CASTELLANI, Michele
Figlio di Vanni di ser Lotto e fratello di Lotto, nacque, probabilmente a Firenze, nella prima metà del sec. XIV. La prima notizia che abbiamo sul C. risale al 1246: fu uno dei mallevadori di Simone Bertini, eletto priore. Nel 1360 fu priore per il quartiere di Santa Croce. Doveva avere una certa disponibilità economica se il 29 nov. 1361 era tra i dieci cittadini fiorentini che si obbligarono a pagare personalmente 5.000 fiorini d'oro al vescovo Andrea da Rimini, collettore del papa, affinché venissero revocati l'interdetto e la scomunica contro Firenze. Il 2 ag. 1363 il C. fu eletto per un anno tra gli Otto della guerra e il 19 settembre dello stesso anno, durante l'esercizio di questa carica, scelse, con i suoi colleghi, messer Pandolfo Malatesta come "capitano della gente di guerra di Firenze".
Da allora sempre più intensa fu la sua vita politica: fu eletto gonfaloniere di Giustizia per il bimestre gennaio-febbraio 1365; il 26 aprile dello stesso anno fu inviato ambasciatore, con altri tre cittadini, al Comune di San Miniato; il 7 ottobre fu nuovamente ambasciatore, questa volta a Siena, con Piero di Filippo degli Albizzi, per trattare, con gli emissari del papa, della regina di Napoli e di altri potentati, "di levare d'Italia le Compagnie degli Oltramontani".
Nel 1367 fu inviato, con altri cittadini fiorentini, al papa, che si trovava a Viterbo, per rallegrarsi della sua venuta in Italia. Nel settembre-ottobre 1371 fu nuovamente eletto gonfaloniere di Giustizia. Poco prima, indicato da una fonte come "grandissimo nella setta degli Albizzi" (Marchionne di Coppo Stefani, p. 279), con Carlo Strozzi intervenne in aiuto di Bartolo di Giovanni Siminetti salvandolo dalla bancarotta. Nel 1376 il C. fu inviato in Avignone quale ambasciatore presso Gregorio XI, e là ritornò nel 1377 per concludere la pace con la Chiesa ed ottenere l'assoluzione dall'interdetto.
Nell'anno 1378 era tra i capi della Parte guelfa che si opposero ai popolani; il 20 luglio 1378 venne privato degli uffici e durante il tumulto dei Ciompi gli fu bruciata e saccheggiata la casa che era sul "Lungarno, tra il Castello Altrafonte e Ponte Vecchio". Negli anni che seguirono chiese perciò con insistenza il risarcimento dei danni subiti. Sappiamo che nello stesso 1378, all'indomani della repressione del moto dei Ciompi, Salvestro di Alamanno de' Medici, gonfaloniere di Giustizia, riuscì a non essere ammonito dai capitani della Parte in quanto amico di alcuni dei suoi esponenti, fra cui il Castellani. Nel 1381 il C. fu fra i cinquantadue cittadini ai quali fu affidata la Balia con l'incarico di riformare il governo insieme con i Priori e i Collegi. Furono abolite le arti create nel 1378 dopo il tumulto dei Ciompi, cioè quelle dei farsettai e dei tintori, e furono mantenute in vita solo le precedenti. Inoltre tutti i banditi per ragioni politiche ebbero il permesso di rientrare in città e coloro che erano stati esclusi dagli uffici dall'11 giugno 1378 al 22 genn. 1382 furono reintegrati nello stato precedente a quello della condanna: in occasione di questa "pacificazione" fu creato cavaliere il figlio del C., Vanni, mentre il padre rifiutò l'onorifica investitura. Il C. continuò a distinguersi fra i grandi che cercavano di elevarsi sugli altri circondandosi di partigiani, ma venne presto a morte, nel 1383. Marchionne di Coppo Stefani lo ricorda appunto fra i cittadini "più singulari ... per le loro virtù e senno e per gli danari che avieno e seguito di parentado", annoverandolo fra i morti nella peste di quell'anno.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Priorista Mariani, III, c. 554; Carte Pucci, n. 29, t. V; Firenze, Bibl. naz., ms. Magliab., cl. 25, n. 393, pp. 222, 224, 240, 270, 272; ms. Passerini, n. 186; Poligrafo Gargani, n. 526; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXX, 1, a cura di N. Rodolico, ad Indicem;G. Capponi, Storia della Repubblica di Firenze, Firenze 1875, p. 343; G. Salvemini, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze, in Magnati e popolani, Torino 1960, p. 477; L. Martines, The social world of the Fiorentine humanists, Princeton, N. J., 1963, p. 205; V. Rutenburg, Popolo e movim. popolari nell'Italia del '300 e '400, Bologna 1971, p. 212.