BALDACCHINI GARGANO, Michele
Fratello di Francesco Saverio, nacque a Barletta l'11 febbr. 1803; morto dopo pochi anni il padre, si trasferì con il resto della famiglia a Napoli. La malferma salute non gli impedì di seguire severi studi classici; le agiate condizioni della famiglia, tenendolo lontano da preoccupazioni economiche, gli permettevano di dedicarsi con tutta tranquillità ai suoi prediletti studi letterari. Subì prepotente l'influsso della scuola purista, come si può rilevare sin dai suoi primi componimenti giovanili (alcuni versi e traduzioni da Eschilo) pubblicati su riviste dell'epoca. Pur mantenendosi lontano dalle polemiche letterarie, il B. fu sostenitore e collaboratore del marchese B. Puoti; tuttavia, diversamente dal fratello Francesco Saverio, preferì condurre una esistenza solitaria, né dal suo isolamento valsero a distoglierlo i moti rivoluzionari di quegli anni: soltanto nel 1848 accettò l'incarico di ispettore nelle scuole private di Napoli. Con la caduta definitiva del Regno borbonico, si aprì tuttavia un nuovo periodo nella vita del B., segnato da un maggior interesse per i problemi della società del suo tempo. Collaboratore assiduo del Progresso e del Museo dì scienze e letteratura,consigliere comunale, governatore del collegio di musica, presidente dell'Accademia Pontaniana, fu socio dell'Accademia di scienze morali e politiche, ove lesse alcuni suoi saggi sul nominalismo (pubblicati negli atti dell'Accademia). Fece parte della commissione municipale per l'organizzazione dell'istruzione popolare; nell'ultimo periodo della sua vita si dedicò con passione alla cura degli asili infantili, quale presidente del consiglio di direzione, conquistando l'affetto e la stima dei concittadini. Morì a Napoli il 10 luglio 1870.
La sua attività letteraria fu inizialmente rivolta verso la narrativa, prevalentemente su soggetti storici (Novelle,Napoli 1829; ristampate ibid. 1837, in edizione accresciuta), fredde composizioni che rivelano una esagerata preoccupazione per la perfezione formale. Il B. pubblicò in seguito Due Novelle e una lettera critica intorno all'arte di novellare (Napoli 1831) e Il figliodel proscritto (Firenze 1838), dove è possibile scorgere una evoluzione dello stile, che nell'ultimo racconto, quasi un romanzo, raggiunge una certa efficacia, e per il quale riscosse una favorevole critica nel Nuovo Giornale de' Letterati (XXXVIII, Pisa 1839, pp. 101-104). Classicista convinto, seppur moderato, il B. non si opponeva al romanzo storico, giudicandolo un genere letterario di transizione tra il romanzo e la storia, di cui metteva in rilievo l'utilità pedagogica e la capacità di suscitare nel lettore un interesse verso più seri studi storici, ai quali egli stesso si dedicava con passione (Progresso,IV[1833], pp. 78-79).
Mentre nei salotti letterari fervevano accese discussioni sul grande tema della Lega lombarda, il B. volgeva la sua attenzione a uno dei periodi storici più oscuri dei Regno di Napoli. Pubblicava così una Storia napolitana dell'anno 1647 (Lugano 1834, ristampato in Napoli 1863), il cui argomento, la rivoluzione di Masaniello, lo costringeva prudentemente a false note tipografiche. Faceva seguire una Storia dell'anno 1547 (scritta nel 1847, ma pubblicata postuma nel 1872), sulla sollevazione contro il Santo Ufficio; concludeva i suoi studi storici con la Vita di Tommaso Campanella (voll.2, Napoli 1840; 2 ediz., Napoli 1847), con interessanti documenti biografici inediti trovati nella Biblioteca dei gerolamini (o Oratoriana) a Napoli. Questi lavori, che il B. soleva chiamare la sua "trilogia storica", viziati da una certa parzialità di giudizi, rivelano pregi di stile e notevole accuratezza.
Le ricerche sul Campanella suscitarono nel B. un vivo interesse per gli studi filosofici, ai quali esclusivamente si dedicò nel periodo della maturità, eccettuata una breve parentesi narrativa (Luisa, ossia l'Orfana del vecchio Napoli,Napoli 1858, e Clelia e Matilde,ibid. 1859). Pubblicando il Trattato sullo scetticismo (Napoli 1850) e il Ragionamento su la filosofia dopo Kant (Napoli 1854), il B. intendeva dare una breve storia della filosofia; ammiratore del Vico, pur scorgendo l'importanza del legame tra storia e filosofia, non seppe chiarirne i rapporti. Egli dichiarava che documenti e testimonianze (metodo esterno) non erano sufficienti a garantire la obiettività della critica storica (Alcune idee intorno alla teoria della certezza,in Museo di scienze e letteratura, II[1845], 5, pp. 139-151): per lui esisteva una storia interna, connaturata all'uono, per mezzo della quale era possibile inverare le testimonianze storiche (Del certo nella storia e nel diritto, ibid.,6, pp. 130-49). Identificando questa storia interna ora con la religione cattolica ora con quella storia unica dì tutte le nazioni, vagheggiata dal Campanella, il B. perveniva così ad una soluzione affatto fantastica.
Insieme al fratello F. Saverio, il B. resta comunque una delle figure più rappresentative del mondo della cultura napoletana nella prima metà dei sec. XIX.
Fonti e Bibl.: p. C. Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, II,Genève 1859, pp. 102-104; O. Serena, Della città di Amantea e principalmente di una delle sue nobili famiglie,Napoli 1867, pp. 34-36; G. Passano, Inovellieri italiani in prosa, II, Torino 1878, pp. 43-46; F. Bonazzi, Cenni biografici di Saverio Baldacchini,Napoli 1879, pp. 14 S.; L. Settembrini, Elogio di M. B.,in Scritti vari di letteratura, Politica ed arte,Napoli 1879, pp. 493-504; L. Amabile, Fra Tommaso Campanella, i suoi Processi e la sua pazzia, I,Napoli 1882, pp. VIII, nota D, XII-XIII; B. Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono,Barì 1921, pp. 40 s., 96 s.; L. Aliquò Lenzi-F. Aliquò Taverriti, Gliscrittori calabresi, diz. bio-bibl., I, Reggio Calabria 1935, p. 63; E. Cìone, Napoli romantica 1830-1848,Milano 1942, pp. 57 s., 71; G. Mazzoni, L'Ottocento,Milano 1949, pp. 367 s., 553, 917, 1040; Enciclopedia Italiana, V, p. 938.