Wilson, Michael
Sceneggiatore cinematografico statunitense, nato a McAlester (Oklahoma) il 1° luglio 1914 e morto a Los Angeles il 9 aprile 1978. Uno degli sceneggiatori più brillanti della sua generazione, cadde vittima del maccartismo, contro il quale lottò strenuamente, sia attraverso le vie legali sia con la sua attività professionale, sceneggiando eccellenti film per i quali a lungo non fu accreditato. Infatti l'Oscar che avrebbe dovuto ricevere nel 1958 per The bridge on the river Kwai (1957; Il ponte sul fiume Kwai) di David Lean gli venne conferito postumo; ne aveva invece ottenuto regolarmente un altro nel 1952 per A place in the Sun (1951; Un posto al sole) di George Stevens.
Laureatosi nel 1936 in filosofia alla University of California di Berkeley, W. vinse una borsa di studio per la Francia, dove visse fino al 1938. Tornato negli Stati Uniti, insegnò per breve tempo letteratura e cominciò a scrivere racconti. Il suo primo film, The men in her life (1941; Uomini nella sua vita) di Gregory Ratoff, lo vide mescolato a una schiera di altri sceneggiatori. Nel 1943-44 scrisse quattro film per la serie western Hopalong Cassidy, diretti da Lesley Selander e prodotti dalla Paramount Pictures. Dopo aver prestato servizio durante la Seconda guerra mondiale come ufficiale dei marines approdò alla 20th Century Fox, per la quale scrisse numerose sceneggiature mai realizzate o non accreditate, come quella per It's a wonderful life (1946; La vita è meravigliosa) di Frank Capra. Tuttavia riuscì a farsi apprezzare, e gli venne offerta l'opportunità di scrivere un nuovo adattamento del romanzo di Th. Dreiser An American tragedy. Il film, A place in the Sun, si aggiudicò sei Oscar, e quello per la migliore sceneggiatura W. lo condivise con Harry Brown, affiancatogli per mitigare la sua tendenza all'accesa denuncia sociale. Nonostante questa affermazione, finì sulla lista nera allorché nel settembre 1951, appellandosi al Quinto emendamento, si rifiutò di rispondere all'HUAC (House of Un-American Activities Committee). Il suo nome venne quindi eliminato dai titoli di Five fingers (1952; Operazione Cicero) di Joseph L. Mankiewicz, ma W. riuscì ugualmente a ottenere una nomination all'Oscar. Il suo primo lavoro dopo la proscrizione fu quello per Salt of the earth (1954; Il sale della terra o Sfida a Silver City) di Herbert J. Biberman, di cui scrisse il soggetto e (con Biberman) la sceneggiatura; realizzato interamente da artisti inclusi nella lista nera, è il resoconto romanzato di uno sciopero in una miniera di zinco del New Mexico, e rimane ancor oggi uno dei più importanti tra i film statunitensi politicamente impegnati. La produzione fu ostacolata in ogni modo dal governo, e il film circolò negli Stati Uniti solo a partire dal 1965, mentre riscosse entusiastici consensi in Europa. Dal 1954 al 1964 W. visse in Francia, dove lavorò, sia pure non accreditato, ad alcuni film, europei o realizzati in coproduzione con gli Stati Uniti. Dopo un paio di lavori minori, collaborò a The court-martial of Billy Mitchell (1955; Corte marziale) di Otto Preminger. Nel frattempo William Wyler, sulla base di una sceneggiatura scritta da W. per la Fox nel 1947, stava girando a Hollywood Friendly persuasion (La legge del Signore o L'uomo senza fucile); poi uscito nel 1956, senza nomi degli sceneggiatori. W. però, che aveva mosso causa ai produttori senza successo, ebbe una sorta di rivincita on quanto ottenne una nuova nomination all'Oscar pur se in forma anonima. Una vicenda per alcuni aspetti simile accadde per The bridge on the river Kwai, di cui W. scrisse la sceneggiatura insieme a Carl Foreman, anch'egli vittima del maccartismo: il film vinse infatti numerosi Oscar, ma quello per la migliore sceneggiatura, non essendo W. e Foreman accreditati, andò all'autore del libro, il francese P. Boulle che al film non aveva neppure lavorato; soltanto nel 1985, le vedove di W. e di Foreman poterono ritirare l'Oscar fino ad allora ingiustamente negato. W. collaborò poi a The two-headed spy (1958; I due volti del generale ombra) di André De Toth (dove si firmò con lo pseudomino di James O'Donnell), La tempesta (1958) di Alberto Lattuada, Jovanka e le altre, noto anche come Five branded women (1960) di Martin Ritt, e Lawrence of Arabia (1962; Lawrence d'Arabia) di Lean, la cui sceneggiatura venne terminata da Roberto Bolt; la nomination per la sceneggiatura venne attribuita a quest'ultimo, e soltanto nel 1995 il contributo di W. è stato ufficialemente riconosciuto. Cambiato il clima politico, W. potè tornare in patria e ricominciare a firmare i suoi lavori. Dopo The sandpiper (1965; Castelli di sabbia), di Vincente Minnelli, scritto con Dalton Trumbo (un altro ex blacklisted), elaborò le sue ultime sceneggiature per Planet of the apes (1968; Il pianeta delle scimmie) di Franklin J. Schaffner e Che! (1969) di Richard Fleischer.