Castelli, Michelangelo
Uomo politico (Racconigi, Cuneo, 1808 - Torino 1875). Inizialmente vicino a Mazzini, a partire dal 1834 ne prese le distanze spostandosi su posizioni più moderate. Nel 1846 scrisse Del partito moderato in Italia e, l’anno seguente, Saggi sull’opinione politica in Italia, che destarono l’attenzione di Cesare Balbo, il quale lo chiamò a far parte della redazione del «Risorgimento». Grazie a questa collaborazione Castelli ebbe modo di conoscere Cavour e nutrì da allora per lui una grandissima stima. Pur non rivestendo alcuna carica ufficiale, partecipò attivamente alle vicende politiche dal 1850 al 1870. Fu principalmente lui a promuovere l’intesa politica, che fu detta connubio, fra Cavour e Rattazzi; quest’ultimo dovette a Castelli, contro l’opposizione stessa del re, la presidenza della Camera nel 1852. Nel 1856 convinse Cavour ad andare a Parigi e fu il suo tramite con Minghetti - incaricato da Cavour stesso di redigere un memoriale sullo stato delle provincie dell’Italia centrale soggette al governo pontificio - per preparare il dibattito sulla questione italiana nel consesso delle potenze. Fece ancora da intermediario tra Cavour e Minghetti quando quest’ultimo, in seguito alla sollevazione della Toscana, delle Romagne e dei ducati, assunse la «direzione degli affari d’Italia», un ufficio di coordinamento che era stato appositamente istituito a Torino. Continuò a collaborare con Cavour anche negli anni successivi e, dopo la morte di questi, proseguì la sua collaborazione con i governi della Destra: favorì la Convenzione di settembre, l’alleanza con la Prussia e infine la liberazione di Roma. Intuì la necessità, per l’Italia, della Triplice alleanza e, nel 1873, persuase Vittorio Emanuele II a compiere il viaggio a Vienna e a Berlino. Era stato nominato senatore nel febbraio 1860. Prezioso è il suo Carteggio politico 1847-75 (2 voll., 1890-91).