CATTI, Michele
Nacque a Palermo il 5 apr. 1855 da Andrea e Carmela Riotta. Per sottrarsi alle pressioni dei genitori che, in ossequio alla tradizione familiare, avevano deciso di avviarlo agli studi giuridici, e per seguire liberamente i propri interessi volti più alla pittura, fuggì di casa che era ancora giovinetto e trovò ospitalità presso lo scrittore Luigi Natoli. Questi lo introdusse negli ambienti artistici palermitani, proteggendolo e onorandolo sempre della sua amicizia. Dopo un breve apprendistato presso il pittore Francesco Lo Jacono, mal sopportando il monotono esercizio e la copia minuziosa, quasi fotografica, della realtà a cui era obbligato, lo abbandonò per accostarsi in modo più diretto alla natura. Già alla sua prima apparizione in pubblico, nel 1875 a Palermo, ove espose Burrasca d’autunno alla Promotrice, fu notato e ammirato da J. L. Gérome. Alla Promotrice fu ancora presente l’anno dopo con Tramonto d’inverno (De Gubernatis).
A quegli stessi anni risale l’amicizia che lo legò al pittore Vincenzo Ragusa che, appena tornato dal Giappone, non mancò di interessarlo alle trasparenze della pittura orientale, sotto la cui suggestione il C. eseguì alcune decorazioni in case patrizie palermitane (Giardina, p. 11). Nel 1881 fu presente con Crepuscolo alla Esposizione nazionale di Milano e nello stesso anno si provò con Lo sbarco di Garibaldi a Marsala (Palermo, propr. privata) in un soggetto storico.
L’unico suo viaggio di un certo rilievo fuori della Sicilia, alla quale rimase poi consapevolmente sempre legato, avvenne nel 1883, quando con il Natoli si recò a Roma dove per alcuni mesi frequentò lo studio del Michetti. Ne tornò con il rafforzato convincimento di doversi interamente dedicare alla realtà della terra della gente siciliana. Il 7 apr. 1888 sposò a Palermo Anna Contarino, di nobile famiglia, dalla quale ebbe quattro figli: Aurelio, Ugo, Carmela e Laura.
Legato inizialmente ad una impostazione realistica, i suoi interessi si volsero progressivamente, dopo il 1885, ad un impressionismo mediato attraverso la pittura di Antonio Leto, risolto con una pennellata sempre più rada e larga, in cui la luce sfalda la forma, appiattendo le immagini contro uno sfondo indefinito.
Nel 1891 espose a Milano e alla Promotrice di Palermo, dove fu presente anche nel ’93. Nel 1892 dipinse Castel di Tusa (Palermo, propr. privata) e nel 1896 riportò un personale successo all’Esposizione che si tenne al Circolo artistico di Palermo con i quadri Estate, Primavera, Autunno e Inverno. Sempre a Palermo tenne una personale nel 1898 e nel 1899 espose alla mostra di Belle Arti organizzata al teatro Massimo.
Vero tipo di bohémien, il C. visse appartato e con pochi amici, afflitto da guai familiari e dalle precarie condizioni di salute, per di più in continue difficoltà economiche. Gli fu molto vicino un suo allievo, un pittore tedesco di nome Krep; insieme con lui era assiduo frequentatore delle osterie, dove spesso pagava con un quadro o una specchiera dipinta.
Dai primi anni del Novecento si possono datare le sue opere più mature, caratterizzate da una pennellata liscia e da un disegno sicuro e vibrante con cui reagì allo sfaldamento delle forme delle opere precedenti. In particolare amò tristi atmosfere autunnali, cieli grigi e fredde giornate ventose in cui i sottili e raffinati accordi dei toni spenti velano di melanconia una realtà quotidiana semplice e priva di ogni retorica. Del 1901 è Donna a passeggio, del 1903 Paesaggio paludoso, del 1906 Via Libertà e Donna che raccoglie i fiori, del 1908 Scogli a riva, mentre Alberi a riva, Barche, Marina con scogli sono del 1910. Castello a mare, dipinto probabilmente tra il 1907 e il 1909, rimane un interessante documento di quell’angolo di Palermo, alla punta estrema di via Cavour, distrutto appunto nel 1909. Per iniziativa di Vincenzo Pastore fece una grande personale nel 1910 a Palermo comprendente trentacinque opere e, l’anno successivo, fu premiato con la medaglia d’oro all’Esposizione nazionale di Roma per il quadro Ultime foglie del 1909 (Palermo, Civica Galleria d’arte moderna).
Più meditati e tristi sono i dipinti del 1914: La fiera dei morti e 2 novembre (entrambi nella Galleria d’arte moderna di Palermo), quasi presagisse l’imminente morte che di fatto lo colse il 4 luglio 1914 a Palermo (necrologio in L’Illustrazione italiana, 26 luglio 1914, p. 90).
Oltre alle opere già citate, nella Galleria d’arte moderna di Palermo si conservano Il fiume del 1909, Domenica piovosa e La tonnarazza del 1910 e vari disegni; ma la gran parte della produzione del C. si è dispersa attraverso il mercato antiquario in collezioni private soprattutto palermitane, il che spiega come la sua fama sia rimasta circoscritta alla natia Sicilia, in una provincia di cui fu sensibile e sincero interprete.
Bibl.: A. Giardina, M. C., Palermo 1974, con prefazione di M. Calvesi e con ampia bibliografia; A. De Gubernatis, Dizion. degli artisti ital. viventi, Firenze 1906, p. 111; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 194.