MICHELANGELO da Sansepolcro
MICHELANGELO da Sansepolcro (al secolo Giuseppe Ruoti). – Nacque a Sansepolcro il 19 marzo 1742 da Antonio Ruoti e da Teresa Parigi. Il 19 apr. 1757 vestì l’abito cappuccino nel convento della provincia religiosa di Toscana a Cortona. Dopo l’anno di prova e alcuni anni nei conventi di Firenze e di Livorno, il 22 ag. 1761 fu ammesso agli studi di preparazione al sacerdozio che compì ad Arezzo; nel 1764 superò gli esami di filosofia e fu ammesso allo studio della teologia e il 19 sett. 1768 ottenne la patente per la predicazione.
Sulla metà del Settecento l’Ordine cappuccino, che contava ormai due secoli e mezzo di vita, aveva raggiunto la massima espansione numerica, ma attraversava una fase di crisi organizzativa e disciplinare e si doveva confrontare con le nuove idee e le politiche ecclesiastiche dei vari Stati. L’illuminismo poneva interrogativi sull’esistenza stessa della vita religiosa consacrata e sul ruolo dei religiosi nella società, mentre la politica ecclesiastica di tutti gli Stati, anche di quelli di più stretta fedeltà cattolica, tendeva alla riduzione del numero dei religiosi e alla loro completa riconduzione sotto l’autorità pubblica. Quest’ultimo aspetto risultava particolarmente problematico poiché, nel frastagliato panorama politico del tempo, introduceva divisioni in corpi fino ad allora soprastatali, quali erano spesso le province religiose, e non di rado rendeva impossibile ai superiori generali intervenire nei confronti dei religiosi che opponevano il ricorso all’autorità civile. In Toscana, nella seconda metà del Settecento, si aggiungeva la spinta giansenista del vescovo di Pistoia Scipione de’ Ricci sostenuto dal granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, fino al passaggio di questo al trono imperiale nel 1790.
M., che proveniva da una città da poco annessa alla regione ecclesiastica umbra, dedicò i suoi primi anni alla predicazione nella quale si distinse non tanto per la dottrina, quanto per l’opposizione alle innovazioni, la fermezza e la fedeltà alla S. Sede e ai sovrani. Si ricordano sue predicazioni a Genova e a Roma, anche se non si conservano suoi testi. Nell’autunno del 1781 fu incaricato dell’insegnamento nel convento di Firenze e nel 1788 fu nominato padre guardiano del convento di Siena, da dove passò a quello di Firenze, distinguendosi per la fedeltà alla vita dell’Ordine e per l’attenzione ai religiosi. Nel 1792 fu eletto ministro provinciale di Toscana e tra le sue iniziative si ricordano la riattivazione del noviziato, chiuso da Pietro Leopoldo, la restituzione del diritto di voto ai religiosi non sacerdoti e la riapertura dei conventi di Pistoia e Prato: fu in questo convento che si ritirò allo scadere dei tre anni dell’ufficio. Si ricorse di nuovo a lui per la guida della provincia nel 1804, dopo che le vicende della Rivoluzione francese e la discesa dell’esercito di Napoleone Bonaparte ebbero coinvolto anche la Toscana.
Nella lettera circolare (manoscritto conservato nell’Archivio prov. dei cappuccini a Firenze) inviata alla provincia subito dopo l’elezione, si ritrovano i temi della fedeltà ai valori della vita tradizionale, ma, pur nella reticenza sulle vicende politiche riscontrabile in tutti i documenti ufficiali, non manca il richiamo a mantenere il corretto rapporto con i superiori evitando i ricorsi fuori dell’Ordine. Il governo della provincia si protrasse per i consueti tre anni, anche se nel corso dell’ultimo, in data 20 maggio 1806 M. fu nominato generale dell’Ordine cappuccino da papa Pio VII, che gli permise comunque di terminare il provincialato e di portarsi a Roma l’anno successivo.
La situazione dell’Ordine cappuccino e del suo governo in quegli anni era quanto mai precaria: in Francia e nei territori annessi c’era già stata la soppressione; la Spagna aveva ottenuto nel 1804, con la bolla Inter graviores del 15 maggio, di avere un superiore proprio rispetto a quello dell’Ordine; in Italia e nel resto delle province europee si seguiva l’evolversi della situazione, che sarebbe precipitata poco dopo con la soppressione del 1810.
L’8 sett. 1806 M. comunicò da Firenze a tutti i frati la propria elezione e, rivolgendo il tradizionale invito alla fedeltà alla propria vocazione e alla vigilanza di fronte alla difficile situazione corrente, richiamò l’utilità di rinnovare la stima e la venerazione dei popoli e dei governanti per ritrovare l’affetto e l’aiuto di cui l’Ordine aveva goduto nei tempi delle proprie origini (in Litterae circulares superiorum generalium Ordinis fratrum minorum capuccinorum (1806-1883), Romae 1960, pp. 3-9). Giunto a Roma l’anno seguente, indisse la visita alle province e iniziò dalle Marche, quando l’ingresso dei soldati francesi a Roma lo obbligò al rientro prima a Roma e poi in Toscana all’inizio del 1809, lasciando il governo dell’Ordine al procuratore generale, mentre veniva nominato un commissario per le province tedesche. M. si stabilì a Prato, dove nel settembre del 1810 lo raggiunse la notizia della soppressione generale delle congregazioni religiose in Italia. Non riuscendo a ottenere dal prefetto del Dipartimento dell’Arno il permesso di recarsi là dove l’Ordine era ancora ammesso, depose l’abito e si ritirò con due altri frati nel convento del Palco, continuando, come poteva, a governare le province che ancora esistevano. Al rientro del papa a Roma, nel 1814, presentò la rinunzia al generalato e mentre la provincia di Toscana era la prima a riprendersi si adoperò per il ricupero del convento e della biblioteca di Prato, che poté riaprire il 29 ott. 1814.
M. morì a Prato il 26 dic. 1814.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. provinciale dei cappuccini, Registro dei cappucini defonti sì della provincia come in provincia di Toscana (manoscritto), parte II, p. 302; Catalogo degli studenti cappuccini della provincia di Toscana, aa. 1761, 1764, 1781; Libro terzo dei decreti, 94, 125; G. R[u]oti, Elogio del padre M. R[u]oti ministro generale, Città di Castello 1844; Bullarium Ordinis ff. minorum S. P. Francisci capuccinorum, IX, a cura di P. Damiani, Oeniponte 1884, pp. 273, 301-303; X, a cura di P. Damiani, ibid. 1884, p. 721; Analecta Ordinis fratrum minorum capuccinorum, XII (1896), p. 55; Sisto da Pisa, Storia dei cappuccini toscani, II, 1692-1810, Firenze 1909, pp. 518-523, 528 s., 538; Memoriale dei frati minori cappuccini della Toscana nel IV centenario della loro provincia (1532-1932), a cura di Felice da Porretta, Firenze 1932, pp. 76 s.; Felice da Mareto, Tavole dei capitoli generali dell’Ordine dei frati minori cappuccini, Parma 1940, p. 252; Melchior a Pobladura, Historia generalis Ordinis fratrum minorum capuccinorum, III, (1761-1940), Romae 1951, pp. 17-39; Mariano d’Alatri, I cappuccini. Storia d’una famiglia francescana, Roma 1994, pp. 154, 160; Lexicon capuccinum, Romae 1951, p. 1121.
G. Ingegneri