NANNARONI, Michele Maria
– Figlio di Matteo e di Domenica Tenore, nacque a Foggia il 17 giugno 1732 e fu battezzato il giorno seguente nella parrocchia di S. Tommaso Apostolo dall’arciprete Nicola Ferrari.
Non sono molte le notizie sulla vita di questo domenicano che ha segnato la storia della spiritualità del Settecento e il dibattito teologico promosso dalle correnti gianseniste italiane. Presente nelle fonti domenicane che registrano l’eco delle controversie dottrinali che lo coinvolsero a partire dagli anni Sessanta del secolo, fu impegnato a sostenere il valore della messa nel rapporto tra Chiesa e fedeli e si batté per ricollocare l’eucarestia all’interno delle celebrazioni liturgiche, abbandonando la diffusa prassi di una somministrazione indipendente.
Entrato giovanissimo nella Provincia domenicana di Puglia, si affiliò alla Congregazione riformata di S. Marco de’ Cavoti per poi spostarsi a Firenze e a Perugia, dove perfezionò gli studi. Nel convento romano di S. Sabina conseguì il titolo di dottore in teologia nel 1760, trasferendosi poi a Venezia e in Istria per dedicarsi all’impegno pastorale. Venne allora a conoscenza della controversia di Crema, innescata dal tentativo di diffondere la prassi di comunicare i fedeli durante la messa. L’impegno in tal senso del canonico Giuseppe Guerrieri aveva provocato seri problemi disciplinari interni al clero, costringendo il papa a intervenire nel 1742 con la bolla Certiores effecti. Passato in Friuli nel 1762, due anni dopo Nannaroni affrontò questi temi nell’Opuscolo teologico La comunione del sagrifizio rispetto al popolo è una delle verità rivelate propostaci dalla chiesa (s.l. s.d., stampato forse nel 1771 dopo strenue opposizioni dei domenicani veneziani). Nell’aprile 1765 iniziò il sodalizio intellettuale con Guerrieri, con il quale condivise l’impegno per diffondere un orientamento pastorale caratterizzato da una più profonda partecipazione allo spirito che, a loro avviso, doveva animare le pratiche liturgiche. I due si incontrarono a Piacenza in settembre, prima che Nannaroni partisse da Genova per tornare a Foggia nel 1767.
Nella sua terra si dedicò a diffondere la comunione durante la messa con tale impegno che Marco De Simone, a quel tempo vescovo di Troia, si vide costretto a sospenderlo dalla confessione e dalla predicazione: una decisione di grande rigore in una fase in cui i domenicani erano impegnati a collaborare con i presuli per assicurare l’insegnamento teologico nei seminari e, nella provincia di S. Tommaso di Puglia, sostenevano le missioni per l’educazione religiosa dei fedeli fino a tassare i conventi della regione.
Negli stessi anni entrò in conflitto con un confratello più anziano, il reggente dello Studio di Barletta Giuseppe Maria Elefante, al quale aveva inviato alcuni suoi scritti suscitando in lui dubbi e perplessità. Il 23 agosto 1768 il maestro dell’ordine Juan Tomás de Boxadores intervenne nel confronto dottrinale per evitare che la polemica si trasformasse in una contrapposizione teologica tra i seminari della zona e, poco dopo, fra Michele ricevette il precetto di ritrattare gli errori rilevati nelle sue tesi. Incoraggiato dal vescovo di Molfetta Celestino Orlandi, al quale aveva sottoposto alcune sue riflessioni, nel 1770 Nannaroni era pronto a stampare un Catechismoesposto in forma di dialoghi sulla comunione dell’augustiss. sagrifizio della messa per uso de’ parrochi e de’ sacerdoti, coerente con la produzione dottrinale diffusa negli ambienti giansenisti della penisola e destinato a sostenere l’impegno pastorale. Il domenicano si trasferì dunque a Napoli per apportare i correttivi imposti dai revisori e lì, nell’aprile di quell’anno, pubblicò, anonimo, lo scritto. L’opera ebbe una buona circolazione anche fuori d’Italia e questo rinfocolò la polemica con Elefante, autore di una Dissertazione teologico-critica con la quale Nannaroni polemizzò ancor prima della sua pubblicazione (Proposizioni erronee ec. e rispettivamente ereticali di un libro intitolato: Dissertazione teologico critica del P.F. Giuseppe Maria Elefante ec., s.l. s.d., ma 1774). A sostegno delle proprie posizioni pubblicò inoltre un’Apologia del catechismo sulla comunione del s. sagrifizio della messa (s.l. s.d., ma 1771), che includeva la lettera indirizzata a Clemente XIV il 2 novembre 1771. In questo clima, dopo Orlandi manifestarono il loro apprezzamento per Nannaroni altri ecclesiastici vicini al giansenismo come l’arcivescovo di Reggio Calabria Alberto Capobianco, Andrea Serrao e Pier Francesco Foggini.
Nel 1774, col nome di Anastasio Leofilo, pubblicò a Lugano Del pubblico divin diritto alla comunione eucaristica nel sacrifizio della messa, opera sfuggita alle emendazioni preventive e dunque più coerente delle precedenti nel suo impianto argomentativo. Il vescovo di Crema Marco Antonio Lombardi, ansioso di sopire una controversia dottrinale che rischiava di trasformarsi in fattore di instabilità per la vita della diocesi, decise di far analizzare la qualità teologica del volume e il 24 gennaio 1776 indirizzò al segretario dell’Indice Pio Tommaso Schiara una lettera, a seguito della quale fu sottoposta a esame l’intera produzione di Nannaroni. Il 18 agosto 1775 la Congregazione condannò l’Opuscolo teologico, il Catechismo, l’Apologia, I sentimenti del concilio di Trento sulla parte, che ha il popolo al divin nostro sagrifizio (s.l. s.d.) e Del pubblico divin diritto. Con il decreto del 22 aprile 1776 furono inclusi nell’Indice anche il Ristretto della Dottrina della Chiesacirca l’uso della ss. Eucaristia nella comunione dei fedeli (Lugano 1775) e l’opera di Elefante, obbligando Nannaroni alla ritrattazione pronunciata a Roma nel 1779.
Nel marzo 1780 tornò a Foggia dove si dedicò all’attività pastorale, accantonando definitivamente la riflessione teologica.
Contagiato dalla malaria, si ritirò col fratello nella casa di famiglia di Mortelliti, dove morì il 10 luglio 1784.
Fonti e Bibl.: Foggia, Arch. diocesano, Arcipretura curata S. Tommaso Apostolo, Battesimi 1710-1740, c. 214v; Roma, Arch. generale dell’Ordine dei predicatori, IV, 228, c. 47v e 248, cc. 143r-144v; XIV, 547; Parigi, Bibliothèque du Séminaire Saint-Sulpice, Fond Clément, Lettres Italiennes, III; Città del Vaticano, Arch. della Congregazione per la Dottrina della Fede, S. O., Tit. Libr. 1759-1783, cc. 52rv; Index, Protocolli 91 (1773-78), cc. 88r-215r; Ephemerides liturgicae, 81-82 (1767), p. 91; Saggio dato da’ signori novellisti fiorentini del catechismo sulla comunione del popolo nella messa. Continuazione delle Novelle Letterarie num. 48 Firenze 30 Novembre 1770, s.l. né d. (ma 1771); Index librorum prohibitorum sanctissimi Pii sexti pontificis maximi, Roma 1786, pp. 68-69; B. Volpi, Storia delle celebre controversia di Crema sopra il pubblico divin diritto alla comunione eucaristica nella Messa, Venezia 1790, p. 288; G. Cernitori, Biblioteca polemica degli scrittori che dal 1770 fino al 1793 hanno o difesi o impugnati i dogmi della cattolica romana Chiesa, Roma 1793, p. 161; G. Matteucci, in Enciclopedia cattolica, VIII, Vaticano 1952, col. 1612; C. Candelari, Un libro chiave per la storia del giansenismo italiano stampato e presentato da Agnelli, in Archivio Storico Ticinese, 12 (1962), pp. 575-582; R. De Maio, Società e vita religiosa a Napoli nell’età moderna, Napoli 1971, pp. 273-275; G. Cappelluti, I riflessi della controversia di Crema nell’Italia meridionale. Le discusse tesi di M.M. N., in Sapienza, XXIX (1976), pp. 18-64; F. Mena, Stamperia ai margini. Editori e librai nella svizzera italiana. 1746-1848, Bellinzona 2003, pp. 49 s., 378; L.G. Esposito, I domenicani in Puglia e in Basilicata. Ricerche archivistiche, Napoli-Bari 1998, pp. 201 ss.; J.M. de Burjanda, Index librorum prohibitorum, 1600-1966, XI, Sherbrooke 2002, pp. 647 s.; Id., Los dominicos en la organización y en el ejercicio de la censura. Los dominicos en el Índice romano, in Praedicatores, inquisitores III, I domenicani e l’Inquisizione Romana. Atti del III seminario internazionale... 2006, a cura di C. Longo, Roma 2008, pp. 124 s.; Römische Inquisition und Index-kongregation. Grundlagenforschung II: 1701-1813, a cura di H. Wolf, Paderbon-München-Wien-Zürich 2009, pp. 1332, 1335.