GIUSTINIANI, Michele
Nacque a Chio il 10 apr. 1612 da Pietro e Maria Costa. Il padre discendeva dal ramo Reccanelli della nobile famiglia genovese che dal 1346 (anno della riconquista di Chio da parte di Genova) aveva ottenuto il privilegio di fondarvi e gestirvi una compagnia di commercio - la Maona di Chio -, che si mantenne fino alla metà del XVI secolo.
Si trasferì giovanissimo ad Avellino, presso il cugino, Bartolomeo Giustiniani, vescovo della città dal 1626. Ad Avellino, dove in seguito fu titolare di tre abbazie e di diversi benefici ecclesiastici, il G. entrò in seminario all'età di tredici anni. Compiuti gli studi umanistici sotto la direzione del cugino vescovo, nel 1633 si trasferì a Roma, dove nel 1642 si laureò in utroque iure. Dopo aver ottenuto (15 dic. 1636) l'ascrizione alla nobiltà genovese insieme con i fratelli Gabriele, Francesco e Pantaleo, nel 1638 il G. si trasferì da Roma a Genova, per conoscere la parentela e i membri dell'aristocrazia cittadina. Questa conoscenza, supportata dal suo interesse a documentarsi sulla storia e i personaggi principali della Repubblica di Genova, fu l'occasione per la composizione di un'opera, presumibilmente non ultimata, sulle famiglie dell'aristocrazia genovese; di essa, rimasta manoscritta, non si conosce il luogo di conservazione. Nello stesso 1638 iniziò la stesura de Gli scrittori liguri.
Poco dopo il ritorno a Roma si recò nuovamente ad Avellino, per curare le rendite delle abbazie suddette, in parte conferitegli dal cugino Bartolomeo e in parte assegnategli per volontà di Urbano VIII. Negli anni Quaranta fu in Corsica in qualità di vicario della diocesi di Aleria, dove era vescovo un altro cugino, Decio Giustiniani, e successivamente altre due volte a Genova e, per diporto, in Sicilia. Nel 1652, morto Decio, andò nuovamente ad Aleria, inviatovi da Innocenzo X in qualità di vicario apostolico, poi ad Avellino. Nel 1654 era di nuovo a Roma.
Qui nel 1656 il G. dette alle stampe la sua prima opera: Dell'origine della Madonna di Costantinopoli, o sia d'Istria, e delle di lei pretese traslationi libri due. Subito dopo si ritirò ancora ad Avellino per quattro anni, favorito dal principe Francesco Marino Caracciolo e dal vescovo Lorenzo Pallavicino nonché oggetto della benevolenza di altri numerosi personaggi che gli furono confidenti e protettori (tra loro Nicolò Ludovisi, principe di Piombino, al quale lo legò una devozione ventennale). Il G. fece trasportare da Napoli ad Avellino, a proprie spese, una tipografia con la quale nell'arco di tre anni poté dare alle stampe altre sei opere: Sonetti di m. Bartolomeo Giustiniani, vescovod'Avellino,conla di lui vita (1656); Operette spirituali del v.p. Giorgio Giustiniani gesuita, cioè Giornata, passatempo e ricordi spirituali,con la di lui vita scritta (1656); La gloriosa morte di diciotto fanciulli Giustiniani, patrizi genovesi de' signori di Scio (1656); Caroli Poggij de nobilitate liber disceptatorius, et Leonardi Chiensis de vera nobilitate contra Poggium tractatus apologeticus,cum eorumvita et annotationibus (1657); Constitutioni Giustiniane ecclesiastiche instruttive eprecettive (1658); La Scio sacra del rito latino (1658).
Nel 1659 tornò a Roma, dove frequentò assiduamente la biblioteca del cardinale B. Spada per consultarvi manoscritti e opere a stampa, attingendo spunti e materiale per i suoi numerosi lavori. Frutto di copiose, eruditissime ricerche, essi si valsero anche della frequentazione delle più importanti biblioteche italiane, in particolare a Roma e Napoli, nonché di fitti scambi epistolari con spiriti tra i più raffinati e sensibili del suo tempo, che gli dettero concreta collaborazione. Tra questi l'agostiniano Angelico Aprosio, anch'egli umanista ed erudito, bibliofilo e bibliotecario, fondatore della prima biblioteca pubblica ligure, la Aprosiana di Ventimiglia.
Nel 1660 il G. fu ancora ad Avellino, presumibilmente dopo un nuovo soggiorno a Genova, e nel 1661 a Napoli. Nel 1662 pubblicò a Roma la Historia delcontagio d'Avellino; pure a Roma pubblicò nel 1665 De' vescovi e de' governatoridi Tivoli libri due (in appendice a F. Marzi, Historia ampliata di Tivoli) e, nel 1667, le prime parti delle Lettere memorabili dell'abbate Michele Giustiniani, patritio genovese… e de Gli scrittori liguri.
Quest'ultima opera, repertorio completo degli autori liguri di scritti editi o inediti, è certamente una delle sue più note; insieme con quella coeva di Raffaello Soprani, essa servì ad Agostino Oldoini per compilare l'Athenaeum Ligusticum, stampato a Perugia nel 1680. Progettata in due volumi, di cui il secondo rimasto manoscritto, si proponeva di esaltare il valore dei Liguri nelle lettere - che il G. riteneva eccessivamente sottovalutato, se non addirittura misconosciuto - ed era dedicata alla Repubblica di Genova. Per la redazione del secondo volume, in particolare, egli sollecitò la collaborazione dell'Aprosio (ligure di Ventimiglia), direttamente con la redazione di parti del testo e indirettamente con la segnalazione di fonti documentarie. La collaborazione tra i due potrebbe forse dirsi una redazione a quattro mani, dato che lo stesso G. dichiarò, in una lettera all'Aprosio, di essere "pronto a inserire le stesse parole delle relationi o la suostanza di esse nella maniera che ella più inclina". La collaborazione si sarebbe anche estesa a integrazioni e correzioni dell'intero testo, nonché alla redazione dell'errata corrige del primo volume.
Dopo il 1667 il G. tornò saltuariamente a Genova, dove lo attendevano la tenace opposizione dei parenti alla divulgazione di notizie riguardanti la famiglia e le loro costanti interferenze volte a ritardare la stampa delle opere che ritenevano non opportune: particolarmente avversata fu, in questo senso, la pubblicazione de La gloriosa morte di diciotto fanciulli Giustiniani.
Nel 1673 pubblicò a Roma il Sacrosanctum concilium Tridentinum, eiusque patres coadiutores et interpretes, in trigintaquinque indices dispositi, cui nel 1675 e 1677 seguirono, ancora a Roma, la continuazione delle Lettere memorabili e delle annotazioni che G.A. Novari allegò ai suoi Summae bullarum, sive apostolicarum constitutionum usu frequentiorum commentaria. Tuttavia le opere inedite del G. furono più numerose di quelle edite: un elenco, che egli pose in margine all'introduzione a Gli scrittori liguri, ne indica 49 già completate; la Biblioteca napoletana di Nicolò Toppi - di undici anni successiva - ne indica invece 43, di cui tre sole ultimate.
Il G. morì a Roma nel 1680.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Ar-chiviosegreto, filza 2834, c. 132; Coll. Lagomarsino, 446, cc. 166-167; 495, cc. 203, 296; Genova, Biblioteca universitaria, Mss., E.VI.5: Corrispondenti dipadre Angelico Aprosio (lettera del G. all'Aprosio, s.d.); N. Toppi, Biblioteca napoletana et apparato a gli huomini illustri in lettere di Napoli e del Regno, dalleloro origini, per tutto l'anno 1678, Napoli 1678, I, pp. 214-216; G.B. Spotorno, Storia letteraria dellaLiguria, Genova 1824-58, V, pp. 1-4; K. Hopf, Storia dei Giustiniani di Genova, Genova 1881; Id., Les Giustiniani, Paris 1888 (entrambe sulla famiglia e il ruolo del G. in essa).