CASTELLAZZI, Michelangelo
Nacque a Verona nel 1736 da Giovanni Battista e da Angela Zanella. Ancora in giovane età entrò in seminario con l'intenzione di darsi alla carriera ecclesiastica; ma ne uscì ben presto continuando tuttavia lo studio, già brillantemente iniziato, delle "belle lettere". Quindi si rivolse alla pittura e al disegno ed entrò alla scuola del pittore Paolo Pannelli. Ma anche di questa attività pochissimo rimane, perché nel frattempo, e precisamente nel 1759 fu chiamato, dietro suggerimento del letterato G. Torelli, ad insegnare architettura civile e militare nel nuovo Collegio militare di Castelvecchio, che era sorto da poco e che dipendeva dal Senato veneto.
Questo incarico altamente onorifico portò il C. a dedicarsi in maniera quasi esclusiva all'insegnamento, cui alternava l'attività di architetto civile e militare, tralasciando del tutto la scultura e la pittura. Tuttavia di lui restano pochissime opere compiute, anche se i suoi biografi, e in particolare lo Zannandreis, ricordano progetti importanti e mai eseguiti. Nel marzo 1759 aveva disegnato un progetto per un "sacro edifizio" che avrebbe dovuto presentare a un concorso dell'Accademia di Parma, come risulta da una lettera di G. B. Cignaroli all'abate Frugoni (cfr. G. Biadego, Di G. Cignaroli, Venezia 1890, p. 47).
La più significativa opera del C. è a Verona il palazzo Ottolini Vaccari, iniziato nel 1764, che chiude la lunga serie degli edifici sul lato occidentale di piazza Bra.
È evidente in questo edificio il riferimento puntuale all'architettura sanmicheliana, nel sapore pesante del bugnato e anche nel gioco chiaroscurale degli aggetti; anche se le proporzioni molto ampie dell'edificio e una certa grazia nei balconi sono invece espressione più tipicamente settecentesca. Chiaro è anche l'intento da parte del C. di non creare soluzioni di continuità con la tradizione architettonica precedente, e di inserirsi senza fratture nel tessuto urbano, già chiaramente improntato.
Alla morte del Torelli, avvenuta nel 1781, il C. ne disegnò il monumento in S. Anastasia (il busto del Torelli fu eseguito da F. Zoppi). Disegnò anche, sul modello degli altari del Sanmicheli, l'altare di S. Elisabetta in S. Pietro in Monastero a Verona; l'opera fu eseguita da P. Puttini (1787). Sempre a Verona ebbe l'incarico di rifare parte dell'intemo del teatro Filarmonico del Bibbiena. Una delle opere più interessanti del C. sarebbe stato il rifacimento di porta Vescovo a Verona, ma anche questa rimase allo stato di progetto; secondo lo Zannandreis, che loda molto questo disegno, il C. avrebbe tenuto presenti le sanmicheliane porta Nuova e porta Palio. Fece anche, per incarico dell'Ottolini, il disegno dell'Arena, probabilmente per un progetto di restauro.
Gli ultimi anni della sua vita il C. li passò a Venezia, dove esegui una serie di disegni e progetti di restauri, che poi non furono eseguiti. Così, per esempio, per la chiesa di Tomba, per quella dei filippini, per S. Stefano. Partecipò anche al concorso per il teatro La Fenice; ma saputo che comunque avrebbe vinto il concorso il Selva, ritirò il suo progetto che era, sempre secondo lo Zannadreis, bellissimo.
Morì a Venezia il 29 ag. 1791.
Conoscitore non solo del greco e del latino, ma anche delle lingue moderne, nelle sue opere di architettura il C. riflette quella tendenza tipica del secolo a ristudiare e a riscoprire i valori della tradizione architettonica cinquecentesca e in modo particolare al recupero dell'opera sanmicheliana.
La cognata Rosa Giorio, moglie del fratello Giuseppe, fu pittrice. Le notizie le ricaviamo dallo Zannandreis (pp. 469 s.). Fu "disforme di corpo", ma di grande ingegno. Autodidatta, si formò principalmente sui modelli della Carriera e divenne abile e celebre ritrattista. Morì a 64 anni il 25 genn. 1818.
Bibl.: G. da Persico, Descriz. di Verona. e della sua provincia, Verona 1820, pp. 24, 158; D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori e archit. veronesi, a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 465-469; L. Simeoni, Verona e la sua provincia, Verona 1909, pp. 112, 209; P. Gazzola, il neoclassicismo a Verona, in Boll. del Centro studi A. Palladio, V (1963), p. 177; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 145.