POCCIANTI, Michele
POCCIANTI, Michele. – Nacque a Firenze nel 1536. A sette anni entrò fra i servi di Maria della sua città. Tra i suoi professori ebbe padre Zaccaria Faldossi, che fu poi eletto generale dell’Ordine nel 1557. Nel Capitolo generale tenutosi a Ferrara nel 1560 Poccianti, appena ventiquattrenne, fu protagonista di vari interventi di fronte ai confratelli, mettendosi in luce per la sua erudizione e per l’abilità retorica.
Licenziato maestro e addottoratosi in teologia all’Università di Firenze nel 1565, fu nominato reggente degli studi nel convento fiorentino della Ss. Annunziata per il biennio 1565-66. Il 1° marzo 1567 pubblicò con dedica al generale Zaccaria Faldossi il Chronicon rerum totius sacri Ordinis Servorum beatae Mariae Virginis […] ab anno 1233 usque ad 1566 (Firenze, L. Torrentino), un breve compendio della storia dell’Ordine scritto in occasione della convocazione del Capitolo generale. In quest’opuscolo celebrativo l’attenzione dell’autore è soprattutto rivolta a sottolineare l’opera riformatrice attuata da Faldossi nel periodo del suo generalato tesa a sanare gli abusi e il malcostume interni all’Ordine.
Poccianti curò poi l’edizione delle Constitutiones fratrum Ordinis Servorum beatae Mariae (Firenze 1569), pubblicate unitamente a Divi Augustini […] regula dilucidario perutili illustrata e al Mare magnum Servorum Virginis Mariae (Firenze, L. Torrentino e C. Pettinari, 1569). In quest’opera integrò il testo delle antiche costituzioni con i decreti del Concilio di Trento, in particolare con il Decretum de regularibus et monialibus, presentato il 20 novembre 1563 dal cardinale Giovanni Morone e approvato il 4 dicembre, che stabiliva le direttrici per la riforma dei singoli Ordini. Del 1569 è anche la Mistica corona beatae Mariae Virginis… (Firenze, G. Marescotti, 1569).
Nel Capitolo provinciale che si tenne a Siena il 6 maggio 1572, Poccianti fu eletto priore della Ss. Annunziata per i successivi due anni. Contemporaneamente, i benedettini di Firenze lo invitarono a tenere lezioni di filosofia e teologia presso il loro monastero. In quegli anni si adoperò per il rifacimento di ampie sezioni del convento fiorentino, segno tangibile della sua volontà di contribuire al rilancio dell’immagine dell’Ordine che, tra l’altro, nel 1558 aveva assistito al processo dell’ex generale Lorenzo Mazzocchi, già sospetto di eresia durante le prime sessioni del concilio tridentino (1545-49). Su sua iniziativa, dall’agosto 1572 al novembre 1573 il pittore Santi di Tito (1536-1603) dipinse la Cena in casa del fariseo in una delle facce interne del refettorio della Ss. Annunziata, per una spesa complessiva di 135 scudi. La scena è ambientata in un ampio loggiato che attraverso una trifora si apre su un insieme di edifici emblematici della storia dell’Ordine: monte Senario nel vano centrale, la chiesa e il convento di Firenze nel vano di destra, la facciata di S. Marcello, sede del priorato generale a Roma.
Nel secondo anno di priorato, nel settembre 1573, Poccianti volle adornare la cappella della sagrestia con stucchi per poi inserire nei vani tre statue di marmo scolpite da fra Giovan Angelo Montorsoli, morto nel 1563, ovvero una Crocifissione e una Madonna con Bambino (della terza non è noto il soggetto).
Nel 1573, oltre un secolo dopo che la biblioteca dell’Annunziata era stata costruita da Michelozzo, i frati pensarono di trasferirla, adibendo a celle per i religiosi la vasta sala un tempo destinata alla conservazione e allo studio dei codici antichi. Anche in questo caso il responsabile fu Poccianti, che giustificò la sua decisione con la necessità di ricavare nuove stanze per i confratelli e con l’inadeguatezza degli spazi dell’antica biblioteca rispetto ai numero dei volumi presenti. Egli, tra il resto, vi aveva svolto funzioni di bibliotecario e, grazie alle numerose indicazioni contenute nel Catalogus illustrium scriptorum Florentinorum (terminato ed edito dal discepolo Luca Ferrini nel 1589 per i tipi di Filippo Giunti), si può dedurre che essa fosse tra le collezioni cittadine più ricche di manoscritti e incunaboli.
Nel 1575 diede alle stampe le Vite de’ Sette beati fiorentini istitutori del sacro ordine de’ Servi di Maria (Firenze, G. Marescotti) riedito nel 1589 con due aggiunte di Ferrini, dal titolo Difesa della nobiltà di Firenze e Discorso come la religione dei Servi sia stata fertile nella vigna del Signore (Firenze, G. Marescotti, 1589).
A partire dalla ricostruzione delle origini di Firenze, Poccianti ne celebra il primato sul piano religioso, indicandola come il centro più fecondo per la nascita e per la diffusione della religione cristiana. Composta negli anni immediatamente successivi alla chiusura del Concilio di Trento, quest’opera, come le precedenti, deve essere messa in relazione con i mutati indirizzi politici di Cosimo I a partire dal pontificato di Pio IV (1559-65), improntati all’adeguamento delle forme devozionali, degli atteggiamenti religiosi e della vita culturale ai dettami della Controriforma. Insieme con il medico Paolo Mini, Poccianti divenne un autorevole interprete di queste tendenze, assumendo il ruolo di difensore del primato fiorentino sul piano dell’ortodossia religiosa e della fedeltà a Roma.
Parte di questa operazione culturale, ancorché incompiuto alla morte dell’autore, è il citato Catalogus illustrium scriptorum Florentinorum cum addictione Lucae Ferrini. L’opera riprende la pratica medievale delle laudationes urbis che, a partire dal XIV secolo, crearono una vera e propria «mitologia/mitografia urbana» (Paoli, 2013, p. 176). Tra i circa seicento autori che vi sono elencati in ordine alfabetico, menzionò anche Niccolò Machiavelli, di cui riportò una breve biografia tratta dalle Istorie di Paolo Giovio; è significativo segnalare che Poccianti riconobbe l’eccellenza stilistica della prosa machiavelliana, pur ribadendo la pericolosità delle idee veicolate dalle sue opere, già peraltro condannate dall’Indice tridentino del 1564 (Machiavelli, 2005, p. 178).
Nel 1576 fu eletto priore del convento di S. Marcello a Roma.
Morì a Firenze il 6 giugno 1576, di ritorno da una predicazione quaresimale tenuta a Lione.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale dei Servi di Maria, Registrum provinciae toscanae, 30-31; Monumenta Ordinis Sanctae Mariae, a cura di A. Morini - P. Soulier, VII, Bruxelles 1906, pp. 121, 123-131; XII, Bruxelles 1911, pp. 43-45; XV, Montmorency-Wetteren 1915, pp. 5-10, 93 s.; A. Piermei, Memorabilium, IV, Roma 1934, pp. 150 s.
Annales Ordinis servorum Mariae, a cura di A. Giani - L. Garbi, II, Lucca 1721, pp. 178, 195, 211, 214, 216, 255; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 415 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, V, Roma 1783, p. 170; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 367; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXIV, Venezia 1853, p. 214; A. Rossi, Manuale di storia dell’Ordine dei Servi di Maria (1233-1954), Roma 1956, ad ind.; E.M. Casalini, Tre inediti nella ‘Cena in casa del fariseo’ di Santi di Tito. Note di storia e d’arte, in Studi storici dell’Ordine Servi di Maria, XVIII (1968), pp. 258-262; A. Dal Pino, I frati Servi di s. Maria, I, Lovanio 1972, pp. 95-109; G. Roschini, Galleria servitana, I, Roma 1976, pp. 195 s.; Machiavelli: the first century. Studies in enthousiasm, hostility and irrelevance, a cura di S. Anglo, Oxford 2005, p. 178; M.P. Paoli, Tradizione e metamorfosi della pietas nella Firenze medicea, in Annali della storia di Firenze, VIII (2013), pp. 171-194.