DE PIETRO, Michele
Nacque a Cursi, in provincia di Lecce, il 26 febbr. 1884 da Pasquale e da Addolorata Pranzo. Laureatosi in giurisprudenza, esercitò la professione forense. Prese parte come capitano di fanteria alla guerra 1915-1918. Oppositore del fascismo, venne diffidato per la sua attività contraria al regime e, nel 1942, arrestato. Partecipò alla lotta partigiana ed aderì al Partito liberale italiano (PLI). Nel 1945 fu nominato membro della Consulta nazionale. Dopo essere entrato a far parte del Consiglio nazionale liberale, nel 1946 abbandonò il PLI per aderire successivamente alla Democrazia cristiana (DC). Alle elezioni politiche del 18 apr. 1948 il D. fu il candidato della DC per il collegio senatoriale di Lecce, riuscendo eletto con 54-505 voti di preferenza. Al Senato fece parte della commissione Giustizia e autorizzazioni a procedere.
Nelle elezioni del 1953 venne confermato senatore per il medesimo collegio con 49.286 voti preferenziali. Nel corso della seconda legislatura repubblicana fece ancora parte della commissione Giustizia e fu quindi eletto vicepresidente del Senato. Ricoprì tale carica fino al 18 genn. 1954, allorché venne chiamato a far parte del primo governo presieduto da Amintore Fanfani come ministro di Grazia e Giustizia. Tale governo ebbe vita assai breve non avendo ottenuto la fiducia del Parlamento, ma il D. fu confermato nell'incarico nel successivo governo presieduto da Mario Scelba, dal 10 febbr. 1954 al 6 luglio 1955.
Quale ministro guardasigilli il D. legò il proprio nome a due importanti realizzazioni: la riforma del codice di procedura penale e il concreto avvio del progetto per la costituzione del Consiglio superiore della magistratura. La riforma della procedura penale, recepita nella legge n. 517 del 18 giugno 1955, modificò in diversi punti il codice Rocco, eliminandone gli istituti e le disposizioni che s'ispiravano alle concezioni autoritarie del regime fascista e rendendolo più aderente ai principi democratici fissati nella costituzione della Repubblica.
Al D. si deve inoltre la presentazione del primo progetto mirante a dare attuazione, dopo molti anni, alle norme costituzionali poste a garanzia dell'indipendenza e dell'autonomia dell'ordine giudiziario. Dopo un travagliato iter parlamentare, la legge attuativa dell'organo di autogoverno della magistratura fu infine varata nel 1958.
Il 4 luglio 1957 il D. venne nuovamente eletto vicepresidente del Senato. Nella terza legislatura repubblicana non tornò in Parlamento e si ritirò dalla vita politica attiva. Fu presidente dell'Ordine degli avvocati e dei procuratori presso la corte d'appello e il tribunale di Lecce.
Il 2 luglio 1959 fu eletto dal Parlamento tra i sette membri laici del primo Consiglio superiore della magistratura, che s'insediò il 18 dello stesso mese. Il D., che come ministro di Grazia e Giustizia si era reso promotore della costituzione di questo organo, venne riconosciuto il più indicato a ricoprire la carica di vicepresidente, essendone presidente, secondo la norma costituzionale. il capo dello Stato. Il D. ricoprì tale ufficio per il prescritto quadriennio, fino al 29 ott. 1963, in una fase in cui la stessa operatività del Consiglio superiore della magistratura poneva in essere delicati problemi di rapporti tra questo e gli altri organi dello Stato.
Esaurito il suo mandato al Consiglio, il D. riprese l'esercizio della professione forense. Tra il 1958 ed il 1967 fu anche presidente del Centro nazionale di prevenzione e di difesa sociale, succedendo in tale carica ad Alessandro Casati e ad Enrico De Nicola.
L'attività di questo Centro - costituito allo scopo di promuovere la realizzazione di un sistema di prevenzione e di difesa sociale attraverso lo studio, la ricerca e l'analisi delle strutture e dell'organizzazione sociale - ebbe grande impulso negli anni in cui a presiederlo fu il De Pietro. Vanno in proposito segnalati due suoi scritti L'attività del Centro nazionale di prevenzione e di difesa sociale nel suo quinto triennio (1961-1963), Varese s.d., e L'attività ... nel suo sesto triennio (1964-66), ibid. 1967. In particolare il Centro promosse importanti convegni sulla riforma del diritto penale, svolse inchieste sulla scuola e sulla amministrazione della giustizia.
Gravemente ammalato, il D. trascorse gli ultimi mesi nella sua abitazione di Lecce, dove morì il 7 ott. 1967.
Fonti e Bibl.: Necrologi in Corriere della sera, 8 ott. 1967; La Magistratura, XXI (1967), 10, p. 16; Atti parlamentari. Senato. Discussioni, legislatura I, Indice generale, anni 1948-1953, XLIV, Roma 1953, pp. 626 s.; Ibid., legislatura II, Indice generale, anni 1953-1958, XXX, Roma 1958, pp. 793 s.; R. Canosa-P. Federico, La magistratura in Italia dal 1945 ad oggi, Bologna 1974, p. 227; D. Novacco, Storia del Parlamento italiano, XV, Seconda legislatura della Repubblica (1953-1958), Palermo 1978, pp. 11, 190 s.; M. Magno, Galantuomini e proletari in Puglia dagli albori del socialismo alla caduta del fascismo, Foggia 1984, p. 411; I deputati e senatori del primo Parlamento repubblicano, Roma 1949, p. 510; I deputati e senatori del secondo Parlamento..., Roma 1954, pp. 444 s.; Panorama biografico degli italiani d'oggi, a cura di G. Vaccaro, Roma 1956, p. 525; Chi è?, Roma 1961, p. 237;Centro italiano ricerche e documentazione, Annuario politico italiano 1964, Milano 1964, pp. 508, 917; Lessico universale italiano, VI, Roma 1970, ad vocem;F. Bartolotta, Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970, Roma 1971, I, pp. 244, 307; II, pp. 245, 248, 394, 397, 405.