, Torino 1992, p. 85 ss. Lingua: J. Chadwick, Who were the Dorians?, in La Parola del Passato, 166 (1976), pp. 103-17; E. Risch, in Kleine Schriften, Berlino-New York 1981, pp. 206-21, 269-89; AA.VV., in Le origini dei Greci, cit., Bari 1985; J. Ruijgh, Les civilisations egéennes, Parigi 1989, pp. 401-23.