CERRUTI, Michelangelo
Citato dai documenti anche con il soprannome di "Candelottaro", nacque a Roma nell'anno 1663 e venne battezzato l'8 maggio nella parrocchia di S. Lorenzo in Damaso, con il nome di Michele Bernardino (Roma, Arch. storico del Vicariato, Schedario Taglioni). Scarsissime sono le notizie sulla sua vita e la sua attività.
Ignorato dai biografi contemporanei o di poco posteriori, viene solo menzionato nella Storia pittorica dell'abate Lanzi assieme ad un altro poco noto pittore del Settecento romano, Biagio Puccini: il Lanzi dice che essi lavorarono sotto i pontificati di Clemente XI e Benedetto XIII e che "furon tenuti buoni pratici". Né miglior sorte gli riservano le guide del tempo. Non è ricordato, ad esempio, nelle edizioni del Titi pubblicate nei primi decenni del Settecento e solo in quella del 1763 è citato come autore di alcuni affreschi e quadri, indicazioni che non sono neppure complete.
Unica fonte che ci consente di ricostruire in parte la sua vita, che è possibile però integrare, e confermare in alcuni punti, con dati d'archivio, ricercati soprattutto dal Noack (in Thieme-Becker), è Nicola Pio.
Il Pio ci informa dell'apprendistato pittorico, che cominciò piuttosto tardi, a venticinque anni, sotto la guida di Giuseppe Passeri da cui apprese "il modo di colorire"; parla poi di un suo viaggio di circa dieci anni in Lombardia, termine che, probabilmente, indica generalmente l'Italia del Nord, se aggiunge che si fermò soprattutto a Torino; ma non resta traccia di questo soggiorno se non il riferimento, nelle Schede Vesme (I, Torino 1963, p. 302), all'Abecedario delMariette, che risale a sua volta al Pio. Ritornato a Roma, si interessò di problemi di geometria e di prospettiva, studiati nella cerchia del p. Pozzo; ma nulla dell'illusionismo prospettico del Pozzo rimane nelle opere note del Cerruti. Al servizio dei Ruspoli, dipinge nel 1707 (dopo un'attività di restauratore di quadri in Vaticano documentata da un pagamento del 1700) per la chiesa di Vignanello una Gloria di s. Antonio e, nell'aprile dell'anno successivo, elabora le scenografie e gli apparati per la rappresentazione dell'oratorio di Händel La resurrezione (Kirkendale). Dei primi due decenni del secolo è con sicurezza tutta una serie di opere ricordate dal Pio: un quadro ad olio con la Presentazione della Madonna al tempio e due piccoli affreschi laterali con l'Annunziata e l'Immacolata Concezione nella chiesa di S. Pietro in Montorio; un affresco con l'Assunzione e una tela con la Natività di Maria in S. Venanzio dei Camerinesi.
Quest'ultimo affresco è andato perduto con la distruzione della chiesa avvenuta per i rimaneggiamenti che la zona sottostante l'Aracoeli subì per far posto al Vittoriano, ma la tela, passata alla Galleria nazionale d'arte antica di Roma, è stata depositata (dal periodo dell'ultima guerra) presso una chiesa dell'isola di Ponza.
Lavorò anche come decoratore di dimore aristocratiche. Sempre il Pio ricorda pitture a guazzo nelle sale terrene e nella sala delle udienze del palazzo Ruspoli al Corso (1715) e paesaggi, sempre a guazzo, in tutto "l'apartamentino che S. Em.za [il cardinale Pietro Ottoboni] ha fatto di nuovo accomodare" nel palazzo della Cancelleria (tutte opere ora andate perdute: v. Michel). L'attività per l'Ottoboni è confermata dal fatto che nell'inventario della sua collezione, steso dopo la sua morte (1740), sono ricordate due opere del C., ora disperse: un Cristo che appare alla Madonna e la Consegna delle chiavi (Arch. di Stato di Roma, Notaio De Caesaris, prot. 1838 s., ff. 178v-179r). Il Pio conclude la biografia del C. ricordandolo in piena attività per chiese e palazzi di Roma.
Ed in realtà, anche se non partecipò a opere ufficiali importanti (fu infatti escluso dalle imprese più impegnative che vennero patrocinate da Clemente XI, ricordiamo tra le altre le decorazioni di S. Giovanni in Laterano e di S. Clemente), ben intenso deve esser stato il suo lavoro in questo periodo. Probabilmente la mancanza di commissioni ufficiali durante il pontificato di papa Albani fu dovuta all'opposizione corporativa degli accademici di S. Luca, gelosi dei loro privilegi e desiderosi di estenderli. Pur essendo membro e per un anno anche reggente della Confraternita dei Virtuosi del Pantheon, il C. non riuscì a far parte dell'Accademia di S. Luca. A essa si oppose anzi quando, per l'approvazione di un nuovo statuto che rendeva rigidissimo e vincolante il controllo degli accademici su tutti i più importanti lavori nel campo delle arti figurative, una controversia nacque per la difesa dei diritti e del lavorodei non accademici. Il C. fu probabilmente tra i più tenaci avversari delle nuove disposizioni se è ricordato negli atti dell'Accademia come rappresentante, assieme ad altri artisti, dei non accademici per la risoluzione del contrasto con una transazione che riconosceva pienamente i diritti di questi ultimi (1723).
La sua attività nelle grandi imprese decorative delle chiese romane cominciò a partire dal terzo decennio del secolo. Probabilmente di questo periodo è la decorazione a fresco della volta della cappella di S. Pio V in S. Maria sopra Minerva con il simbolo dello Spirito Santo e una gloria di angeli.Ma è del 1722 la sua prima opera importante: il quadro riportato nel soffitto della chiesa di S. Anastasia con il Martirio della santa titolare, commissionato dal cardinale Acunha. Per complessità e ricchezza di soluzioni, il suo capolavoro deve esser considerato la decorazione della chiesa di S. Maria dell'Umiltà (1726 circa). Il soggetto è l'Assunzione della Madonna tra angeli e putti che spargono fiori e le allegorie della Religione e dell'Umiltà;cornici dorate e stucchi dipinti inquadrano le figurazioni e, articolando la superficie della volta, la mettono in rapporto con le ricche ed eleganti architetture della chiesa. Una analoga esigenza di integrazione e di adeguamento della figurazione dipinta con l'architettura reale della chiesa si nota nella decorazione del soffitto e dell'arco della tribuna in S. Maria Maddalena, compiuta nel 1732 per incarico del padre Costantini, provinciale di Roma, con novità e ricchezza di invenzioni. Ricordiamo, tra l'altro, la soluzione data all'affresco della tribuna in cui la Cena in casa del Fariseo è rappresentata come se fosse la figurazione di un arazzo spiegato e allargato da angeli in volo.
Altre opere attribuite al C. sono: un S. Antonio da Padova nella chiesa della Natività di Gesù Cristo o degli Agonizzanti; un'Annunciazione coi ss. Filippo Neri,Francesco di Paola,Antonio da Padova (1718) in S. Gerolamo degli Schiavoni; l'Immacolata Concezione,S. Luigi Gonzaga e il cardinale Bellarmino in adorazione del cuore di Gesù, una Gloria di s. Giuseppe, innon buone condizioni di conservazione e, soprattutto quest'ultimo, molto ridipinto, nella chiesetta di S. Macuto; una S. Elena nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano dei Barbieri.
Perduta è la decorazione del soffitto in S. Giovanni dei Genovesi per il rifacimento ottocentesco della chiesa e disperse le opere, ricordate dal Titi, in S. Bartolomeo de' Vaccinari, chiesa distrutta per gli sventramenti dell'epoca umbertina.
Il C. fu anche incisore ed è ricordato dal Nagler (1858) come autore di una Ninfa col delfino. Morì a Roma il 24 dicembre dell'anno 1748.
Fonti e Bibl.: N. Pio, Le vite di Pittori... [1724], a c. di R. e C. Enggass, Città del Vaticano 1977, ad Indicem; F. Titi, Descrizione delle pitture,sculture e architetture ... inRoma, Roma 1763, pp. 53, 78, 99, 161, 183, 397; M. Vasi, Roma del Settecento ... [1794], a cura di G. Matthiae, Roma 1970, p. 315; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 412; M. Missirini, Mem. per servire alla storia della rom. Accad. di S. Luca, Roma 1823, p. 199; S. Ticozzi, Diz. degli architetti,scultori,pittori ..., Milano 1830, I, p. 311; P. Zani, Encicl. metodica ... delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 135; G. K. Nagler, Neues Allgem. Künstler-Lexikon, München 1835, II, p. 475; E. Pistolesi, Descriz. di Roma e suoi contorni, Roma 1856, pp. 99, 121, 393, 400, 412, 443, 451, 472, 521; A. Rufini, Guida di Roma e suoi dintorni, Roma 1857, pp. 121, 201, 343, 348, 351, 354, 357 s., 366, 374; G. K. Nagler, Die Monogrammisten, München 1858, I, p. 415 n. 953; A. M. Clark, The Portraits of Artists drawn for Nicola Pio, in Master Drawings, V (1967), p. 12; U. Kirkendale, The Ruspoli Docum. on Händel, in Journal of the Amer. Musicol. Society, XX (1967), pp. 230, 234, 254 s., 259 s.; E. Lavagnino, S. Pietro in Montorio, Roma s.d., pp. 28 s.; L. Mortari, S. Maria Maddalena, Roma 1969, ad Indicem; Th. Poengsen, Die Deckenmalerei in italienischen Kirchen, Berlin 1969, pp. 31 ss., 56 n. 16, 98, 100; A. Cicinelli, S. Maria dell'Umiltà e la cappella del Collegio Americano del Nord, Roma 1970, pp. 43, 63, 68-71, 132; G. Kokša, S. Girolamo degli Schiavoni, Roma 1971, ad Indicem; G. e O. Michel, La décoration du palais Ruspoli en 1715 ..., in Mél. de l'École franç. de Rome ..., LXXXIX (1977), 1, pp. 268 e n. 16, 269, 272 s., 275, 293, 315, 318, 336, 337; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 299 s.