FALLICA, Michele
Nacque a Catania il 28 maggio 1797 da Salvatore e da Margherita Petrosino. Battezzato nella cattedrale col nome di Michiele, così venne indicato negli atti e chiamato fino al 1843. Dedicatosi in giovane età allo studio della medicina, si laureò molto presto: si conserva la "supplica" autografa del 26 ott. 1819, nella quale, essendo stato bandito il concorso per la "cattedra di medicina prattica" presso l'università di Catania, chiedeva di essere ammesso a parteciparvi, dichiarandosi "dottore in filosofia e medicina". Nel 1820, a soli 23 anni, fu chiamato alla cattedra di fisiologia e igiene dell'università di Catania: questo insegnamento, introdotto in quei corsi di studi agli inizi del secolo, era stato tenuto sino al 1815 da G. Maltese, già lettore a Napoli, quindi da A. Di Giacomo fino al 1818. Resasi vacante la cattedra, era stato indetto a Catania - nei giorni 19, 20 e 21 sett. 1820 - il concorso, vinto dal Fallica.
Rimase in cattedra ininterrottamente fino al 1865, ma divenne ordinario solo nel '62. Durante gli anni del suo magistero ricoprì eminenti cariche universitarie: fu decano della facoltà medico-chirurgica, segretario cancelliere, preside di facoltà e rettore. Accanto agli impegni universitari assolse altri importanti incarichi: più volte segretario e presidente della commissione vaccinica della provincia di Catania, fu medico fiscale della gran corte vescovile e primo medico dell'ospizio dei trovatelli; fu inoltre socio attivo dell'Accademia Gioenia fino quasi dal suo sorgere, agli uffici del cui comitato partecipò lungamente. Nel 1837 si prodigò per assistere i malati durante l'epidemia di colera che infierì a Catania causando centinaia di vittime, non di rado sostituendo quanti, al primo manifestarsi del male, avevano disertato il campo.
Nei lunghi anni della sua attività didattica il F. non emerse sul piano della ricerca scientifica, ma si dimostrò un coscienzioso insegnante, preoccupato di formare medici "filosofi" ben preparati e ottimi conoscitori dell'anatomia umana.
Aderente alla teoria del controstimolo sostenuta da G. Rasori e da G. Tommasini, riteneva che lo studio profondo della struttura e delle funzioni del corpo umano costituisse l'unico, valido principio su cui basare la conoscenza delle malattie e, conseguentemente, l'esercizio della medicina. Dettava le sue orazioni fisiologiche impostate, secondo la sua visione filosofica della scienza, su "metodo, confutazione e giudizio"; proclamava la natura universale e cosmopolita della scienza e la necessità della sua diffusione al di là delle barriere etniche; riconosceva la pari dignità tra medici e chirurghi, questi ultimi in passato ingiustamente discriminati da pregiudizi. Gran parte della sua dottrina e dei suoi principi filosofici e scientifici è esposta in Discorso d'inaugurazione per l'apertura degli studii dell'annoscolastico 1857 e 1858, Catania 1858.
Morì a Catania il 13 genn. 1874.
Fonti e Bibl.: Catania, Archivio dell'Università, manoscritti, vol. 443; Ann. d. Univ. di Catania, anni scolastici dal 1850-51 al 1873-74; C. Tropea, Discorso sulle lezioni di fisiologia del... d. Michiele F., Catania 1843; G. Ardini, Elogio del professore M. F., Catania 1874; Storia dell'Università di Catania dalle origini ai giorni nostri, Catania 1934, pp. 306, 323 s., 362. Informazioni bibliogr. sono state fornite da S. Mirone, direttore, e da A. Riolo, direttore di sezione, della Biblioteca regionale universitaria di Catania.