MICHELANGELO da Rimini
MICHELANGELO da Rimini (al secolo Giuseppe Francesco Frioli). – Figlio di Luigi e di Maria Stella Neri, nacque a Rimini il 24 sett. 1803 da famiglia benestante legata al mondo ecclesiastico, contando uno zio sacerdote e un fratello, Cristoforo, appartenente alla congregazione di s. Gaspare del Bufalo. Dopo aver studiato per cinque anni nel seminario diocesano a Rimini, il 3 maggio 1821 entrò nel noviziato dei cappuccini a Cesena. Terminato l’anno di prova compì gli studi di filosofia e teologia e fu ordinato sacerdote il 27 marzo 1826.
La Provincia dei cappuccini di Bologna, che comprendeva la città stessa, Ferrara e le Legazioni della Romagna, si stava riprendendo dagli anni difficili di fine Settecento e di inizio Ottocento, quando Napoleone, nel 1810, aveva soppresso le corporazioni religiose e ne aveva alienato edifici e beni. I cappuccini, come gli altri ordini religiosi, si trovarono di fronte alla necessità di ripensare la propria identità e la propria attività. L’abbondanza di personale ecclesiastico dell’ancien régime aveva permesso a questa famiglia francescana di limitare il proprio impegno al di fuori dei chiostri sostanzialmente alla predicazione, riservata per altro a pochi. Sulla scia delle riforme avviate nell’Austria di Giuseppe II, si trattava di riuscire a salvare la vocazione di vita all’interno dei conventi e di accettare nuovi impegni di attività pastorale degli «ordini utili», nell’insegnamento, nella cura dei malati o in altri modi direttamente visibili. Con il rientro di papa Pio VII a Roma riaprirono i conventi dei cappuccini della provincia di Bologna; lo stesso avvenne a Cesena nel 1816 e a Rimini nel 1822.
Il ritorno dei cappuccini permise a M. di aderire alla ripresa e alla ricostruzione della provincia religiosa partecipando direttamente con responsabilità di guida e di governo. Ancora giovanissimo, fu docente di teologia morale nel convento di Bologna (1826-28) e perciò preparatore dei sacerdoti che si avviavano ad esercitare il ministero dell’ascolto delle confessioni, che avrebbe avuto grande sviluppo e avrebbe reso più popolare il suo Ordine. L’esercizio dell’insegnamento gli aprì la strada del governo, come superiore dei conventi di Cesenatico (1829-31) e Rimini (1831-33 e 1841-47), con l’intermezzo di ripresa dell’attività di formatore nel delicato ufficio di maestro dei novizi a Cesena (1833-37).
Nel 1837, avendo alle spalle una ormai molteplice esperienza di governo, M., benché ancor giovane, fu eletto ministro provinciale e alla stessa carica fu confermato nel 1848 e nel 1872. Nei decenni successivi fu impegnato ad affrontare i momenti delicati dei moti del 1848, della nuova soppressione dell’Ordine, nel 1866, e del successivo impegno di ripresa.
Le raccomandazioni della sua prima lettera circolare, del 1837, erano intonate al clima di restaurazione e chiedevano ai frati di mantenersi fedeli alla fisionomia dell’Ordine, che ne aveva permesso il successo nei secoli precedenti, e cercavano di porre un rimedio alle difficoltà interne di quegli anni. L’inizio del secondo periodo di governo, nel luglio del 1848, fu segnato dai moti rivoluzionari e dalla guerra, eventi che ebbero notevole risonanza nelle Legazioni pontificie. Numerosi furono gli interventi di M. per evitare coinvolgimenti inutili e pericolosi dei frati, che ugualmente non mancarono, mentre ai cappuccini si chiedeva di partecipare direttamente anche alle iniziative belliche. Non è un caso che la loro popolarità, proprio in quegli anni, facesse coniare da V. Gioberti il titolo di «frati del popolo». L’incomprensione, o il rifiuto, dei motivi profondi del processo allora in atto, interpretato dal superiore provinciale ancora in chiave di scontro morale tra il bene e il male, non impediva comunque di allertare i frati a prepararsi a prevenire ulteriori disagi.
I timori espressi alla vigilia degli anni Cinquanta mostrarono tutto il loro fondamento. Nel marzo del 1860 Bologna e le Legazioni si staccarono dallo Stato pontificio e votarono
l’annessione al Regno d’Italia, portatore delle leggi Siccardi e Rattazzi per la riduzione dell’influenza ecclesiastica sulla società e in seguito della legge di soppressione degli ordini religiosi, del 7 luglio 1866. I cappuccini di Bologna si trovarono di nuovo di fronte a una situazione molto difficile, anche se la legge di soppressione non ricalcava quella napoleonica e, dopo un primo periodo di dispersione e a prezzo di notevoli sforzi economici, permetteva di riacquistare gli edifici e di tornare a viverci come privati.
Ripreso per la terza volta il governo della provincia, nel settembre del 1872, M. la governò fino alla morte. La sua opera di ripresa fu notevole nel richiamo dei frati dispersi, nel recupero dei conventi e nella riorganizzazione delle strutture della provincia e delle nuove linee di formazione dei religiosi, tanto che verso la fine dello stesso decennio l’operazione si poteva dire sostanzialmente compiuta.
Un posto di rilievo nell’attività di M. fu l’assistenza ad Angela Molari (suor Maria Maddalena della Ss. Trinità), come direttore spirituale. La religiosa, che ebbe una certa fama anche come stimmatizzata, ricevette dalla frequentazione dei cappuccini e di M. l’ispirazione francescana e il sostegno nella fondazione delle Figlie dell’Immacolata Concezione, una congregazione tuttora attiva.
M. morì a Bologna il 13 ag. 1875 e fu sepolto nel Cimitero della Certosa.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. provinciale dei Cappuccini, Classe Serie B: Michelangelo da Rimini Frioli; Attestato di fede per il noviziato, Noviziato di Cesena, all’anno 1821; Roma, Arch. generale dei Cappuccini, Acta Ordinis, reg. F.: Governo del reverendissimo padre Venanzio da Torino, 1847-1853, pp. 12, 44 s.; Giustiniano da Imola, Discorso funebre alla memoria del molto reverendo padre M., Faenza 1875; Venanzio da Lagosanto, Vita di suor Maria Maddalena della Ss. Trinità, al secolo Angela Molari da Rimini, fondatrice dell’Istituto delle Figlie dell’Immacolata Concezione, Milano 1890, pp. 50, 97; Fiori francescani di Romagna, in L’Italia francescana, VI (1931), pp. 630-634; I. Felici, La Santa di Rimini. Angela Molari fondatrice delle Suore Bianche di Santarcangelo di Romagna, Roma 1957, pp. 29, 57, 67 s., 71-75, 89, 131; Luigi da Gatteo, Suor Maria Maddalena della Ss. Trinità, Modena 1957, pp. 18-21; Salvatore da Sasso Marconi, La provincia cappuccina di Bologna e i suoi ministri provinciali, 1535-1957, Faenza 1959, pp. 381 s., 403-410, 462-464; G. Ingegneri, I cappuccini in Emilia-Romagna: uomini ed eventi, Bologna-Parma 2005, pp. 303-342, 393-402, 608-610 (in appendice: L. Ferrarini, Le cappuccine in Emilia-Romagna); Lexicon capuccinum (1525-1950), Romae 1951, pp. 1120 s.
G. Ingegneri