MARLIANI, Michele
– Nacque a Piacenza verso il 1420. Nobile milanese, discendente da Vincenzo Marliani, era fratello di Giacomo, dei Capitani e difensori della Communitas ambrosiana, di Pietro, ricco mercante padre di Lucia amante del duca Galeazzo Maria Sforza, di Giovanni Antonio, arciprete di S. Maria del Monte di Varese, e di Giorgio, cameriere ducale e gentiluomo di corte.
In ragione dei meriti acquisiti da questo ramo del casato, di parte ghibellina, nel favorire l’ascesa di Francesco Sforza, divenne cubiculario di papa Niccolò V nel 1452, dietro esplicita raccomandazione del nuovo duca di Milano, che tuttavia provvide immediatamente a tracciare limiti operativi molto stretti alla libera iniziativa del M., ripreso severamente per aver tentato di impetrare, privo di licenza ducale, un modesto beneficio; confini che lo Sforza aveva già delineato quando, alla volontà del papa di gratificare il M. con la commenda piacentina di S. Egidio, contrappose l’assegnazione della medesima ad Aicardo Nibbia, ma che, nel corso degli anni, andarono ampliandosi, a compensare la fedeltà dimostrata dal M., e si accompagnarono ad azioni di sostegno alla sua carriera in Curia, dove, oltre che scriptor bullarum, fu tra i chierici di Camera soprannumerari nel 1454 e fu ammesso tra i participantes all’inizio dell’anno successivo, sotto Callisto III.
Un’obbediente devozione alla nuova dinastia ducale che – apertamente riconosciutagli dallo Sforza quando lo dichiarava «nostro fedelissimo quanto dire se possa» (Fossati) – il 9 genn. 1461 valse infine al M. la cattedra episcopale di Tortona, ottenuta, nonostante palesi riserve espresse in concistoro, grazie al risoluto intervento del duca Francesco presso la corte romana e il clero tortonese.
Insieme con Ugolotto Facino, per conto di Ercole d’Este fratello di Borso duca di Modena e Reggio, con un cancelliere del marchese di Monferrato in nome del suo signore e con Marsilio Andreasi per la marchesa di Mantova Barbara di Hohenzollern, fece da padrino alla figlia di Sforza Maria Sforza e di Antonia Dal Verme, battezzata Giovanna Lucia il 22 luglio 1466.
Pochi giorni dopo, il 25 agosto, fu cooptato nel Consiglio segreto.
Anche in questo caso, come era avvenuto per le cariche ecclesiastiche, il duca si premurò di delineare con precisione le competenze del M., nominato consigliere esclusivamente per rafforzarne il potere in Curia, come Galeazzo Maria Sforza ebbe modo di dichiarare al suo primo segretario, Cicco Simonetta, che ne aveva caldeggiato l’elezione (Vaglienti). Quei limiti tuttavia dovevano esser ben noti al M., che era stato preventivamente invitato a rinunciare a ogni emolumento pur confidando di poter contare in alternativa sull’assegnazione di qualche beneficio vacante, com’ebbe a dichiarare per lettera da Tortona il 22 ag. 1466 (Arch. di Stato di Milano, Registri ducali, cart. 167, c. 178r) L’ossequiente docilità del M., da lui apertamente professata, consentì ai duchi di Milano di esercitare un potere più cogente sulle Comunità della diocesi tortonese: così, per esempio, nel 1472 il M. acconsentì a stipulare, anche se solo precario nomine, un atto volontario di rinuncia al privilegio di esenzione dalla tassa sui cavalli di cui da secoli godevano le Comunità soggette all’episcopato tortonese. La sua palese sudditanza ai voleri della dinastia sforzesca spinse il già riottoso clero locale, artatamente sobillato da poteri avversi al nuovo casato ducale, ad azioni estreme nei confronti del loro vescovo, contro il quale, nel 1473, fu addirittura pronunciata la scomunica «da quello mato conservatore d’Alesandria, ad instigatione del prevosto et alcuni canonici disoluti de la mia giesa magiore» (Ibid., Autografi, cart. 51, f. 10).
Inoltre, gli impegni curiali del M. determinavano frequenti e lunghe assenze dalla sua diocesi, che favorivano i tentativi di usurpazione di importanti località, soggette alla giurisdizione vescovile, da parte di potenti consorterie familiari radicate sul territorio, come quella di Ibletto Fieschi che, all’indomani della morte del duca Francesco (1466), occupò Paderna, Vargo e Garbagna, da dove si poteva controllare l’accesso a Genova. Per altro verso, i suoi soggiorni presso la sontuosa corte del pontefice Paolo II, con un seguito di 12 cavalcature e tre carri, gravavano sul bilancio della diocesi, già pesantemente compromesso dalla richiesta di 300 ducati per il sussidio ducale del 1467, che il M. non riuscì mai a saldare, lasciando il debito in eredità al nipote Fabrizio.
Nominato tesoriere generale della Marca nel 1468, rivestì la carica di governatore di Foligno dal 24 maggio 1469 al 2 sett. 1471, quando fu sostituito dal cardinale Giacomo Ammannati, vescovo di Pavia e legato pontificio di Perugia.
Nell’autunno 1475, tornato nella sua diocesi, si ammalò gravemente e il duca Galeazzo Maria inviò al suo capezzale un cameriere ducale che lo assistesse, ma anche il commissario di Piacenza, cui affidò la redazione dell’inventario dei beni immobili del M. che, alla sua morte, furono ereditati dalla nipote Lucia e, due settimane dopo, a lei consegnati nella casa di Milano.
Il M. morì a Tortona il 12 ott. 1475. Frammenti del suo monumento funebre, opera di Agostino Busti detto il Bambaia, sono conservati nella «saletta negra» (sala 9) del Castello Sforzesco di Milano.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Arch. ducale Visconteo-Sforzesco, Carteggio interno, cart. 878; Registri ducali, cart. 167; Fondo famiglie, cart. 113: Marliani; Autografi, cart. 51, f. 10/g (Marliano Michele Fabrizio); Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca, VII, a cura di M.N. Covini, Roma 1999, pp. 98 s. n.; W. von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden…, II, Rom 1914, p. 180; C. Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco, Milano 1948, p. 9; Camera apostolica. Documenti relativi alle diocesi del Ducato di Milano… I «Libri annatarum» di Pio II e Paolo II, a cura di M. Ansani, Milano 1994, pp. 131 e n., 135, 235; F. Fossati, Noterelle visconteo-sforzesche, in Arch. stor. lombardo, LXXX (1953), p. 219; L. Iacobilli, Discorso della città di Foligno, Foligno 1646, p. 46; E. Pitz, Supplikensignatur und Briefexpedition, Tübingen 1972, p. 170; M. Ansani, La provvista dei benefici…, in Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di Roma. Strutture e pratiche beneficiarie nel Ducato di Milano (1450-1535), a cura di G. Chittolini, Napoli 1989, pp. 12, 18 n., 39 n., 66 e n., 69 n., 71 e n., 85 s.; P. Partner, The pope’s men, Oxford 1990, p. 240; F.M. Vaglienti, «Fidelissimi servitori de Consilio suo secreto». Struttura e organizzazione del Consiglio segreto nei primi anni del ducato di Galeazzo Maria Sforza, in Nuova Riv. storica, LXXVI (1992), 2, p. 681; G.M. Merloni, Splendore e tramonto del potere temporale dei vescovi di Tortona, Cassano Spinola 1993, pp. 7 s., 65, 74, 140; G.P. Lubkin, A Renaissance court: Milan under Galeazzo Maria Sforza, Berkeley-Los Angeles-London 1994, pp. 141, 198, 209, 221, 336 n. 47; M. Montanari, Cronotassi dei vescovi di Tortona nei secoli XIV e XV, in I vescovi dell’Italia settentrionale nel basso Medioevo, Pavia 2002, pp. 130-133; G. Garollo, Diz. biografico universale, II, p. 1300; Hierarchia catholica, II, pp. 216, 247.