Placido, Michele
Attore e regista cinematografico, televisivo e teatrale, nato ad Ascoli Satriano (Foggia) il 16 maggio 1946. Ha lavorato con alcuni dei più importanti registi del cinema italiano, da Francesco Rosi a Marco Bellocchio, da Mario Monicelli a Luigi Comencini, rappresentando spesso il ruolo del tipico italiano del Sud, talvolta caratterizzandone gli aspetti comici, più spesso facendo emergere la dolente drammaticità della realtà meridionale in film di notevole rilievo e impegno. Negli anni Novanta è passato dietro la macchina da presa, realizzando opere capaci di rispecchiare eventi e personaggi della vita civile e della storia italiane. Ha vinto, tra gli altri premi, l'Orso d'argento a Berlino nel 1979 per Ernesto di Salvatore Samperi, dal romanzo incompiuto di U. Saba, e un David speciale di Donatello nel 1995 per il suo Un eroe borghese.
Dopo gli studi all'Accademia d'arte drammatica di Roma, P. debuttò a teatro nel 1970 recitando nell'Orlando furioso di L. Ronconi e passando presto al cinema in parti marginali in alcuni film di successo come Teresa la ladra (1973) di Carlo Di Palma e Processo per direttissima (1974) di Lucio De Caro. Raggiunse una certa popolarità, nella prima metà degli anni Settanta, con ruoli sempre a metà strada tra il comico e il grottesco, in particolare con quello del poliziotto del Sud, amante di una giovane (Ornella Muti) sposata a un operaio del Nord (Ugo Tognazzi), in Romanzo popolare di Monicelli, e dell'autista di Mio Dio, come sono caduta in basso! di Comencini, entrambi del 1974. A partire dalla seconda metà del decennio, invece, P. si è impegnato per lo più in parti fortemente drammatiche. È stato un giovane militare di leva in Marcia trionfale (1976) di Bellocchio, film dichiaratamente critico nei confronti dell'istituzione militare; quindi un sindacalista appassionato e testardo in Corleone (1978) di Pasquale Squitieri, il perito agrario legato all'impossibile progetto di realizzare una 'comune' agricola in Il prato (1979) di Paolo e Vittorio Taviani, un poco di buono in Salto nel vuoto (1980), sempre diretto da Bellocchio, e uno dei fratelli che si ritrovano nella casa paterna alla morte della madre in Tre fratelli (1981) di Francesco Rosi, ancora un dramma di ambientazione meridionale. Negli anni Ottanta è stato protagonista di film di impegno sociale e politico: Fontamara (1980) di Carlo Lizzani, in cui è il contadino Bernardo Viola che lascia l'Abruzzo per cercare fortuna a Roma e che muore tragicamente dopo aver conosciuto l'arroganza e la violenza del potere; le prime quattro serie dello sceneggiato televisivo di grande successo La piovra, dirette la prima da Damiano Damiani (1984), la seconda da Florestano Vancini (1985) e le altre da Luigi Perelli (1987 e 1989) e incentrate sulla Sicilia mafiosa come il film di Damiani Pizza connection (1985); il satirico Los negros tambien comen (1988; Oh come sono buoni i bianchi!!!) di Marco Ferreri. Negli stessi anni ha lavorato anche in film come Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico di Lina Wertmüller e Grandi magazzini della coppia Castellano e Pipolo, entrambi del 1986. È poi tornato ai ruoli a lui più congeniali, come quello dell'insegnante sensibile e appassionato del riformatorio Malaspina di Palermo in Mery per sempre (1989) di Marco Risi; o il protagonista del film per la televisione Giovanni Falcone (1993) di Giuseppe Ferrara; o quello di un rozzo speculatore italiano nell'Albania appena uscita dal comunismo in Lamerica (1994) di Gianni Amelio; e di un ex operaio di Genova emigrato dal Sud in Padre e figlio (1994) di Pasquale Pozzessere. Nel 1999 ha lavorato ancora una volta con Bellocchio in La balia, dalla novella di L. Pirandello, nel ruolo di uno psicopatico, e ha interpretato la figura di Enzo Tortora in Un uomo perbene di Maurizio Zaccaro.Ha debuttato come regista con Pummarò (1990), viaggio in Italia di un giovane immigrato del Ghana, tra lavoro nero, camorra e razzismo, per proseguire alternando film intimisti, (Le amiche del cuore, 1992, sulla vita quotidiana di tre ragazze in una Roma piccolo-borghese), a opere impegnate come Un eroe borghese, sul delitto Ambrosoli, e Del perduto amore (1998), sulla figura di un'insegnante comunista nella Lucania degli anni Cinquanta, con i quali si è imposto come abile e raffinato narratore. Nel 2002 ha diretto Un viaggio chiamato amore, sulla passione travolgente tra il poeta Dino Campana e la scrittrice Sibilla Aleramo.