GIARRIZZO, Michelangelo
Nacque il 21 maggio 1842 a Piazza Armerina da Francesco e da Angela Ognibene. Il padre era un modesto pittore, discendente da una nobile famiglia originaria di Caltanissetta; e il G., avendo dimostrato una spiccata inclinazione per il disegno, venne mandato a tredici anni a Castrogiovanni (l'odierna Enna) come allievo del pittore S. Marchese. Quindi - ricorda De Gubernatis - "per volontarie contribuzioni dei suoi concittadini" si recò a Palermo e grazie a "una pensione rilasciatagli dal conte Tasca" poté studiare presso i più accreditati architetti del momento, quali F. Fichera e G. De Giovanni. Si specializzò nella realizzazione di scenografie, soprattutto per i teatri palermitani, finché nei primi anni Sessanta non successe a G. Lentini come scenografo del teatro Massimo di Palermo.
Il G. prese parte alle principali mostre d'arte del tempo esponendo soprattutto tavole, progetti e prospetti architettonici, dei quali, nella maggior parte dei casi, si sono perse le tracce. Nel 1863 partecipò alla mostra tenuta in palazzo Comitini a Palermo con Interno del duomo di Monreale (catal., p. 20 n. 162), opera segnalata con menzione d'onore dalla commissione. A Napoli, in occasione della Promotrice di belle arti del 1870, inviò l'acquerello Interno della cappella Palatina in Palermo; mentre all'Esposizione universale di Vienna del 1873, nella sezione dedicata all'"Architettura, compresi i modelli, progetti, schizzi e rilievi d'opere architettoniche dell'attualità", espose il Ristauro dell'arco trionfale di Alfonso in Napoli (catal., p. 186 n. 19), restauro cui aveva atteso proprio in quegli anni.
Nel 1877 partecipò all'Esposizione nazionale di Napoli con Finestra nel palazzo del conte Federico in Palermo e Interno della Martorana (catal., pp. 57, 62 nn. 760, 840), opere lodate dalla critica per l'esattezza dell'esecuzione (Abbatecola). Nel 1882 fu presente all'Esposizione artistico-industriale-didattica di Messina con il Progetto per il monumento per le Cinque giornate di Milano, sviluppato in cinque tavole, e con il Bozzetto dell'arco di trionfo per le Cinque giornate (catal., pp. 118 s. nn. 9 s.). Per questi progetti fu premiato con medaglia d'argento all'interno della classe XXXIX (galleria dell'architetto e dell'ingegnere); mentre conseguì la medaglia di bronzo nella sezione dedicata alla didattica per la categoria VII, relativa all'insegnamento elementare del disegno, grazie al suo Corso d'ornato.
Per quest'opera - edita a Palermo nel 1873 e poi più volte ripubblicata, realizzata con litografie di G. Frauenfelder e di G. Huber da disegni dell'autore - il G. aveva scelto e creato una serie di ornati, caratterizzati dalla chiarità del segno, quelli a contorno, e da delicati trapassi chiaroscurali (in virtù di un accuratissimo studio e sapiente dosaggio di luci e di ombre), quelli ombreggiati. Tali ornati, che rappresentano il frutto di una minuziosa indagine sugli elementi decorativi di monumenti, in particolare del Rinascimento, indulgono spesso a un grafismo che, a tratti, sconfina nel virtuosismo. Sono così percepibili quelle tendenze verso una raffinatezza tendente al liberty che, di lì a poco, troverà in Palermo uno dei centri più ricettivi.
Nel 1883 il G. partecipò all'Esposizione di belle arti di Roma esponendo gli acquerelli Tomba di Nerone e Tempio di Castore e Polluce (catal., p. 19 nn. 87 s.). Con altri tre acquerelli (Porta del Santo Carcere in Catania, Prospetto della chiesa della Catena in Palermo, Piazza del Duomo in Catania) e con quattro disegni a penna (Chiesa di S. Spirito in Palermo, Porta laterale della chiesa di S. Agostino in Palermo, Dettagli delle porte di bronzo del duomo di Monreale, Interno della chiesa di S. Spirito in Palermo: catal., pp. 8 s. nn. 128-134) prese parte nel 1891 all'Esposizione nazionale di Palermo, esponendo nella mostra speciale dedicata alla "Sicilia monumentale".
Gran parte della sua attività venne rivolta a fini didattici. Infatti, insegnò nell'Università degli studi di Palermo, presso la facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali, come assistente alla scuola di disegno (1875-81), quindi, dal 1882 al 1889, alla Scuola di applicazione per ingegneri e architetti, in qualità di assistente per l'architettura tecnica (Cottone). Tale attività venne affiancata da quella di teorico-trattatista: scrisse Lo studio del disegno di ornato e dell'architettura elementare nelle Università del Regno. Considerazioni e proposte (Palermo 1886); La nuova architettura (ibid. 1889) e L'architettura in Italia. Cause del suo stato attuale (ibid. 1892). Questi volumi si collocano nell'alveo della querelle, tanto dibattuta negli ultimi decenni dell'Ottocento, sulla contrapposizione tra la professione dell'architetto e quella dell'ingegnere.
Esemplificativo del pensiero del G. relativo a tale tema può essere considerato il seguente brano tratto dal testo del 1892: "Dagli ingegneri intanto sarebbe vano sperare che in loro, sia un edifizio pubblico o privato, una palazzina o una modesta casa, desse idea del carattere proprio dell'edifizio, della forma architettonica e del gusto dei particolari decorativi, qualità tutte che sono il prodotto della mente e dell'occhio educati allo studio lungo e paziente del disegno e dei monumenti. L'ingegnere non è un artista, né può esserlo…" (p. 7). E, ancora, a ribadire per l'ennesima volta l'importanza dello studio e del restauro di opere architettoniche quale strumento di formazione di un valente architetto: "Lo studio dei monumenti, i rilievi, le misure, i disegni dei particolari decorativi coscienziosamente fatti sui più pregevoli monumenti d'ogni epoca, non che i restauri degli stessi dovrebbero formare oggetto dei più importanti studi delle scuole di architettura" (p. 86).
Il G. morì nel 1898, probabilmente a Palermo.
Come Carmelo, anche l'altro fratello del G., Salvatore, il minore dei tre, fu avviato all'arte. Nato a Piazza Armerina il 29 luglio 1853, ricevette dal padre i primi rudimenti del disegno; ma, sebbene venga ricordato dalla nipote Adele (Giarrizzo Huber, 1967) come abile disegnatore e acquerellista, Salvatore fu soprattutto scultore. Trasferitosi a Palermo frequentò, infatti, le lezioni di intaglio ornamentale in legno e alabastro presso lo studio di S. Valenti, dal 1869 al 1879 con un'interruzione di due anni (1874-76) perché impegnato ad assolvere gli obblighi di leva. Nel 1879 aprì a Palermo uno studio in proprio e lavorò soprattutto a oggetti d'arredo destinati alla nobiltà e alla ricca borghesia siciliane, in particolare di Palermo; a tale produzione (della quale si sono per lo più perse le tracce) affiancò anche quella di progettista e di esecutore degli apparati decorativo-scultorei per cappelle gentilizie realizzati soprattutto nei cimiteri palermitani (De Gubernatis). Si avvalse talvolta della collaborazione del fratello Carmelo, il quale, per esempio, in un appunto autografo conservato nella busta biografica presso la Galleria civica d'arte moderna E. Restivo di Palermo, fa espresso riferimento a "due vignette a rilievo" eseguite "per Salvatore" tra il 1885 e il 1886.
Nel 1882 Salvatore partecipò all'Esposizione artistico-industriale-didattica di Messina con un cofano intagliato in pero e uno stipo in noce, che gli valse la medaglia d'oro per la classe di concorso XIX (relativa all'arte dell'ebanista e dell'intagliatore). I due lavori vennero probabilmente riproposti l'anno seguente all'Esposizione di belle arti di Roma dove, nella sezione dedicata all'arte industriale, egli risulta presente proprio con uno stipo in noce e con un cofano intagliato in pero, ambedue realizzati secondo lo stile del XVI secolo. Alla Promotrice di Palermo del 1897 Salvatore presentò, oltre ad alcuni bozzetti e schizzi, anche il disegno Porta del palazzo Conventati di Macerata, lodato dalla critica per la qualità di esecuzione e per la fedeltà al dato reale (Filipponi). Sulle orme di quanto aveva fatto il G. con il Corso d'ornato, negli anni Ottanta egli realizzò dei modelli in gesso per lo studio dell'ornato elementare, serie adottata dalle scuole siciliane (De Gubernatis). Nel 1884 realizzò il busto di Garibaldi nel giardino comunale di Piazza Armerina.
Dagli ultimi anni dell'Ottocento si dedicò all'insegnamento presso la Scuola d'arte di Macerata, dove morì il 2 giugno 1926.
Fonti e Bibl.: C. Abbatecola, Guida e critica della grande Esposizione nazionale di belle arti in Napoli del 1877, Napoli 1877, p. 279; Elenco dei premiati nell'Esposizione regionale fatta in Messina dal 12 agosto al 20 settembre 1882, Messina 1882, p. 31 n. 270; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, pp. 226-228; G. Filipponi, Alla Promotrice di belle arti, in Psiche, 16 ott. 1897; M. Accascina, Ottocento siciliano: pittura, Roma 1939, p. 52; A. Giarrizzo Huber, Carmelo Giarrizzo, Firenze 1967, p. 14; A. Cottone, L'insegnamento pubblico dell'architettura a Palermo nel periodo preunitario, in Vittorio Ziino architetto e scritti in suo onore (catal.), a cura di G. Caronia, Palermo 1982, p. 335; G. Fatta - M.C. Ruggieri Tricoli, Palermo nell'"età del ferro", Palermo 1983, pp. 28, 30, 184-187; L. Salamone, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, I, Palermo 1993, pp. 205; A. Panzetta, Dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento, I, Torino 1994, p. 145; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 592.