COLTELLINI (Cortellini), Michele
Figlio di Luca, apparteneva a famiglia di artigiani ferraresì dediti alla lavorazione dei coltelli e fabbricanti di maschere. Si può ritenere nato verso il 1480 dato che la sua prima opera di pittura porta la data 1502. Da documenti si ricavano le seguenti notizie biografiche: nel 1520 fornisce una criniera da cavallo e una barba posticcia per un buffone della corte estense (Gruyer, 1897, p. 234); nel 1522 stipula un accordo con un vicino per un muro di confine (Cittadella, 1868, p. 117); nel 1529 vende una casa; nel 1532 redige una nota dotale per la figlia Eleonora e la firma di suo pugno: "Jo Michjele daj chortelj depintore"; nel 1533 viene assolto da un debito; è documentato ancora il 21 ott. 1535 (Cittadella, p. 601) e nel 1543 (Zamboni, 1875).
La sua prima opera nota, datata appunto 1502, è la Morte di Maria della Pinacoteca nazionale di Bologna (N. Barbantini, Il catal. della Gall. Santini, Ferrara 1906, p. 63): lavoro acerbo, con figure secche e angolose, ma singolare per una pungente accentuazione degli sguardi, nel quale il C. si mostra, agli inizi, intento a, seguire stentatamente le tracce dell'ultimo grande quattrocentesco ferrarese, Ercole de Roberti; ad anni molto giovanili si possono far risalire anche le esili figure del Padreterno della raccolta Cagnola a Gazzada (Varese; R. P. Ciardi, La Raccolta Cagnola, Cremona 1965, pp. 43 s.) e del S. Girolamo, del Museo di Digione (Arslan, 1936, p. 181); non molto più tarde sono la Presentazione al tempio della coll. Morelli nell'Accademia Carrara di Bergamo ed il polittico n. 85 della Pinacoteca naz. di Ferrara con Madonna in trono e santi.
Nel 1503 il C. firma il Cristo risorto e santi n. 1115A degli Staatliche Museen di Berlino, dove le figure, ancora con sguardi imbambolati, si ammorbidiscono, affiancandosi alle opere di D. Panetti, e testimoniano primi contatti con l'arte costesca. In questo momento si possono collocare le ieratiche immagini dei tre Santi nel monastero di S. Antonio a Ferrara (attribuiti anche al Panetti); del 1506 la Madonna in trono e quattro santi oggi nella Walters Art Gallery di Baltimora.
Essa palesa una trasformazione ancor più accentuata nell'arte del pittore, che si sforza di adeguarsi all'atmosfera pietistica che da Bologna il binomio Costa-Francia va diffondendo nelle città vicine, riverberandosi anche a Ferrara; vi si possono rilevare notazioni palesemente derivate anche dall'arte umbra (cfr. F. Zeri, Italian Paintings in the Walters Art Gallery, Baltimore 1976, 11, pp. 366 s.).
Questa corrente di pittura, pervasa di devoto manierismo, doveva aver trovato a Ferrara un ambiente particolarmente favorevole negli ultimi anni del ducato di Ercole II (m. 1505), fanatico protettore di ordini monastici, e probabilmente ad anni vicini al 1506 si può far risalire la partecipazione del C. alla decorazione dell'oratorio della Concezione (in collaborazione anche con il Garofalo), della quale rimangono affreschi nella Pinacoteca di Ferrara, purtroppo frammentari, che gli sono stati ragionevolmente assegnati da M. Calvesi (in Bollettino d'arte, XLIII [1958], pp. 150, 156, 311, 320, 323): un tondo rappresenta il raro motivo iconografico della S. Anna meterza, al quale il C. ritornerà non molto più tardi nel fine quadretto della coll. Baldi a Ferrara, mentre in un riquadro una coppia di ritratti dal tagliente profilo rivela nel pittore qualità di più attenta realizzazione. Intorno a questo momento si può situare, senza eccessiva difficoltà, la Madonna con il Bambino e s. Stefano della collezione della Cassa di Risparmio di Ferrara (A. Cerini, La Cassa di Risparmio..., Ferrara 1971, p. 10). Una partecipazione del pittore, in anni di poco posteriori, è stata proposta per gli affreschi dell'abside della chiesa di S. Maria della Consolazione a Ferrara con Incoronazione della Vergine (A. Mezzetti, in Mostra di opere d'arte restaurate, catal., Ferrara 1964, pp. 28-32, 35).
In anni più tardi l'arte del C. perde ogni primitivo sapore di ingenuità, per adagiarsi in forme pietistiche stereotipate, fino alla Circoncisione degli Staatliche Museen di Berlino (n. 119) che porta la data 1516 (E V. Harck, in Archivio stor. dell'arte, I [1888], p. 102; A. Venturi, ibid., III [1890], pp. 304 s.).
Di una pala con il Martirio di s. Lorenzo e di una lunetta con S. Monica e quattro sante agostiniane risalenti al 1517, già nella chiesa di S. Andrea, si sono perdute le tracce.
Ancora legata ai soliti schemi accademici è la pala con la Madonna, il Bambino, s. Giovannino, vari santi e ritratti deidonatori, della Pinacoteca nazionale di Ferrara, che porta una attribuzione al C., risalente, se non al Brisighella (ante 1704), almeno al Barotti.
I vecchi scrittori la dicevano datata 1542 (talvolta 1544) e così si trova citata fino al 1897 (Gruyer); una datazione così tarda diede motivo a dubbi e fu cagione di un restauro in seguito al quale la data leggibile è 1512 (cfr. catalogo Magrini, 1920); un attento esame, tuttavia, lascia intravedere tracce di una scritta più antica, non interpretabile altrimenti che secondo la lettura precedente. Infatti la pala sembra situarsi nell'arte del pittore in un momento più avanzato rispetto alla Circoncisione del 1516. Figure modellate con maggiore solidità, ed il colore, sempre aspro, ma acceso di toni più intensi, indicano che il C. negli ultimi anni ha tentato di allinearsi all'arte già in atto dei maggiori cinquecenteschi ferraresi, come, ad es., il Mazzolino al quale rinviano nel fondo motivi di ispirazione nordica, ed il Garofalo con il quale i contatti si possono far risalire sino all'epoca dei lavori all'oratorio della Concezione. Anche nei ritratti dei donatori si avverte una più sicura aderenza alla realtà.
La pala di Ferrara si pone così come punto di arrivo per l'arte più matura del Coltellini.
Opere, oltre quelle già citate: Bologna: Museo di S. Stefano, Ss. Pietro e Giovanni Battista (attribuz. di Longhi, 1934). Claremont, California: Pomona College, coll. Kress, K. 1218, Ecce Homo (F. R. Shapley, Paintings from the S. H. Kress collection, Italian Schools XV-XVICentury, London 1968, pp. 69 s.). Ferrara: coll. Gulinelli, S. Girolamo (inedito); già coll. Cavalieri, S. Lucia e S. Apollonia (nn. 877 s., cat. vendita H. Helbing, 194, con illustrazione). Poznań: Museo nazionale, Madonna adorante il Bambino, con s. Giuseppe e s. Giovannino (r.t., in Emporium, CXXXVII [1963], pp. 226 s.). Roma: eredi Cavalieri, Cristo portacroce (attribuzione Arslan, 1936).
Opere perdute e non rintracciate: Ferrara: già coll. Mayer, S. Pietro. Parigi: coll. Cheramy, Maria Egiziaca.
Bibl.: Ferrara, Bibl. comunale Ariostea, ms. cl. I, Antonelli 429 (ante 1704): C. Brisighella, Descriz. delle pitture e sculture che adornano le chiese... di Ferrara, trascrizione successiv. rimaneggiata con aggiunte di G. Baruffaldi e note di G. A. Barotti, pp. 248, 295, 301; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi [1697-1722], Ferrara 1844, pp. 159-161; C. Barotti, Pitture e sculture di Ferrara, Ferrara 1770, pp. 70, 91, 147, 173, 174, 177; C. Cittadella, Catal. istorico de' pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1782, I, pp. 129-133; C. Laderchi, Descriz. della Quadreria Costabili, Ferrara 1838, I, p. 49; N. L. C. [L. N. Cittadella], Indice delle cose più rimarcabili... di Ferrara, Ferrara 1844, pp. 87, 96 s., 154; L. N. Cittadella, Notizie... relative a Ferrara..., Ferrara 1868, I, p. 601; II, 3, pp. 117 s.; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A history of painting in North Italy [1871], a cura di E. Borenius, London 1912, II, pp. 267 s.; G. Cavallini, Omaggio al Sangue miracoloso che si venera in S. Maria del Vado in Ferrara, Ferrara 1878, pp. 542-544; A. Venturi - R. H. Benson, Illustrated catal. of works of the School of Ferrara-Bologna, London 1894, pp. XXV, 42; A. Vesme, La R. Pinacoteca di Torino, Invent. del 1635, in Gallerie nazionali ital., III (1897), pp. 44, 56 (Michelin da Ferrara); C. Gruyer, L'art ferrarais à l'époque des princes d'Este, Paris 1897, II, pp. 94, 168, 177, 190, 218, 227, 233-238; A. Venturi, Maestri ferraresi del Rinascimento, in L'Arte, VI (1903), pp. 142 s.; E. G. Gardner, The painters of the School of Ferrara, London 1911, pp. 134 s. 224 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, 3, Milano 1914, pp. 730-736, 973 (cfr. anche IX, 3, Milano 1928, p. 934); Catalogue de la collection de M. le Comm. Gius. Cavalieri, Ferrare, Munich 1914, vendita Helbing, nn. 877 s., 964; A. Magrini, La Pinacoteca comunale di Ferrara, Ferrara 1920, p. 25; N. Barbantini, Catalogo della Espos. della pittura ferrarese del Rinascimento, Ferrara 1933, pp. 121 s., 141; R. Longhi, Officina ferrarese [1934], Firenze 1956, ad Indicem (recens. di W. Arslan, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, V [1936], pp. 181, 183; cfr. anche A. Porcella, Una primizia di L. Costa, il Cristo Porta Croce, in L'Osservatore romano, 9 luglio 1936; G. Bargellesi, Aggiunte ad Antonio Pirri, in Atti e mem. della Deputaz. prov. ferrarese di storia patria, IV [1946-49], pp. 119-122); C. Padovani, La critica d'arte e la pitt. ferrarese, Rovigo 1954, pp. 141, 158, 161 s., 165-167, 171, 178; G. Bargellesi, Notizie di Opere d'arte ferrarese, Rovigo 1955, pp. 55-58; S. Zamboni, Pittori di Ercole I d'Este..., Milano 1975, pp. 77-84; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 259-261.