Pfeiffer, Michelle
Attrice cinematografica statunitense, nata il 29 aprile 1958 a Santa Ana (California). Dotata di una bellezza elegante e di uno stile di recitazione sobrio e moderno, si è cimentata nei generi più disparati riuscendo sempre a lasciare il segno della sua spiccata personalità. Ha ottenuto tre nominations all'Oscar, come attrice non protagonista nel 1989 per Dangerous liaisons (1988; Le relazioni pericolose) di Stephen Frears, e come protagonista nel 1990 per The fabulous Baker boys (1989; I favolosi Baker) di Steve Kloves e nel 1993 per Love field (1992; Due sconosciuti, un destino) di Jonathan Kaplan, film per il quale nello stesso anno ha ricevuto un Orso d'argento al Festival di Berlino.
Cresciuta in una famiglia agiata (il padre era un affermato imprenditore), nel 1976 iniziò gli studi di giornalismo al Golden West College di Huntington Beach, che però interruppe dopo un anno, quando la vittoria in un concorso di bellezza le aprì la strada verso la carriera di modella pubblicitaria e poi di attrice. Debuttò nel cinema nel 1980 ed ebbe le prime parti di rilevo nei noir Scarface (1983) di Brian De Palma e Into the night (1985; Tutto in una notte) diretto da John Landis, in cui interpreta rispettivamente la moglie di un gangster dalla disarmante sensualità ma dal carattere fragile, e un'avventuriera cinica eppure inguaribilmente sentimentale. Meno insolito è stato il suo ruolo di nobildonna perseguitata nel fantasy Ladyhawke (1985) di Richard Donner, rivelatosi comunque lontano da quello della tipica fanciulla indifesa.
Ha saputo poi affermare le sue doti con due commedie farsesche: The witches of Eastwick (1987; Le streghe di Eastwick) di George Miller, in cui è una giornalista frustrata che però riesce a tenere testa al diavolo, e Married to the mob (1988; Una vedova allegra… ma non troppo) di Jonathan Demme, in cui è la scatenata vedova di un gangster. In seguito ha evidenziato la sua versatilità impersonando la timida e inesperta Madame De Tourvel in Dangerous liaisons e una volitiva cantante nella commedia romantica The fabulous Baker boys, in cui ha rivelato anche ottime doti canore. Successivamente ha partecipato a film di genere come The Russia house (1990; La casa Russia) di Fred Schepisi, dove ha contribuito a trasformare un banale racconto di spionaggio in un'atipica storia d'amore, e Love field, in cui ha dato sostanza a un piatto apologo sul razzismo. Ha fornito inoltre prove eccellenti nella commedia sentimentale Frankie and Johnny (1991; Paura d'amare) di Garry Marshall, in cui è una cameriera ferita dalla vita, e in Batman returns (1992; Batman ‒ Il ritorno) di Tim Burton, dove ha delineato con efficacia la trasformazione di un'impacciata segretaria nella micidiale Catwoman. Il culmine della sua carriera può essere considerato The age of innocence (1993; L'età dell'innocenza) di Martin Scorsese, in cui ha saputo rendere con delicatezza il dolente personaggio di una contessa dallo spirito libero, innamorata senza speranza di un giovane conformista. È apparsa invece meno convincente in Wolf (1994; Wolf ‒ La belva è fuori) di Mike Nichols e Dangerous minds (1995; Pensieri pericolosi) di John N. Smith che hanno dato inizio a un periodo critico in cui ha mostrato segni di staticità o di manierismo, pur se con due momenti positivi, One fine day (1996; Un giorno per caso) di Michael Hoffman e Up, close & personal (1996; Qualcosa di personale) di Jon Avnet. Dopo The story of us (1999; Storia di noi due) di Rob Reiner, la sua carriera si è rivelata ancora in ascesa con What lies beneath (2000; Le verità nascoste) di Robert Zemeckis, I am Sam (2001; Mi chiamo Sam) di Jessie Nelson e soprattutto con White oleander (2002; White oleander ‒ Oleandro bianco) di Peter Kosminsky, dove ha disegnato un memorabile ritratto di madre affascinante e diabolica.
C. Lommel, Michelle Pfeiffer: ihre Filme-ihr Leben, München 1992; D. Thompson, Pfeiffer: beyond the age of innocence, London 1993; B. Crowther, Michelle Pfeiffer: a biography, London 1994.