SEDAINE, Michel-Jean
Nacque a Parigi il 4 luglio 1719, e ivi morì il 17 maggio 1797. Figlio di un architetto, che aveva lasciato la famiglia in miseria, fu costretto, per sostenere la madre e i fratelli, a fare il muratore, e poi l'impiegato. Frattanto studiava; scrisse poesie, fra cui l'Épître à mon habit, che pubblicò nel Recueil de pièces fugitives (Parigi 1750; 2ª ed., accresciuta, 1760). Nel 1756, oltre a un poema didascalico sul Vaudeville, compose un primo libretto di opera buffa, Le diable à quatre (musicato dal Philidor) e divenne ben presto, insieme col Panard, uno dei maestri del genere.
Diede così al teatro Blaise le savetier, L'huître et les plaideurs, On ne s'avise jamais de tout, Les sabots, Le déserteur, Le roi et le meunier, Aline reine de Golconde, Amphitryon, Guillaume Tell, ecc.: fra tutti più notevoli, Rose et Colas (1763), che riportò un grande successo, e che il S. considerava come l'opera sua più felice, Aucassin et Nicolette (1780), Richard Cœur de Lion (1784): queste due ultime opere (musicate dal Grétry) già rivelano il gusto delle leggende e del costume del Medioevo, che si veniva determinando nella letteratura francese. Il S. scrisse inoltre, ma non fece rappresentare, due drammi storici, Raimond V, comte de Toulouse e Maillard ou Paris sauvé. Ma il suo capolavoro rimane in tutt'altro campo della letteratura drammatica, ed è la commedia Le Philosophe sans le savoir, rappresentata per la prima volta il 2 dicembre 1765; dei numerosi tentativi di creare un teatro moderno, o borghese, che fosse lo specchio e l'interpretazione dei conflitti familiari e sociali, si può dire che il Philosophe del S. fu il più geniale e il più serio: ponendo a fronte, e conciliando nell'animo di Wanderk, ch'è ad un tempo mercante e gentiluomo, le virtù e i doveri di due caste profondamente divise; raffigurando con una commozione sincera, ma contenuta, e tanto più efficace, i sentimenti e gli affetti di una semplice e modesta umanità, l'autore segnò veramente la strada a quel nuovo dramma realista, ch'era stato propugnato dal Diderot, e che conobbe la sua maggior fortuna nell'Ottocento. Altra commedia del S., d'intonazione più simile a quella dei suoi libretti, è La Gageure imprévue, in un atto (1768).
Il filosofo senza saper d'esserlo (traduzione italiana) venne compreso nell'Anno teatrale, II, 1 (1805); ma già molti anni prima Carlo Gozzi l'aveva sentito recitare "sulle venete scene"; e s'era fatto appunto all'Albergati di avere imitato il S. nella commedia I pregiudizi del falso onore.
Bibl.: E. Guieysse-Frère, S., ses protecteurs et ses amis, Parigi 1907; L. Günther, L'œuvre dramatique de S., ivi 1908.