PRISCO, Michele
Scrittore, nato a Torre Annunziata il 18 gennaio 1920. Esordisce con una raccolta di racconti (alcuni dei quali anticipati in riviste), La provincia addormentata (1949, premio Strega opera prima; 2ª ed., riveduta e accresciuta, 1969) in cui si rivela già narratore consapevole, sempre in bilico tra elegia e moralismo, che intende rappresentare, mediante personaggi ambigui e introversi, il declino del ceto borghese. Ma il titolo richiama anche un'altra componente della sua opera (nell'"incantata provincia vesuviana sfatta di luce" saranno infine ambientate molte pagine di P.) e sottintende un distacco dall'imperante neorealismo.
Questi aspetti si consolidano nel primo romanzo, Gli eredi del vento (1950, premio Venezia), una sorta di saga familiare in cui l'autore mostra anche influenze della nostra migliore narrativa ottocentesca, nonché di scrittori francesi (come C. Mauriac) e americani (soprattutto W. Faulkner). Con Figli difficili (1954), romanzo ambientato ancora in provincia, P., in particolare, organizza la memoria su piani temporali diversi (come avverrà più decisamente in Una spirale di nebbia), in quanto la vicenda effettiva si consuma in una notte d'inverno dell'ultimo dopoguerra. Dopo i racconti di Fuochi a mare (1957), i primi dei quali risalgono al 1944, che si soffermano soprattutto sulle conseguenze morali della guerra, P. - senza trascurare nel frattempo la sua attività di pubblicista e di organizzatore culturale (nel 1960 è tra i promotori della rivista Le ragioni narrative) - pubblica La dama di piazza (1961), un romanzo ambientato tra la fine della prima e quella della seconda guerra mondiale (doveva intitolarsi Gli anni delle bandiere), che costituisce il suo più impegnativo sforzo di conciliare la rappresentazione di una vasta realtà oggettiva e il modo con cui gli eventi storici si riflettono in singoli esponenti della piccola borghesia di Napoli, che sostituisce, in questa occasione, l'ambiente di provincia: Aurora De Simone, la dama di piazza (come si chiamava a Napoli una donna della nobiltà cittadina iscritta ai seggi elettorali), è un personaggio di estrema superficialità che ben esprime i limiti morali della borghesia dell'epoca. P. mantiene la sua narrazione in un raro equilibrio: non mancano gli spunti elegiaci, così come anche un pacata, sottintesa ironia. Alla borghesia meridionale P. torna - dopo la parentesi di Punto franco (1965), una raccolta di racconti divisa in quattro sezioni (l'ultima è un significativo scritto autobiografico) - col romanzo Una spirale di nebbia (1966, premio Strega), concepito sotto forma di un giallo (l'inchiesta sul sospettato uxoricidio di Fabrizio Sangermano) in cui l'autore realizza una struttura narrativa complessa: i fatti si sovrappongono e s'intrecciano e l'alternarsi di monologhi, dialoghi e discorso indiretto è in funzione di una problematica morale. Aspetti che lo scrittore, anche attraverso un maturissimo stile analitico, riprende ne I cieli della sera (1970) in cui l'io narrante, Davide, affronta fino ai limiti di un implacabile esame interiore il tema del male e della violenza, e, ancor più, ne Gli ermellini neri (1975) in cui lo stesso tema tende ad assumere la dimensione di un destino universale. Del 1977 è il volume Il colore del cristallo, una raccolta di racconti scritti tra il 1945 e il 1976. Premio Napoli nel 1971, lo scrittore ha ricevuto anche i premi Cervia (1961) e Sardegna (1968) per il giornalismo. P. è anche saggista, critico cinematografico de Il mattino e critico letterario del settimanale Oggi.
Bibl.: G. Pampaloni, in Comunità, sett.-ott. 1949; E. Cecchi, in L'illustrazione italiana, 7 ag. 1949; C. Bo, in L'Europeo, 24 ott. 1954, 15 ag. 1965 e 26 maggio 1966; id., in Corriere della sera, 16 apr. 1970 e 12 nov. 1970; F. Giannessi, in Il Giorno, 19 nov. 1975 e 2 nov. 1977; G. Manacorda, in Storia della letteratura italiana contemporanea (1940-1975), Roma 1977; P. Giannantonio, Invito alla lettura di Prisco, Milano 1977; G. Petrocchi, introduz. alla ristampa de La provincia addormentata, ivi 1978.