MICHELE di Massa
MICHELE di Massa. – Nacque intorno al 1298 probabilmente a Massa Marittima. È stata ipotizzata la sua appartenenza alla nobile famiglia Beccucci, ma in realtà nulla si sa dei suoi genitori.
M. entrò nell’Ordine agostiniano probabilmente a Massa Marittima e, secondo il normale percorso di formazione dei più dotati fra i giovani frati agostiniani, avrebbe dovuto trascorrere un periodo a Parigi per un lettorato in teologia, dopo l’iniziale periodo di formazione in filosofia e in teologia nella provincia di appartenenza.
Ancora secondo questo normale percorso, M. sarebbe dovuto poi tornare in Italia per trascorrere alcuni anni di insegnamento negli Studia dell’Ordine per tenere lezioni di teologia prima di recarsi a Parigi per affrontare la lettura delle Sententiae di Pietro Lombardo e per ottenere il dottorato in teologia.
L’introduzione a una versione del commento a Matteo (Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal, Mss., 1032, c. 1) composta da M. testimonia che, dopo le letture cursorie della Sacra Scrittura tenute a Parigi, tenne lezioni su Matteo in uno Studio diverso da quello parigino e che entrambe le attività occorsero prima della lettura delle Sententiae.
La data delle letture parigine delle Sententiae è di solito collocata tra il 1325 e il 1326, sulla base dell’interpretazione offerta da Trapp del riferimento che M. fa al ministro generale dell’Ordine e di una citazione presente in Jacques de Pamiers. Questo dato più correttamente interpretato collocherebbe invece la lettura delle Sententiae in una data più vicina al 1330.
Successivamente M. potrebbe essere rimasto a Parigi in qualità di baccalarius formatus oppure potrebbe essere tornato in Italia. Fu infatti diffinitor dell’Ordine durante il capitolo generale tenutosi a Venezia nel giugno 1332. In questi anni M. fu impegnato nella revisione della sua lettura delle Sententiae in vista della pubblicazione. Probabilmente anche parte dei commenti biblici, scritti di carattere devozionale e sermoni composti da M. appartengono a questo periodo.
M. morì a Parigi nel maggio del 1336 o 1337 mentre non era ancora concluso il percorso che lo avrebbe portato al conseguimento del dottorato in teologia, e fu sepolto nella chiesa del convento agostiniano di Parigi.
Secondo una tradizione meno attendibile egli sarebbe morto e sarebbe stato sepolto a Siena e i suoi seguaci avrebbero posto un berretto dottorale sulla sua tomba come segno di riconoscimento dei suoi meriti. Mentre c’è un generale accordo tra gli studiosi relativamente al fatto che M. sia morto a Parigi, sono differenti le opinioni relativamente alla data esatta della morte e al luogo di sepoltura. Secondo Gandolfo, M. sarebbe morto il 20 maggio 1337 e sarebbe stato sepolto nella basilica di S. Nicola a Tolentino. Secondo Ossinger sarebbe morto il 20 maggio 1336, mentre Perini riporta la data del 10 maggio 1337. La data più probabile dovrebbe essere però il 20 maggio 1337.
Il commento al primo libro delle Sententiae di Pietro Lombardo composto da M. è conservato in due manoscritti: Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 2214 e Ibid., Collegio di Spagna, Mss., 40. La versione conservata nel primo manoscritto sarebbe una Lectura lectoris, ossia una serie di letture tenute da M. in uno degli Studia dell’Ordine prima delle letture parigine. In quest’opera M. critica spesso Gerardo da Siena, come lui appartenente all’Ordine agostiniano.
Il commento al secondo libro delle Sententiae è conservato invece in un solo manoscritto, il Vat. lat.
, 1087 della Biblioteca apostolica Vaticana, che è una copia del testo che M. aveva rielaborato dopo le letture parigine aggiungendovi alcune discussioni più tarde. La maggior parte delle discussioni aggiunte riguardano la filosofia naturale, il tempo e il moto e possono essere state originate dalla lettura della Physica o del De caelo et mundo di Aristotele. I teologi degli ordini mendicanti non acquisivano un titolo accademico in arti e di conseguenza non tenevano lezioni su Aristotele se non negli Studia non universitari dell’Ordine dopo aver letto le Sententiae a Parigi o a Oxford e mentre attendevano al conseguimento del dottorato in teologia. Fu questo il caso del francescano Guglielmo di Occam e dell’agostiniano Ugolino da Orvieto. Così la parte del commento di M. al secondo libro delle Sententiae nel quale si riportano le opinioni degli occamisti fu composta probabilmente alla metà degli anni Trenta, non molto prima della morte di M. e poco dopo che il pensiero di Occam e dei suoi seguaci iniziasse a diffondersi a Parigi. Alcuni brani del commento alle Sententiae sono stati editi in Trapp (1965), Schabel e Courtenay (2003).
M. compose anche due notevoli commenti a testi biblici, il primo al Vangelo di Matteo e l’altro al Vangelo di Luca. Essi furono scritti probabilmente prima del suo ritorno a Parigi, benché parte del lavoro esegetico su questi testi possa essere datata agli ultimi anni della vita di Michele. Il commento a Matteo è conservato per intero in due manoscritti: Praga, Biblioteca nazionale della Repubblica ceca, Mss., 1887 (X.D.8) e Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Codd. lat., 1512 e parzialmente a Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal, Codd. lat., 1032, cc. 1-27. Due estratti sono stati invece individuati nei manoscritti di Roma, Biblioteca Angelica, Mss., 369, cc. 1-22 e Troyes, Bibliothèque municipale, Mss. 827, cc. 122-138 (Moralitates super Matthaeum). Il commento a Luca si trova, sotto forma di una più breve expositio ad litteram, in Roma, Biblioteca Angelica, Mss., 369, cc. 25-42, 47-77, 81-85 e Leipzig, Universitätsbibliothek, Mss., 274, cc. 25-47.
È probabile che le opere devozionali di M. sulla vita e la passione di Cristo siano state composte contemporaneamente ai commenti sui Vangeli. Una di queste è il De passione Domini ex quatuor Evangelistis, conosciuta anche con il titolo di Angeli pacis tratto dall’incipit, che è conservata in oltre quaranta manoscritti e che fu presto tradotta in tedesco. Di questo testo esiste anche un’altra versione tramandata con lo stesso titolo ma con un diverso incipit. Dopo anni di discussioni si è ora appurato che una versione della Vita Iesu Christi di M. è una rielaborazione di un testo degli inizi del XIV secolo, le Meditationes vitae Christi, ed è stata usata da Ludolfo di Sassonia per la sua Vita Iesu Christi. M. scrisse anche alcuni trattati sui vizi e le virtù, tra i quali De quattuor virtutibus cardinalibus e Quadraginta duo mansiones, conservati nel manoscritto di Bordeaux, Bibliothèque municipale, Mss., 267 e una rielaborazione del Breviloquium de virtutibus antiquorum principum et philosophorum di Giovanni del Galles, dal titolo Liber communiloquiorum. Molte di queste opere di carattere devozionale ebbero un’intensa circolazione nel Nord della Germania e in Renania e furono tradotte in olandese e in tedesco durante il XV secolo favorendo la diffusione della Devotio moderna.
Infine numerosi sermoni attribuiti a M. sono conservati nei manoscritti di Roma, Biblioteca Angelica, Mss., 69 e Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Clm., 8495, benché la loro autenticità non sia stata pienamente riconosciuta.
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W.J. Courtenay