Michele Scoto (o Scotto; ingl. Michael Scot o Scott) Filosofo scozzese (1175 ca
1236 ca.). Studiò a Oxford e nel continente: in Spagna, a Toledo, nel 1217 tradusse dall’arabo il De animalibus di Aristotele (vale a dire i 10 libri della Historia animalium, i quattro del De partibus animalium, e i 5 del De generatione animalium), e ancora il De coelo et mundo (forse anche il De anima e la Metaphysica e il De substantia orbis di Averroè) con i commenti di Averroè che M. S. faceva così, per primo, conoscere ai latini. In Spagna tradusse anche il De sphaera di Alpetragio. Trasferitosi in Italia (1220) fu alla curia papale, poi alla corte di Federico II, di cui divenne l’astrologo ufficiale; pare che da Federico fosse stato inviato alla univ. di Bologna a far dono delle traduzioni dei commenti averroistici ad Aristotele messe a punto da lui e da altri studiosi. Nel 1230 dedicava a Federico II la versione del De animalibus di Avicenna e una sua opera astrologica (formata da un liber introductorius, un liber particularis e una Physiognomia). Ci restano frammenti di una sua Divisio philosophiae mentre sono andate perdute le Quaestiones Nicolai Peripatetici. Per i suoi interessi di scienza araba, astrologia e magia naturale ebbe fama di negromante e diverse leggende intorno alla sua nave e al suo cavallo demoniaci hanno suggerito spunti fantastici a vari scrittori, da Dante (Inferno, XX, 115-17) a Walter Scott (Lay of the last minstrel).