GHERARDINI, Michele
Nacque l'8 luglio 1752 da Federico e da Rosa Isella a Milano, ove nel ginnasio S. Alessandro completò i primi studi. Intrapresi quelli medici a Bologna, li concluse a Pavia, allievo di G.B. Borsieri de Konilfeld, laureandosi nel 1772. Avviatosi alla carriera ospedaliera, la percorse interamente nel grande nosocomio milanese, l'ospedale Maggiore: medico soprannumerario in data 25 sett. 1775, fu successivamente nominato medico astante il 20 sett. 1782, medico fisso secondario nel 1787, infine medico di S. Corona il 23 marzo 1799. Mantenne quest'ultima carica fino al 1824, quando fu posto in quiescenza.
Il nome del G. è strettamente legato ai suoi studi sulla pellagra, inseriti nel filone di ricerche sulla malattia in parte promosse dalle autorità che, nella seconda metà del XVIII secolo, ne avevano constatato con crescente preoccupazione la evidente diffusione endemica.
Il G. illustrò dettagliatamente i risultati delle sue originali osservazioni cliniche condotte su oltre mille casi esaminati e le conclusioni scientifiche cui era giunto nel trattato Della pellagra. Descrizione…, edito a Milano nel 1779. Colpito dalla diffusione endemica della malattia tra le popolazioni rurali più povere e dal suo carattere di stagionalità, egli concentrò l'attenzione sulle condizioni di vita degli strati sociali recettivi, individuando nel loro regime alimentare pressoché esclusivamente maidico e privo di apporto carneo caratteristico dei mesi invernali la causa protocatartica della forma morbosa in studio. Si contrapponeva in tal modo alle teorie in precedenza formulate, che annettevano grande importanza all'eccessiva esposizione alla luce solare nella genesi delle lesioni cutanee caratteristiche della malattia o alle condizioni igienico-ambientali in grado di favorirne la diffusione per contagio; indicando invece in un complesso di provvedimenti di ordine sociale, dei quali avrebbero dovuto farsi carico le classi più ricche, i mezzi più idonei per combatterla, individuava nella patologia in studio un vero problema socio-economico. La sua brillante intuizione, i mezzi anche tecnici, quale per esempio un controllo particolarmente attento della qualità della panificazione, che propose per combattere il dilagante fenomeno, segnarono di fatto l'inizio del lungo cammino che si sarebbe concluso, oltre un secolo più tardi, con la scomparsa praticamente totale della pellagra. Il suo trattato ebbe favorevole accoglienza e ricevette nel 1780 il premio dal capitolo dell'ospedale Maggiore di Milano; nel 1792 fu tradotto in tedesco da K.H. Spohr.
Il G. fu anche noto nell'ambiente medico-scientifico per aver tradotto opere scientifiche straniere, che analizzò, anche, e arricchì di annotazioni. La sua traduzione dell'opera di P. Fabre, edita a Milano nel 1787 col titolo Trattato delle malattie veneree… con note ed appendice di alcuni metodi curativi e preservativi della lue venerea e dedicata a P. Moscati dei cui insegnamenti si professa debitore, ne costituisce un valido esempio, soprattutto per la ricchezza di informazioni contenute nelle 81 pagine di appendice. Così pure la traduzione del trattato del medico bernese J.F. von Herrenschwand, Trattato delle principali e delle più frequenti malattie esterne ed interne…, edita a Milano nel 1789 e dedicata a J.P. Frank, è arricchita da una quantità notevolissima di annotazioni, puntualizzazioni, classificazioni, sunti di casistiche, citazioni storiche (tra le più interessanti, quelle relative alla "polmonia", alle infiammazioni, all'oftalmia, alle malattie veneree, alle affezioni delle gravide e delle puerpere), financo di alcuni capitoli non presenti nell'opera originale (sulla pellagra, anzitutto, e poi anche sull'impotenza, sulle polluzioni notturne, sul priapismo, sulla sterilità): questa, in definitiva, ne risulta trasformata in un trattato non solo contenente le più aggiornate conoscenze dell'epoca, ma ricco altresì di molti approfondimenti storico-medici e storico-letterari.
Molto apprezzate del G. furono anche le Osservazioni medico-pratiche sulla rabbia canina, pubblicate nel Dizionario classico di medicina interna ed esterna, XXXVII, Venezia 1837, pp. 124-130, basate sulla sua esperienza di medico nell'ospedale Maggiore: in questo scritto, interessante anche perché vi sono riportate le relazioni di alcune autopsie eseguite da G. Monteggia, egli critica aspramente l'uso di alcuni medicamenti, quali le cantaridi, o pratiche come l'immersione del paziente in acqua, e conclude mettendo in evidenza la sostanziale inefficacia di tutti i mezzi fino ad allora proposti per la cura della rabbia.
Ricordato come medico assai prudente e non attestato su posizioni estreme di aderenza a sistemi medici caratteristici della sua epoca, il G. nel 1786 partecipò all'assegnazione di un premio promosso dalla Società patriottica di Milano destinato a chi avesse proposto una "farmacopea per i poveri ragionata ed adattata alla Lombardia Austriaca", ottenendo nel 1787 una medaglia d'oro di incoraggiamento. Nel 1795 e nel 1796 si occupò della epizoozia che colpì i bovini lombardi, investito dell'incarico di commissario medico governativo. Dal 1797, inoltre, rivestì cariche pubbliche nella Municipalità milanese, occupandosi di questioni sanitarie. In corrispondenza con eminenti scienziati del suo tempo, tra i quali G. Pasta e J.P. Frank, il G. fu anche cultore di storia locale.
Colpito da apoplessia, morì a Milano il 25 ott. 1825.
Aveva sposato Clara Bellinzaghi, dalla quale ebbe i figli Giovanni, apprezzato filologo, Marietta e Carlo.
Fonti e Bibl.: F. Longhena, M. G., in P. Sangiorgio, Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano, e notizie intorno ai più celebri medici…, Milano 1831, pp. 645-650; A. Verga, Intorno all'ospitale Maggiore di Milano nel secolo XVIII e specialmente intorno alle sue scuole di anatomia e di chirurgia. Cenni storici, Milano 1873, pp. 38-41, e in Gazzetta medica italiana, Lombardia, s. 6, XXXI (1871), 4, pp. 392-395; A. De Bernardi, Pellagra, Stato e scienza medica: la curabilità impossibile, in Storia d'Italia (Einaudi), Annali 7. Malattia e medicina, Torino 1984, p. 685; G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia. Dalla peste europea alla guerra mondiale. 1348-1918, Roma-Bari 1987, pp. 289 s.; L. Belloni, La medicina a Milano dal Settecento al 1915, in Storia di Milano, XVI, pp. 950, 978; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, p. 737; Enc. Italiana, XVI, p. 893; XXVI, p. 816, s.v.Pellagra.