MICHELI
(De Michelis; Montichiaro). – Famiglia di liutai operante a Brescia nel XVI secolo.
L’importanza della famiglia è legata all’evoluzione dello strumento ad arco del primo Cinquecento, che sfocia nella famiglia del violino, strumento che raccoglie tutte le innovazioni e le sperimentazioni acustiche che aprono alla musica moderna.
Il capostipite Zanetto (Joannetto; Zanetto da Montichiaro), figlio di Giovanni, dichiara d’esser nato a Romà o Rumà (luogo di difficile individuazione) di Montichiari, nei pressi di Brescia, intorno al 1489 (cfr. Livi, pp. 16 s.; Foffa, pp. 15 s.). Si trasferì a Brescia prima del 1520, poiché il figlio non dichiarò mai l’origine monteclarense. Nel 1533 «Zanetto Montichiaro» è ricordato con Giovan Giacomo della Corna per la costruzione di «Liuti, violoni, lyre, & simili» nella nota pubblicazione di G.M. Lanfranco.
Nell’operato di Zanetto traspare l’uso accostato di strumenti di famiglie diverse, «violonis et violis», ai fini di una riprogettata idealità sonora dell’ensemble di strumenti. I musicisti bresciani generalmente si muovevano a gruppi, da qui l’interesse dei liutai locali per tutta la gamma di strumenti ad arco, compreso il contrabbasso. In altri centri i musicisti migliori si presentavano perlopiù come solisti, col privilegio per lo strumento soprano.
Esiste un riscontro dell’attività liutaria di Zanetto già il 26 ag. 1527, dove è registrato nelle Custodie notturne di Brescia come «Joannettus de li violettis» (Ravasio, 2005, p. 95). Una dizione che, se valutata alla luce delle registrazioni archivistiche del XV-XVI secolo di Brescia e di Venezia, non lascia dubbi circa l’impostazione costruttiva. Zanetto si trasferì poi nella sede storica di contrada S. Antonio, dove fanno capo le registrazioni datate tra il 1529 e il 1560 che ne confermano la professione.
In sequenza: «Ioannes de Monteclarius magister a liriibus», 1529-30; «Magister Zanettus quondam Jo. Michaelis de Monteclaro magister a violonis et violis», 1537; «Maestro Zanet di liuti, da Ruma, Peligrì suo fiol 6 Iunii 1548»; «Joanettus de Roma a lironis», 1549-50; «magistro Joannetto quondam magistri Jo: Michaelis de roma magistro a violis», 1551; «magistro Joannetto quondam magistri Jo: Michaellis de Michelis magistro a liris», 1559; «magistro Joanetto de Michaelis magistro a violinis e Baptista filio Pauli de Oneda magistri ambobus», 1560 (cit. in Livi, p. 17; Ravasio, La liuteria bresciana, p. 19; Id., I liutai, pp. 33, 36).
Di particolare interesse è il contratto del 1537 per un gruppo di strumenti venduti a un musicista, dove trapela la fornitura a numerose famiglie nobili bresciane (facsimile in Ravasio, I liutai, p. 33). Se le precedenti registrazioni parlano di lire, viole e liuti, nel 1560 Zanetto è registrato con Battista Doneda, cognato del figlio e collaboratore, come «magistro a violinis», una delle primissime citazioni della parola violino legata a un costruttore (ibid., p. 36).
Zanetto morì probabilmente a Brescia tra il 26 apr. 1560 e il 12 ag. 1561. Nella polizza d’estimo del 1565 degli eredi è ancora ricordato come maestro di violini (ibid., p. 32).
Il figlio Pellegrino nacque nel 1520 circa, probabilmente a Brescia.
La forma del nome «Zanetto Pellegrino» è un equivoco derivante dall’etichetta apposta negli strumenti: «Peregrino f.[ilius] q.[uondam] m.[agister] Zanetto in Brescia», dove Zanetto è male interpretato come cognome (v. G. Hart, The violin, London 1909, s.v. Zannetto).
Pellegrino è ricordato come liutaio già nel 1548; anch’egli, come il padre e il cognato, è tra i primi a essere accostato al termine violino (1559; cfr. Livi, pp. 17 s.). Allo stesso modo del padre, Pellegrino fornì ensembles di strumenti a nobili bresciani. È nota la fornitura di 6 «violini» al conte Lucrezio Gambara nel 1564 (cfr. Ravasio, 2005, p. 108). È certa la sua attività professionale di «magister a violinis» e «maestro di cittare e lire» determinata dalle dichiarazioni dell’estimo del 1568 e del 1588 (cit. in Foffa, pp. 50, 69). I suoi oltre 40 anni di attività, dopo il padre, dovettero essere ben valutati a giudicare dagli acquisti di case e crediti.
Recenti ricerche (Ravasio, 2005, pp. 108s.) restringono la data di morte di Pellegrino tra il 28 ag. 1602 (data di morte della moglie, quando viene citato come vivente) e il 18 genn. 1605 (data del matrimonio del figlio Giovanni: Pellegrino è registrato come «quondam»).
Non secondaria l’importanza del cognato di Pellegrino, Battista Doneda (o d’Oneda; Brescia, 1529 circa - 19 genn. 1610), che fu parte attiva della bottega Micheli. Dalle registrazioni si evince dapprima un interesse per gli strumenti ad arco e successivamente per la cetera (citara, cetra), strumento a pizzico che a Brescia fu particolarmente amato e prodotto, come ricorda anche Vincenzo Galilei (Dialogo della musica antica e moderna, Firenze, Marescotti, 1581, p. 147).
Tre figli di Pellegrino e di Innocenza collaborarono nella bottega del padre: Giovanni (Brescia, 1562 circa - post 1619), Battista (Brescia, 1568 circa - 1614 circa) e Francesco (Brescia, 1579-1615). Dopo la morte del padre non ebbero però modo di evidenziarsi singolarmente; tuttavia traspare la collaborazione con un altro liutaio bresciano, Giovita Rodiani.
Tra il 1933 e il 1940 si innescò una polemica sull’invenzione del violino tra Brescia, Cremona e Bologna. Un teorema fino ad allora a vantaggio di Gasparo da Salò, diffuso nel 1890 da don Angelo Berenzi, canonico della cattedrale e docente di storia al seminario di Cremona, che non trova però alcuna enunciazione nel Cinquecento, Seicento, Settecento e gran parte dell’Ottocento. Oreste Foffa, uno storico di Montichiari, sostenne con forza Pellegrino come «candidato», da lui ribattezzato «Pellegrino da Montichiari». La polemica produsse una lettura forzata della storia della liuteria italiana, lasciando aperte rivendicazioni che si sono trascinate nonostante le numerose palesi inconsistenze storiche e documentarie.
Tuttavia la cronologia assegna alla bottega Micheli un ruolo indubbiamente primario. La produzione di strumenti dei M. è stata sicuramente importante ma ha subito un’altissima «mortalità», dovuta all’iniziale fabbricazione di strumenti ante violino; inoltre molti loro strumenti sopravvissuti sono stati confusi con altri di autori bresciani, in particolare con quelli del più noto Gasparo da Salò. Un rinnovato interesse per gli strumenti Micheli è presente nella ricerca odierna, tesa alla rivalorizzazione e comprensione dei sistemi costruttivi antichi (v. 1520-1724. Liutai a Brescia, «De Micheli family» [catal. Brescia 2007], Cremona 2008, pp.80-100).
Fonti e Bibl.: G.M. Lanfranco, Scintille di musica, Brescia 1533, p. 143; G. Livi, I liutai bresciani, Milano 1896, pp. 16-22; O. Foffa, Pellegrino da Montichiari: inventore del violino, Brescia 1937; A.M. Mucchi, Gasparo da Salò, Milano 1940, pp. 161-164; U. Ravasio, I liutai, in Gasparo da Salò e la liuteria bresciana tra Rinascimento e Barocco, a cura di F. Dassenno - U. Ravasio, Brescia 1990, pp. 29-43; U. Ravasio, La liuteria bresciana tra Rinascimento e Barocco, ibid., pp. 17-28; Id., Dalla violetta al violino: il ruolo di Brescia, in Un corpo alla ricerca dell’anima … Andrea Amati e la nascita del violino, II, a cura di R. Meucci, Cremona 2005, pp. 88-113; Gasparo da Salò e la liuteria a Brescia, a cura di U. Ravasio, Cremona 2009, pp. 49 s.; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, p. 187 (s.v. Montichiaro); The New Grove Dict. of music and musicians, XXVII, p. 742 (s.v. Zanetto da Montichiaro).
U. Ravasio