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FARADAY, Michael

di Giovanni GIORGI - Eduardo AMALDI - - Enciclopedia Italiana (1932)
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FARADAY, Michael

Giovanni GIORGI
Eduardo AMALDI

Una delle figure principali fra i fisici del sec. XIX, nacque a Newington presso Londra il 22 settembre 1791, morì a Hampton Court il 25 agosto 1867. Figlio d'un fabbro ferraio, a 13 anni, dopo le scuole elementari, fu messo come apprendista presso un legatore. La lettura d'un libro popolare di chimica svegliò il suo interessameuto per le scienze incitandolo alle esperienze. Dopo otto anni passati così, ottenne di essere ammesso a seguire le lezioni di Humphry Davy, alla Royal Institution e con gli appunti e le note che prese durante il corso compilò un manoscritto, che mandò al Davy, pregandolo di aiuto per poter abbandonare il suo mestiere e dedicarsi tutto alle scienze. Il Davy allora, nel 1813, prese il F. come proprio assistente nella Royal Institution, e poco dopo lo condusse seco in un viaggio per i più importanti centri culturali dell'Europa. F. strinse così importanti relazioni scientifiche. Riuscì in quel tempo a meravigliare i fisici del mondo ottenendo la liquefazione dell'anidride carbonica e del protossido d'azoto, e indi del cloro e di molti altri gas che si credevano permanenti. Nel 1821, attratto dalle esperienze di H. C. Ørsted che, rivelando l'azione della corrente elettrica sull'ago magnetico, mostrava esservi un collegamento fra elettricità e magnetismo, si dedicò al ciclo di esperienze e di riflessioni sulla elettrofisica che costituiscono il suo titolo principale di gloria. Come prima cosa invertì l'esperienza di Ørsted e mostrò che i magneti esercitano azione meccanica sui conduttori percorsi da corrente. Queste prime ricerche gli valsero nel 1824 la nomina a membro della Royal Society di Londra. Riprendendo le questioni sollevate da A. Volta e dai suoi successori riguardo al fenomeno elettrochimico, rivelò, con un voltametro di sua invenzione, le leggi quantitative dell'elettrolisi (v.) e pervenne a enunciare quella che va sotto il nome di legge di F. Si devono a lui le denominazioni di anodo e catodo (1834). Nel 1832 scoprì le correnti elettriche indotte e che questo fenomeno può avvenire per effetto di magneti, di altre correnti e della Terra. Da questa scoperta hanno originato poi tutti i generatori meccanici d'energia elettrica a cui è dovuta l'elettrotecnica moderna. Attraverso queste ricerche e le altre che fece sull'elettrizzazione e magnetizzazione per influenza e sul potere dei dielettrici, F. fu condotto a enunciare gradualmente tutta una serie di concezioni genialmente nuove dei fenomeni elettrici, concezioni che aprirono la via alla grandiosa teoria di J. C. Maxwell. Lavorando in modo del tutto indipendente dalla scienza ufficiale di allora, F. fermò la sua attenzione sullo spazio interposto fra conduttori e fra magneti e magneti e descrisse questi spazî come campi elettrici e magnetici popolati di linee di forza e di tubi di forza, e volle riguardare ciò che avviene in questo campo come fatto e causa principale di tutte le manifestazioni elettriche. Queste concezioni si legano poi a una nuova serie di esperienze sulle proprietà del campo, attraverso cui emerse la relazione tra la forza elettromotrice indotta in un conduttore e le linee magnetiche da esso tagliate. Da questo insieme di concezioni e di ricerche origina l'importanza teorica di tutta la scienza elettrica moderna. Le sue due ultime scoperte importanti sono quelle dell'azione rotatoria esercitata dai magneti sulla luce polarizzata e quella del diamagnetismo, che egli riscontrò nel bismuto (1845). I lavori di F. apparvero quasi tutti come memorie nelle Philosophical Transactions di Londra dal 1831 al 1850. La maggior parte di essi fu riunita sotto il titolo di Experimental researches on electricity (3 voll., Londra 1839, 1844, 1855). F. godeva nel mondo intero di grande celebrità; fu nominato membro dell'Académie des sciences in Francia e delle primarie d'Europa e d'America. Dal 1835 godeva dal governo inglese un assegno dí 300 sterline e dal 1858 la regina gli aveva accordato la residenza di Hampton Court, dove in seno alla famiglia lo colse tranquillamente la morte.

In suo onore fu chiamata farad l'unità internazionale di capacità elettrostatica (v. capacità; condensatore); e faradizzazione l'applicazione a scopo curativo dell'elettricità mediante la corrente indotta (v. elettroterapia).

Bibl.: B. Jones, Life and Letters of Faraday, Londra 1870; J. Tyndall, Faraday as a discoverer, Londra 1868; v. anche il numero del Times, del 21 settembre 1931 dedicato all'esposizione centenaria di F.

L'effetto di Faraday. - Prende questo nome un effetto scoperto da F. nel 1845. Esso consiste in un'influenza d'un campo magnetico sopra la propagazione della luce in un mezzo trasparente. Ha interesse anche in quanto è stato il primo fenomeno osservato di magnetoottica.

Se si manda della luce polarizzata rettilineamente attraverso a una sostanza trasparente e isotropa situata entro un campo magnetico, in modo che la direzione di propagazione sia parallela alle linee di forza, il piano di polarizzazione della luce emergente è rotato rispetto al piano di polarizzazione della luce incidente.

Se si indica con a l'angolo di cui ruota il piano di polarizzazione della luce, si ha

dove H è l'intensità del campo, l la lunghezza del percorso entro il campo e c una costante (costante di Verdet) caratteristica del mezzo. Si suole prenderla col segno + o − a seconda che la rotazione del piano di polarizzazione ha luogo nel senso della corrente che genera il campo magnetico o in senso contrario. Tale costante p. es. per la luce D e per l'acqua ha il valore + 0,013.

L'effetto di Faraday si può facilmente spiegare con la teoria elettromagnetica della luce quando si tenga conto della perturbazione che il campo magnetico esercita sopra i moti degli elettroni contenuti nel mezzo (precessione di Larmor). Per lo spazio oscuro di F. v. elettriche, Scariche.

Vedi anche
elettrolisi Insieme dei fenomeni attraverso i quali, quando si applica un campo elettrico sufficientemente elevato ai capi di due elettrodi immersi in una soluzione elettrolitica, le specie cariche presenti nella soluzione subiscono delle modificazioni chimiche. Dei due elettrodi immersi nella soluzione, quello ... catodo Termine introdotto da M. Faraday (1834) per indicare quello dei due elettrodi di una cella elettrolitica o di un tubo a scarica che è a potenziale minore rispetto all’altro (anodo); la denominazione deriva dal fatto che il verso della corrente elettrica (quello di cariche libere positive) è dall’anodo ... anodo L’elettrodo a potenziale più alto di un apparecchio elettrico destinato a far passare corrente elettrica attraverso un elemento conduttore. La corrente fluisce dall’a. verso l’elettrodo a potenziale minore o catodo. La denominazione è dovuta a M. Faraday, che l’introdusse nel corso delle sue ricerche ... fisica Con il termine f. gli antichi designavano la riflessione filosofica sui fenomeni della natura, e quindi il suo ambito era strettamente connesso al concetto di natura cui di volta in volta ci si riferiva. Con l’affermarsi in età moderna della tendenza a una considerazione sperimentale dei fenomeni naturali, ...
Tag
  • ACADÉMIE DES SCIENCES
  • ANIDRIDE CARBONICA
  • CORRENTE ELETTRICA
  • ENERGIA ELETTRICA
  • ELETTRIZZAZIONE
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    Chimico e fisico inglese (Newington, Surrey, 1791 - Hampton Court 1867). Di umili origini (era figlio di un fabbro), F. lavorò per alcuni anni come apprendista presso un rilegatore di libri; il suo acuto interesse per la scienza gli permise, nel 1813, di ottenere il posto di assistente di H. Davy presso ...
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    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    Faraday 〈fèrëdi〉 Michael [STF] (Newington Butts 1791 - Hampton Court 1867) Assistente di H. Davy (1813), soprintendente del laboratorio della Royal Institution di Londra (1821), dal 1824 membro della Royal Society di Londra. ◆ [STF] [EMG] Bilancia di F.: tipo di suscettometro magnetico, a bilancia di ...
Vocabolario
faraday
faraday ‹fä′rëdi› s. ingl. [dal nome del fisico ingl. M. Faraday (1791-1867)], usato in ital. al masch. (e pronunciato per lo più ‹fàradai›). – In elettrochimica, la quantità di carica elettrica che libera, agli elettrodi di una cella elettrolitica,...
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