CASARETTO (Casareto), Michile Angelo Maria
Nacque a Genova il 7 sett. 1820 da Francesco e da Emanuela Campodonico.
Il padre, che era un facoltoso ed abile mercante di grano ed armatore chiavarese, diede ai suoi dieci figli una salda formazione religiosa, cosicché il C. crebbe in un ambiente di grande rigore morale. Per motivi di salute non compì studi regolari: fatti quelli elementari e di latinità a Chiavari e a Genova, seguì saltuariamente alcuni corsi all'università di Pisa. Ancora adolescente, aveva iniziato invece a viaggiare per l'Europa: nel 1836 fu ad Odessa. Ebbe rapporti con G. Mazzini che gli era parente.
Nel 1843, per volontà del padre, cominciò ad occuparsi dell'azienda familiare e aprì in proprio una piccola azienda di commercio. Nello stesso tempo sviluppò un notevole interesse per la vita politica: partecipò attivamente all'azione patriottica del '48 e, come capitano della 32ª compagnia del III battaglione della guardia nazionale agli ordini del generale Avezzana, partecipò ai moti di Genova del 29 marzo-8 aprile 1849. Dopo il bombardamento effettuato dalle truppe del La Marmora e la capitolazione, il C. si rifugiò a Chiavari e nel 1850 soggiornò per qualche tempo ad Odessa per curare gli affari di famiglia.
Nel genn. 1852 fu eletto per la prima volta deputato al Parlamento subalpino per la IV legislatura nel collegio di Recco in sostituzione del dimissionario Giuliano Bollo. Rappresentò questo collegio fino alla XI legislatura, rinunciando nel 1853 al II collegio di Genova e nel 1857 a quello di Alassio-Albenga dove fu pure eletto.
Liberale progressista, sedette al centrosinistra dell'Assemblea. Cattolico, preferì assentarsi dall'aula quando si votò la legge sull'obbligatorietà del matrimonio civile (1865). Inoltre fu sempre sostenitore della necessità di un ampio decentramento amministrativo: proprio per questo motivo nel 1853 s'oppose vivacemente, ma invano, al progetto di legge governativo che disciplinava con numerosi vincoli l'attività delle Camere di commercio. Nello stesso anno presentò un progetto di legge per la riforma dell'esercito, che chiedeva l'istituzione d'un esercito popolare fondato sulla riserva armata, come quello svizzero, comprendente tutti gli uomini dai diciassette ai sessanta anni (il C. era fautore anche della milizia cittadina e del tiro a segno), ma fu osteggiato dal ministro della Guerra La Marmora che giudicò la proposta "infantile". I suoi interventi più apprezzati alla Camera riguardarono però le materie economiche e finanziarie, tanto che il Cavour l'invitò a "prendere parte alla discussione tutte le volte che si fosse trattato di questioni attinenti al commercio" (Atti parlamentari, Camera, Discussioni, seduta del 14 genn. 1853). Non sempre fu un sostenitore della politica cavouriana; anzi nel 1854, ma soprattutto durante la discussione parlamentare del febbraio 1855, si batté vivacemente contro il trattato di alleanza e la convenzione militare con la Francia e l'Inghilterra per la partecipazione alla guerra di Crimea, sia perché avrebbero danneggiato gli interessi economici delle sue imprese, sia soprattutto perché non li riteneva vantaggiosi per il Regno di Sardegna.
Frattanto stringeva legami sempre più saldi con gli uomini del Partito d'azione: nel 1854 permise a Garibaldi di rientrare in patria affidandogli il comando del veliero "Commonwealth" della ditta Fratelli Casaretto nel viaggio da New York a Genova; nel 1857 però non aderì alla richiesta di J. White Mario di fornire le navi per la spedizione di Carlo Pisacane. Nel 1855 il C. insieme con i fratelli fu tra i fondatori della società di navigazione Compagnia del Mar Nero; nell'aprile del 1857 entrò nel consiglio d'amministrazione della Compagnia transatlantica, che gestiva la prima linea di navigazione regolare fra Italia e America meridionale, in un momento particolarmente difficile per essa nonostante un aumento di capitale portato nel 1856 da 10 a 25 milioni di lire e un prestito di 2 milioni erogato nel 1857 dalla Cassa del commercio e dell'industria su sollecitazione del governo; persistendo gravi difficoltà finanziarie il C., divenuto presidente il 19 ott. 1857, fu costretto a metter all'asta alcune navi, tre delle quali vennero acquistate dalla stessa Cassa.
Sempre pronto a difendere gli interessi di Genova in Parlamento il C. si oppose al trasferimento dell'arsenale dal porto di Genova a quello della Spezia deciso dal Cavour l'8 maggio 1857; chiese invece insistentemente il potenziamento della ferrovia lungo tutto l'arco ligure e dei collegamenti tra Genova e il Nord Europa. Dal novembre 1859 al 20 luglio 1878 fu anche membro del Consiglio comunale di Genova, in seno al quale si distinse per il suo contributo alla soluzione di problemi economici, finanziari e urbanistici.
Negli anni 1859-60 il C. svolse una azione di tramite tra il Partito d'azione e il Cavour, conscio della necessità di ottenere la coesione di tutte le forze unitarie. Perciò, pur diffidente nei confronti di un appoggio della Francia che poteva divenire una potenza egemonica nei riguardi del futuro Stato italiano, non ne rifiutava pregiudizialmente l'aiuto (lettera a N. Bixio del 17 genn. 1859, in Diz. d. Ris.); per non sconfessare l'operato del governo, nell'aprile 1860, si astenne nella votazione per la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia. Nonostante queste ripetute prove di moderazione il C. non abbandonò le proprie idee democratiche e aderì alla società La Nazione, fondata a Genova nel febbraio 1860 come controaltare della Società nazionale del La Farina, divenendone il 7 aprile vicepresidente insieme con L. Pareto: nelle elezioni politiche del 25 marzo 1860 la sua candidatura fu appoggiata da tutte le forze liberali e progressiste del Comitato elettorale liberale, del Giornale elettorale e de IlMovimento. Durante la spedizione dei Mille appoggiò l'azione della Cassa di soccorso a Garibaldi.
Nel dibattito parlamentare dell'aprile 1861 sulla sorte da riservare agli ufficiali dell'esercito meridionale il C. si dichiarò a favore della loro immissione nell'esercito regolare, richiamandosi alla tradizione democratica fautrice di un esercito meno professionalizzato ma con caratteristiche più popolari. Negli anni seguenti fu nominato membro della commissione permanente incaricata di tutelare gli interessi dei comuni e delle province (3 giugno 1863); fu relatore della legge di convalida del decreto del 25 luglio 1864 sui dazi per gli oli minerali (8 marzo 1866) e della legge di proroga dell'abolizione dei porti franchi (20 dic. 1867). Nel febbraio 1865 era entrato anche a far parte della commissione speciale per l'esame dei provvedimenti finanziari del ministro Scialoia e nell'aprile dello stesso anno della commissione d'inchiesta sull'"amministrazione dello Stato dal 1859 al 1865"; nel 1869 entrò nella commissione d'inchiesta sullo scandalo della Regia dei tabacchi.
Frattanto dal 1864 era stato nominato alla presidenza della Camera di commercio di Genova e nel 1870 aderì alla fondazione della Banca di Genova (dal 1895 Credito italiano), sottoscrivendo 250 delle 4.000 azioni da 500 lire con cui fu costituito il capitale (soltanto i soci C. Pallavicino ed A. Carrara avevano sottoscritto quote maggiori); nel 1872 fu tra i soci fondatori della Società ligure lombarda per la raffinazione degli zuccheri (con una partecipazione di 470 su 20.000 azioni pari a lire 77.500); nel 1875 entrò nel Consiglio d'amministrazione della Cassa invalidi della marina mercantile. Dal 1882 al 1891 sedette ancora nel Consiglio comunale di Genova.
Non rieletto alla Camera nel 1874, fu nominato senatore il 15 maggio 1876. Nel 1886 si ritirò dall'attività commerciale. Morì il 1º marzo 1901 a Genova.
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