CAVARO, Michele
Figlio di Pietro e di Isabella Godiel, vedova De Canyada, napoletana (Olla Repetto, p. 121), nacque, forse a Napoli, sicuramente non oltre l'anno 1517 (Delogu, p. 11). Se si esclude questa lacuna sulla data e il luogo di nascita, a partire dal 1538 (Aru, pp. 176 ss.) fino alla morte avvenuta a Cagliari nel 1584, si dispone d'una notevole documentazione; ma fra le notizie riguardanti la sua attività di pittore due sole si riferiscono a opere che ancora si conservano: la pala della Madonna della Neve, per S. Francesco di Stampace (Museo nazionale di Cagliari), e quella per la parrocchiale di Maracalagonis (Cagliari), tuttora in loco. Nel primo caso, però, si tratta di restauro con ridoratura d'un polittico già esistente; nel secondo, a parere dei più, di una esecuzione interamente di bottega, e comunque i due dipinti appartengono alla fase più tarda della sua operosità. Dai documenti d'archivio (commissioni d'opere, acquisti di case e di terreni, citazioni a teste, donde risultano le sue qualifiche) si ricava che svolse un'attività piuttosto intensa, tenuto pure conto che dal 1556 al '62 stette a Bosa presso lo zio Antonio Cavaro, vescovo di quella diocesi. Infatti eseguì, nel '38, un'ancona per il duomo d'Iglesias; nel '46, un retablo per la Confraternita dei calzettai di Cagliari; fra il 1552 e il '56, una pala per la parrocchiale di Decimo-mannu; fra il 1561 e il '66, dipinti per il tribunale dell'Inquisizione; nel 1569, un polittico per la chiesa di S. Anna di Cagliari; nell'80, un retablo per la parrocchiale di Guspini e la decorazione del prospetto della cappella di Giacomo Roca in Cagliari e lasciava incompiuto, nell'84, il tabernacolo del SS. Sacramento della chiesa di S. Anna, sempre a Cagliari. Dalla stessa documentazione si ricava anche che la sua quotazione era la più alta fra quelle dei pittori sardi contemporaneamente attivi a Cagliari, che godeva d'una certa solidità economica e che aveva pure raggiunto una elevata posizione sociale se ricoprì importanti cariche pubbliche, come quella di subvicario della città nel 1536, di consigliere nel 1573 (Aru, p. 178) e di sindaco di Stampace nel 1580 circa (Olla Repetto, p. 126).
La ricostruzione della sua personalità artistica è, invece, ancora tutta da tentare per via stilistica. Certo è che quando (maggio 1538)si obbligava a dipingere per la cattedrale di Iglesias una pala che il padre Pietro aveva appena iniziato prima di morire (Aru, 1926, p. 20), il C. già aveva partecipato ad alcune notevoli imprese pittoriche paterne. Ma il fatto che la pala d'Iglesias non si conservi rende difficile distinguere i suoi interventi dagli altri di bottega nella "pala dei Consiglieri" del municipio di Cagliari, anche questa lasciata incompiuta dal padre, ma da lui ben portata avanti. Non del tutto facile, ma neppure impossibile risulta, invece, delimitare la parte sua nel grande polittico di Suelli, dove, oltre a quella del padre, cui spetta comunque lo schema compositivo dell'intero retablo, si intravvede anche la mano d'un terzo pittore. Al C. possono ascriversi i tre scomparti alti (Quo vadis?, Madonna in trono − esclusi,però, gli Angeli reggicortina −, e S. Pietro liberato dal carcere); e, spettando a Pietro anche l'esecuzione dello scomparto con S. Paolo e del portello del tabernacolo con l'Ecce Homo e interventi nel S. Pietro in cattedra e nel S. Giorgio di Suelli, si devono assegnare a un'altra personalità distinta i QuattroEvangelisti e i SS. Raffaele e Giovanni Battista della predella (Maltese-Serra, p. 314).In seguito il C., ormai personalmente maturo, dovette eseguire, nell'ordine, il trittico "della Consolazione", che proviene al Museo nazionale di Cagliari da S. Francesco di Stampace, e il S. Gerolamo dello stesso Museo (1535-40); il retablo (1545-50) cui appartennero le tavole con le Stigmate di s. Francesco e S. Michele, provenienti dalla stessa chiesa cagliaritana alla Pinacoteca di Ploaghe (Spano, p. 36); e il retablo di Bonaria (stesso giro d'anni), di cui nel santuario omonimo si conserva ora soltanto lo scomparto centrale con la Madonna detta "del cardellino" (nel convento mercedario cagliaritano oggi si conserva solo una piccola tavola della predella, che raffigura un Santo vescovo assiso; mentre uno scomparto grande, con la Crocifissione, si trova al Museo nazionale di Cagliari; gli altri sono andati dispersi).
Anche la sua copia da Raffaello della Sacra Famiglia detta "di Francesco I", custodita nella parrocchiale di Barisardo, è importante per intendere la pittura del C., il quale dignitosamente, ma senza vera originalità e senza andare oltre le moderate aperture rinascimentali del padre, non raccogliendone anzi neppure lo stimolo, portò avanti per circa un cinquantennio dalla morte di Pietro l'attività della bottega dei Cavaro, mostrando nelle sue cose migliori, anche in quelle che partivano da un modello preciso, d'intendere nella sostanza ancora goticamente linea, colore, luce, spazio e volume: per cui nella stessa copia di Barisardo non si ha profondità, nonostante un paesaggio sostituisca la tenda che fa da sfondo nel dipinto del Louvre, e i volumi s'appiattiscono entro i segnati contorni; così nella Fuga in Egitto del trittico "della Consolazione", i chiari prestiti leonardeschi, mediati da Cesare da Sesto a Napoli (Delogu, p. 58), contrastano con i particolarismi fiamminghi del prato, del paesaggio e delle figure; e nella Madonna "del cardellino", il bagliore del fondo aureo traduce i precisi riferimenti a Raffaello in un gemmeo colore tardogotico che nega profondità prospettica al dipinto e consistenza volumetrica alle figure.
Bibl.: G. Spano, Storia dei pittori sardi e catal. descrittivo della privata pinacoteca, Cagliari 1870, pp. 11, 36; C. Aru, La pittura sarda nel Rinascimento. Doc. d'archivio, in Arch. storico sardo, XVI (1926), pp. 176-183; R. Delogu, M. C., in Studi sardi, III(1937), pp. 5-92; C. Maltese, Arte in Sardegna dal V al XVIII sec., Roma 1962, ad Indicem; G. Olla Repetto, Contributi alla storia della pittura sarda nel Rinascimento, in Commentari, XV(1964), pp. 121-126; C. Maltese-R. Serra, Episodi di una civiltà anticlassica, in Sardegna, Milano 1969, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 220.