FACHINETTI, Michele
Nacque a Visinada, distretto di Montona, nell'Istria centro-occidentale, il 7 ott. 1812, terzo dei quattro figli di Giorgio, agiato proprietario terriero, e di Antonia De Totto, capodistriana.
Il padre, appartenente alla piccola nobiltà locale, fu a lungo podestà del paese: manifestava apertamente la sua nostalgia per l'antico governo veneziano e l'ostilità verso la nuova dominazione austriaca. Nel F. questi sentimenti trovarono nuovo alimento a Padova, alla cui università si iscrisse nel 1830, dopo aver compiuto gli studi medi nel ginnasio degli scolopi a Capodistria.
Il F. non fu uno studente universitario molto zelante. Immatricolatosi alla facoltà di medicina, come il fratello Giovanni, passò dopo il 1835 a legge, conseguendo la laurea nel 1840. Più importante fu il soggiorno padovano per la sua formazione letteraria e politica. Frequentò infatti i circoli romantici della città, dove ebbe per compagni A. Aleardi, A. Fusinato, G. Prati e il più anziano N. Tommaseo. In questi ambienti assorbì anche gli ideali repubblicani e mazziniani, assai diffusi tra gli studenti istriani e triestini avversi al governo austriaco.
Dal 1837, per la morte del fratello maggiore Antonio, il F. fu costretto a risiedere sempre più a lungo a Visinada, per curare le proprietà di famiglia: dopo la laurea non esercitò mai la professione forense. Nel 1841 sposò Zoe De Furegoni, dalla quale ebbe tre figli. Nel febbraio del 1837 aveva cominciato a pubblicare le prime poesie sul periodico triestino La Favilla, fondato nel 1836 dall'istriano A. Madonizza, che raccoglieva gli scritti dei maggiori esponenti del romanticismo nella regione.
La collaborazione del F. alla rivista continuò assiduamente fino alla sua cessazione, nel 1846: in dieci anni vi pubblicò una quarantina di contributi, tra poesie e prose, mantenendo stretti rapporti con F. Dall'Ongaro, che nel dicembre 1837 era subentrato al Madonizza nella direzione. Nel maggio 1846 cominciò a scrivere anche sul supplemento letterario dell'Osservatore triestino, il giornale filo-governativo di Trieste, che sotto la direzione del friulano P. Valussi (rimasto in carica dal 1843 al 30 apr. 1848) aveva assunto un netto indirizzo liberale.
Nel 1843 il F. aveva curato a Trieste la pubblicazione del Memoriale di gratitudine, una raccolta di versi e prose dedicata al vescovo di Parenzo e Pola A. Peteani, che per rimanere nella sua diocesi aveva rifiutato la nomina ad arcivescovo di Zara. Al volume parteciparono i maggiori scrittori veneti e istriani dell'epoca e lo stesso N. Tommaseo. Nel 1847 uscì a Venezia Frate Felice, un poemetto storico in sestine, lodato da S. Pellico, col quale l'autore in quell'anno ebbe un breve scambio epistolare.
Nel corso del 1847 le autorità austriache di Trieste assunsero un atteggiamento sempre più ostile nei confronti degli ambienti liberali: in luglio F. Dall'Ongaro fu espulso dalla città. Il F. si schierò in particolare contro la politica del governo che favoriva, a danno della popolazione italiana, l'istituzione di scuole tedesche e slave nei distretti istriani: in quell'occasione compose la Preghiera di un fanciullo per la sua Nazione, d'ispirazione mazziniana, che poté circolare solo manoscritta.
A testimonianza dell'italianità dell'Istria il F., nell'autunno del 1847, pensò di pubblicare una Strenna istriana per l'anno 1848, sotto l'emblematico titolo di Preludio, alla quale collaborassero gli scrittori italiani della regione. L'opera venne stampata a Venezia nel gennaio seguente, in 400 esemplari: nell'elenco dei collaboratori, in prima pagina, furono usati inchiostri bianchi, rossi e verdi, per riprodurre in modo discreto i colori della bandiera nazionale.
La raccolta, nonostante il suo contenuto letterario, aveva in effetti un chiaro significato politico. Il F. si dolse che non vi avesse collaborato P. Kandler, il più insigne storico triestino del tempo, assertore dell'italianità culturale della regione, ma anche fedelissimo agli Asburgo, e dichiarò che la rivista L'Istria, che questi pubblicava, emanava un un'"odore d'austracismo cancrenoso". A sua volta il Preludio fu apertamente accusato dì "carbonarismo" dai legittimisti.
La situazione politica precipitò nel marzo 1848, con la rivolta a Vienna, le insurrezioni di Venezia e di Milano, la dichiarazione di guerra all'Austria di Carlo Alberto. Il 24 marzo il F. pubblicò sull'Osservatore triestino un articolo intitolato L'Istria, in cui dichiarava: "Trieste e l'Istria sono una sola patria: patria italiana, che dall'Adriatico stende le sue braccia a una patria più vasta". Nel corso di aprile, secondo un rapporto della polizia, egli divenne l'ispiratore, con A. Madonizza e G. P. Polesini, di un comitato rivoluzionario che preparava l'unione dell'Istria costiera con la rinata Repubblica di Venezia. C'era grande attesa per l'arrivo della flotta sarda, che difatti incrociò nell'alto Adriatico da maggio ad agosto, senza tuttavia effettuare sbarchi di truppe sulla terraferma.
In maggio l'annuncio delle elezioni per la nomina dei deputati all'Assemblea costituente austriaca sembrò placare ogni progetto insurrezionale. Le elezioni si tennero nella prima metà di giugno, in due turni. Il F. fu eletto deputato nel secondo collegio dell'Istria (Buie, Montona, Pinguente e Parenzo) con 93 dei 98 voti elettorali di seconda istanza, che rappresentavano i 3.889 votanti del primo turno. Anche negli altri tre collegi dell'Istria ex veneta prevalsero i candidati antigovernativi: A. Madonizza a Capodistria, C. De Franceschi a Rovigno-Pisino, F. Vidulich a Veglia-Pola. A Trieste e nell'Istria interna furono invece eletti tre deputati ben accetti alle autorità asburgiche.
Il governatore austriaco di Trieste scrisse a Vienna che i deputati dell'Istria veneta volevano unire la regione all'Italia sotto un governo repubblicano. In realtà il F. manifestò subito concezioni molto personali, ben più radicali di quelle dei colleghi. Durante il viaggio verso Vienna, compiuto ai primi di luglio con il Madonizza e il De Franceschi, egli confidò ai compagni che solo l'Istria ex veneta e la Dalmazia dovevano riunirsi all'Italia, mentre i territori di lingua italiana da sempre appartenuti agli Asburgo, Trieste, Gorizia e Pisino, potevano rimanere all'Austria: opinione che dispiacque molto al De Franceschi, originario di Pisino.
A Vienna, dove giunse il 9 luglio, il F. propose di fondare un giornale italiano che esprimesse una politica ostile all'Austria e favorevole a Carlo Alberto: i due colleghi giudicarono la proposta velleitaria e provocatoria. Già il 23 luglio era entrato in palese contrasto con A. Madonizza, tanto che questi in una lettera alla moglie lo definiva "privo di criterio, di tattica e di conoscenza del mondo e della società". Mentre gli altri deputati italiani dell'Istria aderirono al gruppo dei "federalisti", forte soprattutto dell'appoggio dei liberali polacchi e boemi, il F. fece parte a sé, su posizioni di rigida opposizione alla monarchia asburgica. Dopo la battaglia di Custoza cominciò ad accusare di tradimento anche Carlo Alberto e i Piemontesi, professando apertamente le sue idee repubblicane.
Nonostante i contrasti sempre più gravi che li dividevano, i deputati istriani furono in genere concordi nella difesa della loro terra d'origine: nella sua azione il F. poté valersi delle sue ottime capacità di scrittore e di una buona conoscenza del tedesco. In questa lingua scrisse il 15 luglio sull'Allgemeine Öesterreichische Zeitung di Vienna contro la proposta, formulata all'Assemblea nazionale di Francoforte, di aggregare l'intera Istria alla Confederazione germanica. In agosto pubblicò sul giornale Der Freymüthige una protesta contro i tentativi d'introdurre scuole tedesche in Istria e contemporaneamente, con i colleghi istriani, chiese al governo che l'italiano fosse dichiarato lingua ufficiale della regione.
Dopo l'annuncio dell'armistizio di Salasco il F. cominciò a disertare le sedute della Costituente. Il 30 settembre tuttavia pronunciò in tedesco un'interpellanza contro le violenze commesse dalle truppe austriache in Lombardia. Dopo nuovi e accesi contrasti col Madonizza, anche a proposito dell'ultima interpellanza, il 4 ottobre lasciò Vienna per l'Istria: a differenza dei tre colleghi non assistette quindi all'insurrezione della città nei giorni seguenti.
In patria il F. visitò il proprio collegio elettorale, tenendo vari discorsi. A Parenzo, dal balcone del palazzo Polesini, pronunciò parole violente contro il governo austriaco; un informatore riferì alla polizia che aveva invitato la popolazione a prender le armi, dichiarando che "la libertà si difende col sangue". A Trieste, il 24 seguente, fu festeggiato dagli scrittori e dai giornalisti liberali. Non poté ripartire subito per Vienna per le operazioni militari in corso nella capitale. Ritornò così a Visinada, dove scrisse alcuni articoli per Il Giornale di Trieste, che era stato fondato pochi mesi prima da G. Solitro.Dall'Istria poté raggiungere Kremsier in Moravia, dove la Costituente era stata riconvocata, il 15 novembre, prima dei colleghi rimasti a Vienna. Fu un soggiorno breve: il 18 dicembre presentò le dimissioni da deputato, adducendo motivi di salute.
In realtà, spiegò il 20 febbr. 1849 in una lettera a G. Solitro, non poteva sopportare "un parlamento schiacciato" come quello austriaco, né l'opposizione degli altri deputati istriani alla sua linea politica. Lo scioglimento della Costituente disposto nel marzo seguente dal nuovo imperatore Francesco Giuseppe diede ragione al suo duro giudizio.
Già nel dicembre 1848 il ministro degli Interni austriaco aveva dato disposizione agli organi di polizia dell'Istria di sorvegliare attentamente l'operato dei quattro deputati. Nell'aprile 1849 il F., su denuncia del parroco croato di Visinada, dovette comparire davanti alla corte militare dell'Istria, che lo diffidò dallo svolgere propaganda politica tra la popolazione. In quest'occasione probabilmente egli distrusse tutti i documenti sulla sua attività precedente.
Nonostante la sorveglianza e le intimidazioni delle autorità, il F. continuò a collaborare con articoli d'argomento politico e, più raramente, con versi a numerosi periodici: Il Messaggiere dell'Adria di Trieste, Il Friuli di Udine, diretto da P. Valussi, L'Eco dell'Isonzo e Il Giornale di Gorizia di Gorizia. Il 1° ott. 1850 poté finalmente fondare un proprio foglio bisettimanale, Il Popolano dell'Istria, stampato a Trieste e diffuso in tutta la regione: qualche copia era spedita anche nel Lombardo-Veneto.
Il giornale durò meno di un anno: cessò con il numero del 2 sett. 1851, perché non era stato possibile versare la cauzione di 3.000 fiorini richiesta dalle autorità per le pubblicazioni politiche. Per esso il F. scrisse circa 150 articoli e ottenne la collaborazione di altri scrittori e uomini politici istriani, compreso A. Madonizza, con il quale si era riconciliato.
Già in cattive condizioni di salute, il F. peggiorò nell'estate 1852: morì a Visinada il 22 ottobre di quell'anno. Negli stessi giorni veniva riaperto il procedimento giudiziario nei suoi confronti per i fatti del 1848.
Una raccolta dei suoi scritti, Poesie e prose, fu pubblicata a Capodistria nel 1865, a cura del cognato C. De Furegoni, con prefazione di C. Combi.
Fonti e Bibl.: Un'esauriente bibliografia degli scritti del F. (275 numeri) e delle opere che lo riguardano, in ordine alfabetico, è in appendice a G. Saba, M. F., in Archeografo triestino, s. 4, XIV-XV (1948), pp. 15-132. Scritti sparsi, lettere e testimonianze in V. Monti, M. F. poeta e uomo politico, Pola 1909 (descrive i mss. inediti); [E Salata], Il diritto d'Italia su Trieste e l'Istria, Torino 1915, pp. 154, 168, 212, 224, 228, 237, 240, 244, 248, 266; Carlo De Franceschi, Mem. autobiografiche, a cura di Camillo De Franceschi, Trieste 1926, pp. 12 ss., 27, 57, 70, 78-88, 100, 106, 140, 152, 212-217, 221, 244 ss., 155 s., 264-267; V. Monti, Le lettere di M. F., Parenzo 1934; S. Cella, Lettere del 1848 di M. F., in Pagine istriane, s. 4, X (1960), pp. 37-47; A. Fragiacomo, Una lettera di P. Kandler a M. F. e il "Preludio" del 1848, in La Porta orientale, XXX (1960), pp. 453-456; Id., Lettere di Zoe de Furegoni (Lola) al poeta M. F., ibid., pp. 119-128; G. Quarantotti, Alcune lettere inedite di M. F., in Pagine istriane, s. 4, XI (1961), pp. 177-190; A. Fragiacomo, Ancora lettere fachinettiane, in La Porta orientale, XXXI (1961), pp. 311-325; A. Madonizza, Lettere dalla Costituente austriaca del 1848-49, a cura di G. Quarantotti, Venezia 1966, ad Indicem. Si vedano anche: G. Quarantotti, L'Istria nel 1848 alla luce di nuove testimonianze, in La Venezia Giulia e la Dalmazia nella rivoluzione nazionale del 1848-1849. Studi e documenti, II, Udine 1949, pp. 344, 357, 379-397, 437 s., 443, 457 s.; R. Giusti, Orientamenti liberali del giornalismo lombardo-veneto, Venezia 1966, pp. 20 s., 28; M. De Grassi, Il giornalismo goriziano a metà dell'Ottocento (1848-1851), Trieste 1974, pp. 11, 16; F. Semi, Istria e Dalmazia. Uomini e tempi, I, Udine 1991, pp. 297 ss.