GLINKA, Michail Ivanovič
Compositore, nato a Novospaskoe (presso Smolensk) il 2 giugno 1804, morto a Berlino il 15 febbraio 1857. Studiò con I. Field e C. Mayer (pianoforte), J. Böhm (violino) e con l'italiano Zamboni (armonia), senza seguire però un corso regolare di studî (e le sue varie composizioni scritte dopo il 1825, e riunite in un album nel 1829, testimoniano del disordine delle sue cognizioni musicali in quegli anni). Nel 1830, per motivi di salute, fu inviato in Italia, ove la sua vocazione musicale trovò l'ambiente più favorevole. Egli si rese conto dell'insufficienza delle sue cognizioni tecniche e si pose con grande applicazione ad ascoltare e a studiare. Lasciata l'Italia, trovò a Berlino in S. W. Dehn un prezioso maestro, che intuì il suo genio e lo armò di saldì principî teorici. Tornato in patria nel 1834, dopo pochi mesi cominciava la composizione della sua prima opera: La vita per lo Zar, che ebbe esito trionfale. L'idealismo appassionato del libretto (che svolge la sua azione nel periodo della guerra russo-polacca del 1635) e della musica, fece vibrare di patriottismo tutti gli spettatori. Il respiro musicale dello spartito era saturo di canti popolari, non tanto trascritti quanto riespressi in uno stile nazionale. Il G. compose poi pezzi vocali e sinfonici, nei quali ultimi appare evidente l'influsso di Beethoven. Nell'arte di orchestrare il G. riuscì a raggiungere vivacissimi coloriti con una tecnica chiara e semplice. La sua seconda opera, suggerita dal poema epico di Puskin Ruslan e Ludmilla, ridotto a libretto, non senza deficienze, dal Bachtaurin, fu rappresentata il 9 dicembre 1842, con esito piuttosto freddo, forse soprattutto per colpa del libretto. Oggi appare evidente la superiorità musicale di quest'opera su quella che la precedette. Essa ha avuto una grande influenza sulla musica russa, orientandola verso valori coloristici e ritmici.
Tra le composizioni più significative del G., oltre alle opere, sono le ouvertures Kamarinskaja e Jota Aragonese; un quartetto (1830), un trio (1827), un sestetto (1824); circa 40 pezzi per pianoforte; cori con orchestra; circa 85 tra romanze, duetti, canzoni e cantate; musica religiosa; musica per la tragedia Il principe Cholmsky. Pubblicò poi uno studio sulla musica religiosa russa, alcune Note sull'istrumentazione e le proprie memorie.
Bibl.: E. Schulz-Adajewski, G., in Rivista musicale italiana, 1904; id., G., ibid., 1910; M. D. Calvocoressi, G. Biographie critique, Parigi 1911.