MICHELE da Empoli
MICHELE da Empoli (Michele, Durazzini). – Nacque nella prima metà del secolo XV a Empoli, e più volte nelle cronache di questa città viene annoverato tra i cittadini illustri. Sconosciuto rimane l’anno della sua nascita.
Probabilmente nel convento della stessa città, S. Stefano protomartire, M. entrò a far parte dell’Ordine degli eremitani di S. Agostino, e rimase per quasi tutta la vita membro della provincia pisana. I suoi legami con il cenobio empolitano dovettero essere sempre abbastanza stretti, se l’eco della sua presenza in quel convento si ritrova ancora in un registro della provincia di Pisa del 1650, al tempo della soppressione innocenziana dei conventi, dove la fondazione del convento di S. Stefano, nel 1367, si fa risalire a un magister Michele Durazzino da Empoli. Se è evidente che non si tratta di M., curioso il fatto che non possa trattarsi neppure dell’omonimo maestro agostiniano Michele Bardi da Empoli, che nel 1393 era appena studente a Milano, e che più tardi fece comunque parte del convento empolitano. Dal momento che i registri dell’Ordine non danno notizia dell’esistenza di un terzo e ancora precedente Michele da Empoli, si può soltanto indovinare, sotto questo tanto anacronistico quanto evidentemente prestigioso magister Michele Durazzino da Empoli, la fama forse ormai sovrapposta di Bardi e di M., figure non opportunamente distinte neppure dai biografi ufficiali dell’Ordine. Soltanto una storia della città di Empoli del 1873 precisa che «vi è stato chi ha creduto che questo Michele Bardi fosse l’istesso che il suddetto Durazzini: ma e dalla diversità di cognomi e dalla distanza delle epoche par chiaro che siano due soggetti differenti».
La confusione si deve al fatto che sia M. sia Michele Bardi vengono quasi sempre citati nei registri con il solo nome di Michele da Empoli. Negli stessi registri, tuttavia, si esauriscono nel 1422 le notizie relative a quel Michele da Empoli studente a Milano nel 1393 e nel 1420 eletto nella città di Empoli provinciale della provincia di Pisa, come risulta dagli Atti capitolari della stessa provincia.
Questi dati ci permettono di stabilire con sufficiente certezza che le prime notizie attribuibili a M. in base ai registri dei priori generali sono del 5 luglio 1463, quando, già in possesso del titolo di magister, venne proposto come vicario della provincia pisana insieme con il maestro Ottaviano di Volterra e il frate Domenico di Scarperia. Non abbiamo notizie intorno agli anni del suo studentato, avvenuto presumibilmente a Pisa o a Firenze, sedi degli Studia theologica della provincia pisana.
Il 14 luglio 1463 M. fu nominato priore del convento di S. Spirito a Firenze, dove il 20 luglio 1465 fu incorporato, già magister, alla Sacra Università fiorentina (Cerracchini). Nello stesso anno 1465 fu nominato priore per due anni del convento romano di S. Agostino, ma già il 17 apr. 1466 venne di nuovo proposto come vicario della provincia pisana.
Nel 1468 fu eletto provinciale della stessa provincia a Pisa, sicuramente prima del 3 novembre di quell’anno, quando, già con questa carica, gli venne affidata, insieme con i magistri Bernardo de Vulterris e Antonio Puccini de Pistorio, una visita al convento di Prato.
L’anno seguente, il 1469, gli fu affidata, insieme con Antonio Puccini, una nuova visita; era ancora provinciale, e lo rimase per certo anche nel 1470, quando, con questa carica, fu presente al capitolo generale che in quell’anno si celebrò a Bologna.
Assai frammentarie sono le notizie che documentano la sua attività di magister. Il 9 maggio 1474 egli svolse come tale le sue mansioni presso lo Studium del convento fiorentino. Non era più provinciale; al suo posto era Andrea de Alexandria, con il quale il 7 luglio dello stesso anno 1474, insieme anche con il frate Gratia de Florentia, M. fu chiamato a risolvere una controversia sorta tra i frati di un convento della sua provincia.
A parte la notizia che il 23 genn. 1479 riferisce di una sua nuova nomina a vicario, i registri non documentano più attività di M. fino al 20 sett. 1484, data in cui fu nominato priore del convento fiorentino di S. Spirito. Sempre nel 1484 divenne decano del collegio teologico della Sacra Università di Firenze.
Qualche luce sul decennio 1474-84 può gettarla invece la Vita di Bartolommeo Scala, biografia settecentesca di un noto cittadino fiorentino, il cui autore, Domenico Maria Manni, ci informa che nel 1481 M. era «Synodicus et Procurator Conventus S. Stephani de Empulo», se il 17 novembre affidava a Bartolomeo Scala «Cancellarium Dominationis Florentiae» l’arbitrio di una controversia sorta tra il convento di Empoli e la «societas Sancti Laurentii Vestis Nigrae Communis Empoli».
Assai più fitta è la documentazione sugli incarichi svolti nel corso del decennio successivo (1484-94). Insieme con Giorgio di Fivizzano fu nominato il 28 dic. 1485 «commissarius» nel convento di Cella, in particolare per la presenza degli autori di un libello diffamatorio.
Nell’anno 1486, oltre all’incarico del 23 novembre su questioni riguardanti alcuni beni posseduti dal magister Jacobo de Prato, partecipò come rappresentante della provincia di Pisa al capitolo generale che si svolse a Siena. Nominato vicario il 17 apr. 1487 durante la celebrazione del capitolo provinciale, lo stesso incarico gli fu nuovamente affidato il 9 maggio 1488.
In occasione di un misfatto commesso nel convento di Certaldo, di cui Taddeo di Fivizzano era priore, M. fu nominato il 23 apr. 1489 «existimator damni», insieme con il maestro Taddeo de Prato e il maestro Geronimo de Cortonio. Nell’anno 1491, al capitolo generale svoltosi a Roma, rappresentò la provincia di Pisa insieme con i maestri Taddeo de Prato e Nicola de Pisis, e frate Gabriele de Scarperia.
La visita al convento di S. Maria de Silva, affidatagli nel 1491 insieme con il suo provinciale e Taddeo de Prato, scriba dell’Ordine, e un successivo incarico del 2 ott. 1493 circa alcune questioni riguardanti il convento Buggiano, sono gli ultimi riferimenti cronologici all’attività di M. documentati dai registri.
Non si conoscono l’anno né il luogo della sua morte. Cerracchini afferma che morì a Empoli e che fu sepolto nel convento di S. Stefano. Né le lapidi, ancora oggi conservate nella chiesa, né l’esame delle testimonianze relative all’epoca precedente al restauro che coprì parte delle lapidi confermano questa notizia.
Intensa fu la sua attività di predicatore, e di una certa rinomanza, come risulta in generale dalle cronache dell’Ordine: «vir in habendis Sermonibus ad populum maxime copiosus, et plurimum utilis» (Gandolfo).
Un incunabolo fiorentino del 1490 (L. Hain, Repertorium bibliographicum, n. 6521; W.A. Copinger, Supplementum, n. 6588), stampato nella tipografia di Francesco Buonaccorsi, contiene l’Opus praedicabile opusculum praedicationum et collationum quarundam, dedicato da M. a Bartolomeo S0derino, cubiculario di Innocenzo VIII e priore di S. Frediano.
Si tratta di una raccolta di sermoni in cui, secondo l’uso che prevalse dal secolo XIII in poi, sermones de tempore, ordinati secondo l’anno liturgico, sono seguiti dai sermones de sanctis, composti per le solennità della Madonna e per quelle dei santi. Alcuni sermoni d’occasione concludono l’Opus. La morfologia è quella del sermo modernus con ampio sviluppo del thema, dopo l’incipit della Scrittura tratto dalla liturgia del giorno. L’incipit costituisce lo spunto per un’esposizione di contenuto soprattutto morale, alla quale non sono estranei riferimenti allo scibile del tempo. Il prothema, l’invito alla preghiera solitamente presente nel sermone scolastico con una seconda citazione dopo l’enunciazione del thema, è spesso mancante in questa raccolta, come in generale nel secolo XV. Dopo l’incipit e un corto prologo dove l’autore annuncia l’argomento, vengono enumerate tutte insieme le divisioni, di solito ternarie, in cui quest’ultimo verrà esposto; queste in seguito verranno riprese e commentate una per una, non di rado attraverso una subdivisio.
Un secondo incunabolo (Hain, n. 6587) contiene prediche ovvero sermoni, in volgare, anch’esse verosimilmente opera di M., al quale sono attribuite da tutte le fonti.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. generale dell’Ordine agostiniano, Dd.6, cc. 146r, 147r, 148r; Dd.7, cc. 145r, 146r, 150r, 232r; Dd.8, cc. 143v, 144v, 145-146, 150r, 151r; Ph. Elsen, Encomiasticon augustinianum, Bruxellis 1654, pp. 488, 490; D. Gandolfo, Dissertatio historica de ducentis celeberrimis augustinianis scriptoribus, Romae 1704, p. 267; L.G. Cerracchini, Fasti teologali, Firenze 1738, p. 167; D.M. Manni, Vita di Bartolomeo Scala, Firenze 1768, pp. 35 s.; F. Ossinger, Bibliotheca augustiniana, Ingolstadii-Augusta Vindelicorum 1768, p. 307; G. Lanteri, Postrema specula sex religionis augustinianae, Romae 1860, p. 185; L. Lazzeri, Storia di Empoli, Empoli 1873, pp. 137 s.; H. Hurter, Nomenclator literarius, Innsbruck 1903, p. 1095; D.A. Perini, Bibliographia augustiniana, II, Firenze 1931, ad vocem; V. Leccesi, Un sermone del sec. XV di autore agostiniano, in Analecta augustiniana, XLIV (1981), pp. 155-247.
D. Gionta