Microfinanza
"Regala un pesce oggi
e sfamerai un uomo per un giorno,
insegnagli a pescare
e lo sfamerai per la vita"
Un anno per
il microcredito
18 novembre
Si apre con il convegno Investire in microfinanza, tenuto al Palazzo della Borsa di Milano, il programma italiano dell'Anno internazionale del microcredito, promosso dall'ONU per incoraggiare le attività di microfinanza e microcredito, consistenti essenzialmente nella concessione di crediti di ridotta entità in assenza di garanzie reali e riconosciute come un importante strumento di lotta alla povertà soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Un nuovo strumento finanziario
"L'Anno internazionale del microcredito 2005 intende sottolineare l'importanza della microfinanza come parte integrale del nostro sforzo collettivo per realizzare gli 'Obiettivi di sviluppo del millennio'.
Un accesso sostenibile alla microfinanza aiuta ad alleviare la povertà generando guadagni, creando posti di lavoro, dando ai bambini accesso all'istruzione, permettendo alle famiglie l'ottenimento dell'assistenza sanitaria e rendendo le persone in grado di compiere le scelte più adatte a soddisfare le loro necessità. Insieme possiamo e dobbiamo costruire settori finanziari inclusivi che aiutino le persone a rendere migliore la loro vita".
Queste le parole del messaggio ufficiale con il quale Kofi Annan, Segretario generale delle Nazioni Unite, in data 18 novembre 2004 ha proposto al mondo intero questo 'nuovo' strumento finanziario. L'enfasi ne sottolinea la necessità improrogabile e al tempo stesso sottintende il rammarico di quanto non è stato fatto. La frase, però, dà altresì per scontata la realtà economico-finanziaria attuale e non mette quindi in dubbio le teorie di riferimento: possediamo, in definitiva, solo uno strumento in più che si aggiunge agli altri per lottare contro la povertà. Un'analisi critica permette di capire che il fenomeno della microfinanza e del microcredito non si riduce a questo. Al contrario è una realtà complessa che, mentre da un lato intende generare un aumento del reddito a favore dei più poveri, contribuisce, dall'altro, a porsi la domanda se le attività economiche a favore dei più ricchi siano state sufficientemente ponderate e generatrici di vera ricchezza. Insomma è un guardarsi dentro per redigere un bilancio umano e globalizzante.
Microfinanza e microcredito
Negli ultimi trent'anni vi è stata in economia una fioritura di parole - quali globalizzazione, finanziarizzazione, delocalizzazione ecc. - per definire realtà nuove che prospettavano in nuce un diverso e migliore modo di vivere, ma che si sono rivelate allarmanti per una parte della popolazione mondiale.
Il mondo è di fatto divenuto un 'villaggio globale' sull''arancia blu', come è stata definita la Terra; peccato che le conoscenze di molti si limitassero a uno 'spicchio' solo, con tutte le conseguenze del caso. Mettersi a pensare all'improvviso su scala planetaria non ha avuto esiti felici, in quanto ha portato alla coscienza della relatività di sé stessi e del proprio spicchio e alla presa d'atto, drammatica, dell'esistenza massiccia della povertà, anzi della miseria, in buona parte del mondo, Occidente compreso. E si è subito intuito che ciò avrebbe comportato dolorosi impatti sulle proprie abitudini di vita, generando anche la paura del domani.
Da qui l'esigenza di mettere in atto politiche economiche che permettano a tutti gli uomini di vivere in maniera dignitosa. L'esperienza della richiesta di denaro in prestito per risolvere i propri problemi economici è molto antica e spessissimo si è dimostrata anche risolutiva: c'è voluto tempo, però, prima che ci si accorgesse che questa pratica poteva essere applicata non solo ai poveri, ma anche ai più poveri dei poveri nel mondo.
Fino al 1976, nascita ufficiale del microcredito, la popolazione mondiale poteva essere divisa in due grandi categorie: le persone 'bancabili' e quelle 'non bancabili', che sono i più. Solo di recente, ossia nella seconda metà degli anni Settanta, ha iniziato a essere applicata una nuova strategia del credito che va incontro a questi ultimi. Poiché si sostanzia nell'erogazione di piccolissimi prestiti è stata quasi subito chiamata microcredito.
La scienza economica ha dapprima dubitato che questa nuova strategia del credito potesse essere praticabile; successivamente ha 'normato' tale attività forse più sotto la pressante richiesta dell'opinione pubblica che di sua spontanea volontà; infine, quando si è capito che in linea di massima i poveri pagano sempre, ha tentato di estenderla a tutti, anche nel mondo occidentale più ricco. Questo non ha giovato a una corretta comprensione del fenomeno, così come non l'aiuta l'informazione di massa che nel presentare questo nuovo modo d'erogazione del credito fa leva sull'aspetto emotivo di alcune storie di persone, specie di donne, più che su una spiegazione del perché e del come questo avviene.
Lo stesso uso dei termini microcredito e microfinanza è confuso, quasi fossero sinonimi. In realtà le due espressioni, sebbene correlate all'interno di un medesimo orizzonte, in quanto l'una comprensiva dell'altra, hanno significati distinti, riferendosi ad attività diverse. La microfinanza può essere definita come un sottoistituto della finanza che, utilizzando la gestione dei flussi finanziari a favore di persone con basso o bassissimo profilo socioeconomico e normalmente escluse dalle istituzioni finanziarie, permette loro l'accesso ai servizi finanziari bancari e parabancari per la creazione o lo sviluppo di attività produttive e commerciali. Fra tali servizi si possono enumerare il microcredito, il microrisparmio, la microassicurazione, la ricerca e dazione di aranzie, le partecipazioni sociali, la formazione e consulenza.
Il microcredito è, conseguentemente, il prestito di una ridotta somma di denaro che intermediari finanziari di diversa natura giuridica concedono per lo sviluppo di un'economia sia formale sia informale a persone, singole od organizzate in gruppi, che non possiedono i requisiti per accedere alle concessioni delle tradizionali linee di credito.
I corollari che nascono da queste definizioni vanno in due direzioni: le motivazioni sulle quali poggiano queste due pratiche e le modalità di raggiungimento. In ogni caso, la base comune è rappresentata dalla ricerca di una più equa ridistribuzione della ricchezza, con un'intrinseca giustizia sociale. Vengono infatti finanziati programmi con scopi sociali, caratterizzati da uno stretto connubio tra i fini e i mezzi; ed è questa la prima discriminante dalla tradizionale erogazione del credito, che non esprime opinioni al riguardo.
Altri tre aspetti differenziano il nuovo strumento finanziario: il microcredito si rivolge generalmente a gruppi di beneficiari marginali e svantaggiati (donne, contadini poveri, gruppi etnici isolati ecc.); frequentemente vengono inclusi anche servizi non creditizi all'interno delle specifiche attività (assistenza tecnica, corsi base di alfabetizzazione, prevenzione sanitaria ecc.); ci si basa normalmente su concetti di prestito collettivo e solidale.
Le istituzioni di microcredito hanno come obiettivo la maggior diffusione e facilità di accesso alle pratiche e ai servizi finanziari nell'ottica della promozione allo sviluppo. Considerando che, di massima, i luoghi dove il microcredito è esercitato sono di frontiera, i suoi strumenti devono essere flessibili e adattabili, così da rispondere appieno alle dimensioni assai ridotte delle imprese beneficiarie (di solito chiamate microimprese), indirizzando al meglio le caratteristiche economiche, geografiche e sociali di un limitato sistema bancario tradizionale che, proprio perché carente, potrebbe essere foriero, come spesso è, di pratiche usurarie.
Concludendo si può affermare che gli scopi immediati del microcredito sono: a) finanziare i non bancabili in modo da farli rientrare in un sistema di solvibilità generale data dal lavoro (e quindi farli diventare bancabili), nell'assunto che la dignità di ogni persona la spinge ad azioni utili e provvide; b) utilizzare le varie forme di servizi finanziari come strumenti di crescita e sviluppo del territorio in modo socialmente rilevante; c) far partecipare a pieno titolo milioni e milioni di persone alla costruzione di un mondo più equo e più giusto.
Microcredito e finanza etica
"In un contesto mondiale che vede una vera e propria finanziarizzazione dell'economia e il dilagare di investimenti speculativi, la finanza etica e solidale non ripudia i meccanismi di base della finanza tout court, ma ne riforma i valori di riferimento: la persona e non il capitale, l'idea e non il patrimonio, l'equa remunerazione e non la speculazione. In questo senso diventa fondamentale considerare anche e soprattutto le conseguenze non economiche delle attività economiche: l'impatto sociale, le ripercussioni ambientali e il rispetto dei diritti umani fondamentali" (brochure di presentazione del consorzio Etimos, marzo 2005, p. 4). Il forte sviluppo della finanza etica, quasi contestuale allo sviluppo del microcredito, ha portato spesso ad assimilare i due concetti, facendo sì che il secondo rientri nel primo. Non è sempre così, anche se sono forti gli agganci, riassunti dal fatto che gli impieghi dovrebbero essere mirati alla valorizzazione della persona e alla ridistribuzione della ricchezza nel territorio.
In prima istanza si può affermare che mentre la finanza etica è nata come risposta a una 'patologia' del sistema economico tradizionale, specialmente occidentale, che perdendo di vista il motivo etico interiore dell'economia ha ridotto l'uomo a fine della stessa senza più considerarlo come mezzo, il microcredito mira a sollevare dalla miseria l'uomo per restituirlo alla sua dignità. Ambedue sono realtà fortemente critiche verso il sistema, ma la finanza etica tende a riformulare i termini dell'operatività finanziaria all'interno del mondo economico per crearne uno nuovo, dove la categoria dell'essere ritrovi la sua predominanza sull'avere e l'uomo (in un mercato che in ogni caso continua a basarsi essenzialmente su una continua crescita) sia riportato alla felicità intesa come rapporto tra persone e non come rapporto tra persone e cose, secondo i dettami delle dottrine utilitaristiche. È evidente che oggi tale riformulazione si sta facendo strada; ne è sintomo il crescente (talvolta abusato) uso del termine 'etico', anche se in modo spesso inconsapevole, come nuovo paradigma economico. Il microcredito si propone invece, molto più semplicemente, di dare risposte rapide, ma efficaci, al vivere quotidiano, permettendo l'avvio mediante la fiducia e piccole somme di attività lavorative che potranno cambiare in meglio la realtà di nuclei familiari e sociali; e ciò in contesti dove spesso le difficoltà del vivere non permettono riflessioni sull'esistenza, ma si concentrano semplicemente sul come continuare a vivere.
Tuttavia se la critica al sistema economico è palese nella finanza etica (è da notare peraltro che molte istituzioni classiche la vogliono praticare, senza capire che così facendo sono in disaccordo palese con sé stesse e con le loro politiche di riferimento; in altri casi, ben comprendendo la diversità, si annacqua volutamente, attraverso prodotti di livello piuttosto basso, il lavoro fatto dai nuovi intermediari sulla base dei concetti della finanza etica e si punta soprattutto alla possibilità di nuovi guadagni in un mercato inedito), un po' meno lo è per il microcredito. Ciò ha una spiegazione: il fatto che si sia 'permessa' solo così tardi la 'scoperta' che è realmente possibile finanziare i non bancabili e che se ne possono addirittura trarre vantaggi - sia di bilancio per le istituzioni addette sia per le comunità sociali dove la pratica è attuata - suona come un forte rimprovero a un'economia che quasi mai si è posta il problema di sviluppare quei contesti dove la sopravvivenza giornaliera è un problema grave. E oggi è l'ONU che deve venirci a dire che il microcredito è talmente utile che occorre svilupparlo per raggiungere i Millenium development goals!
I punti in comune tra finanza etica e microcredito sono comunque evidenti e si situano nella dimensione della trasparenza e della capacità di instaurare relazioni 'vive' con i clienti, nell'uso di garanzie sociali, nella formazione, nella scelta di non effettuare finanziamenti per attività lesive della dignità umana, nell'attenzione etica sia ai processi sia ai fini dell'iter di finanziamento, nel monitoraggio consapevole ecc.
Il problema delle 'asimmetrie informative'
La microfinanza e il microcredito sono non solo dei servizi finanziari a sé stanti, ma anche strumenti spesso adottati nell'ambito di progetti di cooperazione allo sviluppo. È ovvio che tali interventi per essere efficaci devono essere efficienti. È necessario, quindi, creare le condizioni per le quali il microcredito non costituisca il preludio a un mercato nuovo come continuazione di quello liberista esistente, ma generi un'economia di produzione, scambi e servizi rispondente all'esigenza più profonda dell'uomo e non del solo mercato.
Nella tradizionale intermediazione finanziaria il problema più arduo per il servizio bancario è dato dalla difficoltà di avere informazioni sui clienti ragionevolmente precise; tale situazione, che potrebbe comportare il razionamento del credito (cioè l'esclusione dai servizi finanziari di delimitate tipologie di individui a causa della mancanza dei requisiti minimi richiesti dai sistemi bancari), osservabile in tutti i mercati ma specialmente in quelli dei paesi poveri, va sotto il nome di 'asimmetrie informative'. Si tratta della difficoltà che l'istituzione finanziaria incontra nel valutare le caratteristiche potenziali dei propri clienti a causa dell'insufficienza delle informazioni a sua disposizione relativamente a cosa faranno dei capitali ottenuti in prestito.
Tali informazioni sono conosciute invece dai clienti: da qui il concetto di asimmetria informativa nel rapporto d'intermediazione.
Le metodologie utilizzate per il microcredito mirano a ridurre al minimo le asimmetrie informative, mettendo in atto modalità e procedure che, da un lato, favoriscono la conoscenza delle informazioni per l'istituzione e, dall'altro, permettono l'adozione di particolari comportamenti da parte dei beneficiari del credito. Questo consente un abbattimento dei costi relativi e un'applicazione più consona delle garanzie. In definitiva si apre la possibilità di erogazione ai più e non ai meno. Oltre a ciò si ricerca una ripartizione del potere contrattuale tra istituzione di microcredito e beneficiario, così da non essere vincolati da possibili rapporti di forza (è noto che nel mercato del credito di solito a una più elevata richiesta di prestito corrisponde un maggior potere contrattuale da parte del mutuatario; al contrario, in caso di piccoli prestiti il potere contrattuale è nelle mani dell'istituzione erogatrice).
All'interno di tale problema ne sono compresi altri tre: l'enforcement, l'adverse selection e il moral hazard. L'enforcement si può definire come l'insieme degli strumenti che la legge mette a disposizione dei contraenti un contratto per il rispetto dei patti assunti. Nel nostro ambito ci si riferisce all'applicazione di penali o sanzioni previste dai contratti di mutuo in casi di insolvenza, momentanea o meno, nella restituzione dei prestiti. È del tutto evidente come una banca non specializzata che voglia praticare la microfinanza debba valutare i costi da conteggiare in caso d'insolvenza, specie trattandosi di piccole cifre, con risvolti economici in termini di danno emergente e di lucro cessante, visto che al basso valore aggiunto derivante da queste operazioni si potrebbe far fronte solo con un'ampia diffusione dei crediti. Sono palesi anche le difficoltà create da eventuali calamità naturali o da altri imprevisti che mettano intere categorie di persone nell'impossibilità di ripagare il loro debito. Tutto ciò è stato ed è fonte di riflessione e di messa a punto di strumenti tali da ridurre al minimo le difficoltà di enforcement per le istituzioni di microfinanza. È comunque su questo terreno che si sono dimostrate le inadeguatezze di un credito classico che vede, forse giustamente ma in modo limitato, solo i rischi e non le opportunità.
L'adverse selection consiste nella selezione dei clienti, ossia nella scelta da parte della banca di cosa e chi finanziare. Di solito si richiede un progetto imprenditoriale con un piano finanziario adeguato.
La banca deve selezionare i progetti presentati e rigettare quelli che, a suo giudizio, non hanno probabilità di realizzazione; quando c'è il rischio di possibili asimmetrie informative la banca mette in atto una procedura di valutazione preventiva del possibile cliente, basata su informazioni sia patrimoniali sia comportamentali (nei paesi sviluppati esistono istituzioni preposte a questi fini: per esempio la Centrale dei rischi presso le banche centrali, in Italia la Banca d'Italia).
Nel caso del microcredito i costi di queste attività sono giustificati unicamente dal fatto di coinvolgere realtà partecipative sociali e/o collettive per un'economia di scala.
Le istituzioni di microfinanza si inseriscono, infatti, in questo filone.
Il moral hazard, infine, riguarda il comportamento del soggetto relativamente alla restituzione del capitale avuto in prestito e in particolare la sua intenzione di non restituirlo al soggetto erogante. La banca, nel caso di concessione del credito, non conoscendo in anticipo la volontà del suo interlocutore, potrebbe risolvere il problema solo con un monitoraggio continuo e di notevoli costi, crescenti con il numero dei clienti.
Per evitare ciò richiederà garanzie previe, in maniera difensiva. Questo è, di fatto, un grosso ostacolo per l'erogazione del credito. Ma è proprio in questo che la formula del microcredito si è rivelata vincente: si è visto che i poveri, sia per un concetto di dignità radicato specialmente nell'ambiente rurale (meno in quello delle città), sia per la formazione di tipo collettivo a cui sono abituati, sia per la consapevolezza che il credito costituisce la loro unica possibilità di emancipazione economica, restituiscono interamente e rispettosamente le somme ricevute.
Ed è proprio sul concetto di dignità, su cui sopra si è insistito, che il microcredito ha ovviato alle difficoltà di un sistema considerato ormai staticamente immodificabile.
Relativamente alle modalità operative, si agisce con un uso attento e consapevole delle fideiussioni e delle garanzie in genere, considerando non più il valore di mercato del bene, ma il suo valore per il beneficiario: ciò comporta l'assunzione di nuove forme di dialogo e di struttura dell'operazione finanziaria. Con questa procedura si elimina il problema del razionamento del credito. Le analisi specifiche fatte a tali fini, basate su un'analisi dei valori rilevanti per gli individui a basso reddito, spostano l'ottica dalle valutazioni economico-quantitative classiche a quelle che comprendono elementi non immediatamente quantificabili, ma non meno validi sia per un'analisi seria da parte delle istituzioni finanziarie, sia per una realtà povera che vuole risollevarsi senza ricadere nel baratro in cui era costretta.
Si può affermare che i vari problemi metodologici, operativi e distributivi del microcredito si affrontano con l'istruzione e la preparazione delle persone (per lo più in forma aggregata) e con l'impegno da parte dei beneficiari a cominciare un cammino di cultura, di sanità e di scolarizzazione all'interno dei nuclei familiari, accompagnato dall'impegno al risparmio e all'aggregazione comunitaria.
In definitiva, un approccio dinamico al credito con forte coesione sociale: esattamente quello che le banche avevano tentato da sempre di fare, ma che era andato alquanto in disuso.
Dimensione quantitativa del microcredito
I dati sullo stato economico del mondo pubblicati dalle varie agenzie internazionali, come l'ONU, la Banca Mondiale e l'UNDP (United Nations development programme), indicano che dei 4,6 miliardi di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo più di 850 milioni sono analfabeti, quasi un miliardo non può accedere all'acqua pulita, 2,4 miliardi non dispongono di strutture sanitarie di base, quasi 325 milioni di ragazzi non frequentano la scuola. Ogni anno 11 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni d'età (più di 30.000 al giorno) muoiono per cause che si potrebbero prevenire. Circa 1,2 miliardi di persone vivono con meno di un dollaro USA al giorno e 2,8 con meno di due dollari.
Questo genere di privazioni non si limita ai paesi in via di sviluppo. Nei paesi OCSE vi sono più di 130 milioni di poveri e 34 milioni di disoccupati, mentre il tasso di analfabetismo funzionale tra gli adulti è mediamente del 15% (UNDP, Rapporto 2001 sullo sviluppo umano 12. Come usare le nuove tecnologie, Torino, Rosenberg & Sellier, 2001, p. 25 ss.).
Dalle medesime fonti risulta che ai paesi ad alto reddito (53 paesi con 955 milioni di abitanti, $ 26.710 di reddito pro capite e l'80% del reddito mondiale) si alloca il 93,4% del credito totale; ai paesi a medio reddito (90 paesi con 2667 milioni di abitanti, $ 1850 di reddito pro capite e il 16,3% del reddito mondiale) il 5,5% del credito totale; a paesi a basso reddito (65 paesi con 2510 milioni d'abitanti, $ 430 di reddito pro capite e il 3,4% del reddito mondiale) l'1,1% del credito totale. Questo è il 'mercato' potenziale a cui il microcredito può attingere. Certamente non è un mercato facile, dove si raccolgono solo profitti, ma è una realtà che ha in sé una valenza economica maggiore, rispondendo appieno a ciò che dovrebbe spingere tutti gli esseri umani: la dignità per la vita di ogni abitante di questa Terra.
Sulla base del numero dei partecipanti ufficiali ai vari Microcredit summit, le istituzioni che si occupano in tutto il mondo di microfinanza e microcredito si possono quantificare in oltre 2500 (la Banca mondiale tuttavia stima essere circa 7000 le organizzazioni di microfinanza e di microcredito). Il numero dei beneficiari è aumentato negli ultimi sette anni più del 600%, passando da circa 13 milioni a più di 80, mentre i fondi rotativi sono calcolati in circa 2,5 miliardi di dollari. Il Microcredit summit stima che 21,6 miliardi di dollari sarebbero sufficienti a sanare 100 milioni di famiglie povere.
Se questi dati sono giusti, se ne ricava che il problema non è economico, ma politico. La realtà è che queste istituzioni sono oggi in grado di raggiungere meno del 10% del mercato potenziale (secondo l'UNDP nel mondo ci sarebbero più di 500 milioni di microimprese, ma solo il 2% ha accesso al credito, mentre esse potrebbero dar vita a un riscatto economico-sociale in grado di rappresentare il 50% di alcune economie nazionali).
Il microcredito nei paesi ricchi e in quelli poveri
Sebbene la pratica del microcredito sia ormai comune nel mondo, esistono delle differenze di fondo nel suo approccio fra i diversi ambiti geopolitici. Relativamente agli obiettivi si può osservare che, mentre a livello internazionale ci si propone di ridurre la povertà, o meglio la miseria, di aumentare il reddito delle famiglie (e ridurne la vulnerabilità) e di rinforzare la coesione sociale e l'empowerment dei beneficiari, nel mondo occidentale (per esempio in Europa) si tende a lavorare sullo sviluppo delle microimprese, a far crescere l'occupazione e a favorire il reinserimento sociale delle persone escluse (per esempio con i prestiti d'onore).
Riguardo al target della popolazione, mentre a livello internazionale oggetto del microcredito sono persone povere, o misere, e microimprese impegnate in settori informali, in Occidente la pratica coinvolge disoccupati e persone beneficiarie di aiuti da parte dei servizi sociali (in Europa sono circa 50 milioni) oltre che microimprenditori in settori, per la maggior parte, formali.
A livello internazionale, in paesi in cui milioni di persone non hanno accesso ai servizi bancari il microcredito, a fronte di bisogni sempre più articolati, si trasforma molto spesso in microfinanza (risparmio, assicurazioni, servizi sanitari, scuole ecc.), mentre in Occidente è vietata la raccolta del risparmio e si tratta essenzialmente di microcredito per la creazione e lo sviluppo delle microimprese (non si ha una dimensione informativa della domanda potenziale, si sa però, per esempio, che in Francia l'80% delle imprese in fase di creazione non ha accesso a un prestito bancario). Le modalità di intervento inoltre variano a seconda che ci si muova in situazioni di protezione sociale inesistente o debole, come a livello internazionale, o dove esista uno stato previdenziale debole con incoraggiamento del lavoro indipendente, come in Occidente. Altri fattori discriminanti fra i due ambiti sono il contesto legislativo semplice o complesso, la densità delle banche debole o elevata, l'indebitamento di tipo usurario o caratterizzato dal prestito al consumo. Ancora, il mercato per il microcredito è vasto (maggioranza della popolazione) e con forte concentrazione a livello internazionale, mentre è limitato con dispersione e difficoltà a raggiungere la clientela in Occidente.
L'ammontare medio dei prestiti è assai diverso (per esempio in Bangladesh è di $ 100, in Europa di $ 8000, con limite di $ 25.000) e molto vari sono anche i tassi d'interesse (dal 20 al 40% a livello internazionale, il 6-7% in Europa, corrispondente al plafond della BCE).
Vi è da dire infine che a livello internazionale prevalgono i legami di solidarietà con garanzie di gruppo, in Occidente i prestiti individuali.
A prescindere da tutte queste differenze, è opportuno sottolineare come la diffusione registrata dal microcredito in Europa e negli altri paesi occidentali sia superiore a qualsiasi aspettativa e sia sintomo di un problema socioeconomico che dovrebbe essere meglio esaminato e studiato.
Aspetti socio-politico-economici del microcredito
In tutto il mondo, in contrasto evidente con i processi di globalizzazione in corso, cresce la rilevanza delle economie locali, intese come sistemi che mettono in relazione tutti i soggetti, pubblici e privati, in un percorso di integrazione che è l'unico capace di portare vero sviluppo. Questo, quindi, non dipende unicamente dalla qualità delle imprese, ma anche da quella del territorio che le ospita, dalle istituzioni e dalle competenze per le quali il territorio stesso si distingue. La storia recente dei sistemi economici locali mostra che il mercato ha bisogno di politica e che i governi locali possono accompagnare efficacemente lo sviluppo.
Queste affermazioni sono certamente vere in sistemi locali complessi e articolati come quelli dei paesi sviluppati, ma possono essere applicate anche alla realtà dei paesi in via di sviluppo, per quanto questi siano in situazione di ritardo relativamente alle infrastrutture e alle politiche territoriali, oltre che al livello delle imprese. Anche quando mancano le precondizioni minime e altri problemi risultano essere prioritari è importante pensare lo sviluppo in termini di sistema, includendo tutti gli attori presenti nel territorio.
In paesi dove milioni di famiglie vivono con il reddito di piccole attività rurali e urbane alimentando l'economia informale locale, la difficoltà di accedere al prestito bancario non potendo offrire adeguate garanzie reali non consente alle microimprese di svilupparsi o di liberarsi dai vincoli dell'usura. Come si è detto, i programmi di microcredito sono mirati alla soluzione di queste difficoltà, pianificando l'erogazione di piccoli prestiti a microimprenditori singoli o in gruppo che hanno forte necessità di risorse finanziarie per avviare progetti di autoimpiego. La generazione di reddito che ne deriva viene finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie con un vantaggio diffuso per tutta la comunità locale. Essenziale anche la combinazione di servizi non finanziari che in molti casi è prevista accanto all'emissione del prestito, come la formazione tecnica e gestionale, l'assistenza tecnica personalizzata e la creazione di reti commerciali per i prodotti delle attività finanziate (per esempio il commercio equo e solidale). Di fatto la diffusione capillare della microfinanza nei paesi in via di sviluppo ha già dato buoni risultati. L'accesso al credito per quella parte della popolazione esclusa dal circuito finanziario tradizionale si è dimostrato un efficace strumento di lotta alla povertà, prima ancora che di sviluppo economico.
Molti dei programmi di microfinanza sono nati nell'ambito di progetti di cooperazione, quindi grazie alla disponibilità di fondi accessibili ai beneficiari dei progetti stessi, quasi sempre appartenenti alla fascia dei 'non bancabili'. Le organizzazioni che si occupano di microfinanza o microcredito nei paesi in via di sviluppo sono però diversissime tra loro, a seconda dei contesti e delle tradizioni. Alcune associazioni e organizzazioni non governative (ONG), che operano senza aver ottenuto previe autorizzazioni o riconoscimenti legislativi, erogano quasi esclusivamente servizi di credito, non raccolgono risparmio, ma offrono assistenza tecnica e formazione nella gestione delle microimprese. In altri casi si tratta di vere e proprie cooperative che, in ambito rurale o urbano, forniscono servizi promuovendo sia l'accesso al credito sia la raccolta di risparmio.
Anche se non sempre si possono definire istituzioni di microfinanza, i coordinamenti e le cooperative di produttori offrono ai propri soci, in modo diretto o indiretto, servizi di credito, sia sotto forma di prefinanziamenti alla produzione, sia come investimenti per l'acquisto di macchinari e sementi o il miglioramento della qualità e della produttività.
In moltissimi casi anche i governi si sono attivati cosicché la pratica di microfinanza e di microcredito da marginale sta divenendo la normalità.
Il problema da affrontare è, a questo punto, il complesso delle motivazioni che sottintende questa epocale modifica di distribuzione del credito: si vuole veramente riuscire a risollevare dall'indigenza i milioni di persone che ne sono afflitti o si vuole solo aprire nuovi mercati sia di capitali sia di beni di consumo? Che il microcredito possa divenire un fine per sé stesso e non un mezzo di equo sviluppo sociale è un rischio reale. Se ciò avvenisse non si permetterebbe una rilettura dei principi economici generali, ma si procederebbe sulla stessa strada, come se questa fosse comunque l'unica possibile. Invece è venuto il tempo di coniugare sviluppo con giustizia, in modo tale che la mano 'invisibile' di smithiana memoria non diventi 'visibile' solo nel suo essere diffusione autoregolatrice ed egoistica delle attività economiche, bensì nell'essere agente di diffusione di un'economia sociale che tenda a risolvere i problemi dell'umanità piuttosto che ad aggravarli.
repertorio
Storia e struttura del microcredito
La storia del microcredito
Il microcredito è nato nel 1976 per opera della Grameen Bank, la 'banca villaggio' fondata in Bangladesh dall'economista Muhammad Yunus allo scopo di concedere prestiti di esigua entità e fornire supporto organizzativo a gruppi di poveri (per lo più donne) che non avevano mai avuto accesso al tradizionale sistema bancario del paese. Dopo il successo di quella iniziativa le 'banche villaggio' si sono estese nel mondo, grazie al lavoro dello stesso Yunus e di molte organizzazioni non governative (ONG) che hanno man mano adottato programmi di microfinanza e di microcredito a integrazione dei progetti d'intervento a sostegno delle economie locali dei paesi in via di sviluppo. Tali iniziative si sono poi sviluppate anche nei paesi industrializzati, a partire dagli Stati Uniti, dove furono introdotte grazie all'intuizione dell'allora governatore dell'Arkansas Bill Clinton.
Il contributo del nuovo strumento alla lotta contro la povertà è stato riconosciuto dalle organizzazioni mondiali deputate a sostenere lo sviluppo: Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale e Nazioni Unite. Nel febbraio del 1997 si tenne a Washington il primo Microcredit summit, in cui quelle istituzioni manifestarono il loro impegno a sradicare la povertà e a favorire l'estensione del microcredito. Succes-sivamente, a cadenza annuale, altri vertici sono stati convocati in varie parti del mondo.
Ma gli antecedenti del microcredito sono molto più antichi. Si può anzi affermare che si tratta di una formula che è sempre stata usata, sia pure informalmente. In un certo senso la si può ricongiungere all'idea aristotelica e successivamente evangelica di privilegiare l'attività del prestito senza interessi (si tratterebbe altrimenti di usura) appunto per favorire lo sviluppo sociale. Paradossalmente la stessa attività usuraria in senso pieno, ossia la dazione di denaro con richiesta di alti interessi, può essere vista come una forma di microcredito per i poveri che hanno trovato in essa l'unica possibilità per tentare di avviare proprie attività (non a caso microfinanza e microcredito in tutto il mondo devono fronteggiare tale fenomeno).
Nella Francia del 1600 il banchiere napoletano Lorenzo Tonti, al servizio prima del cardinale Mazzarino e poi di Luigi XIV, promosse le prime mutue di credito. Da lui hanno preso nome le tontines, il sistema utilizzato a partire dall'Africa francofona per il quale gruppi di persone unite da legami di varia natura mettono insieme periodicamente una somma di denaro da destinarsi a turno a vantaggio di una di loro. La pratica delle tontines rappresenta l'apice della finanza informale, quella serie di interventi che si è venuta man mano producendo a partire 'dal basso', ossia dalla gente comune, un fenomeno rimasto a lungo sconosciuto e che si è evidenziato come apporto essenziale alle economie locali con il fallimento del sistema bancario in molti paesi poveri. Le tontines sono presenti - con varie denominazioni - in tutti i paesi del mondo, ma specialmente in Africa e in Asia (con modi originali in Giappone con i Kous e i Mujin). È interessante notare come si siano spontaneamente riprodotte in Italia in gruppi di extracomunitari che si autosostengono proprio grazie a queste forme collettive.
In ambito analogo vanno ricordate le iniziative promosse nell'Ottocento in Germania da Friedrich Wilhelm Raiffeisen e Hermann Schulze-Delitzsch dalle quali sono derivati due importanti generi di istituti bancari: le Casse rurali (e artigiane), basate sul principio giuridico della responsabilità solidale (modello Raiffeisen), e in ambiente urbano le Banche mutue popolari, cooperative di risparmio e credito (modello Schulze-Delitzsch). Soprattutto grazie alle Casse rurali, particolarmente in Italia, si è riusciti a contenere l'emigrazione e a creare con prestiti limitati una classe di piccoli imprenditori agricoli e artigiani.
Sistemi di mutue casse rurali che presentano interessanti anticipazioni dell'odierna microfinanza si svilupparono nei paesi coloniali francesi a opera della Caisse centrale de la France d'Outremer. Tali sistemi nella concessione dei crediti "hanno cercato di sostituire alle garanzie reali, come la terra, le costruzioni o il bestiame, garanzie morali. Si tratta di mettere in gioco la solidarietà dei debitori per il rimborso, una pratica detta anche della cauzione solidale" (D. Gentil, Y. Fournier, Les paysans peuvent-ils devenir banquiers?, Parigi, Syros, 1993). Sebbene le attività messe in atto avessero avuto esiti notevoli con tassi di rimborso dei prestiti vicini al 100%, a partire dagli anni Sessanta, con la decolonizzazione e con la crisi dell'economia coloniale, il credito rurale cominciò a estinguersi e molte di quelle istituzioni fallirono. Al loro posto subentrarono le Banche di sviluppo dei governi indipendenti, gestite con criteri tutt'altro che omogenei tra di loro e con la caratteristica di essere più simili a banche private che a istituti di microcredito per i poveri. Altre istituzioni si basavano informalmente sugli usurai o su 'finanziarie' non meglio definite o sulla criminalità organizzata, grazie anche alla complicità offerta dai sistemi bancari con i loro alti tassi d'interesse e le pesanti condizioni di accesso al credito. Da ricordare infine il fenomeno dei 'banchieri ambulanti', che in certi paesi dell'Africa occidentale raccolgono piccoli risparmi per consegnarli alla fine del mese a vere e proprie cooperative di risparmio e di credito che ridistribuiscono in piccoli crediti le somme raccolte.
Nel tempo vi sono stati dunque diversi approcci a una finanza per i poveri e, quindi, al microcredito, che ora si è organizzato in modo tale da essere considerato non più finanza informale, ma formale.
Le strutture del microcredito
Le strutture del microcredito sono varie, anzi si può dire che costituiscono un universo di svariatissime esperienze, adeguate al territorio nelle quali sono nate: alla base, però, vi è sempre il percorso formativo a cui le persone vengono sottoposte in modo da portare i benefici più alti sia a sé stesse sia al proprio ambiente. Una catalogazione rigorosa ed esaustiva di tali esperienze è pressoché impossibile. Si possono tuttavia indicare sinteticamente due tipi di metodologie: quelle basate sul peer lending e quelle basate sull'individual lending.
La categoria del peer lending si suddivide in due sottostrutture: solidarity groups e community based organizations.
I solidarity groups sono composti da 3 a 10 persone, facenti parte di una stessa comunità ma senza legami di parentela. Ognuno risponde del credito degli altri in relazione alla quota del proprio prestito. La restituzione del prestito è rateizzata nel breve periodo. I prestiti sono a rotazione, concessi man mano a tutti, e non vi è la possibilità di un secondo senza un rimborso totale di quello precedente. Per una ripartizione dei rischi, le attività messe in atto devono essere diversificate. Lo scopo del gruppo è di fatto 'condividere' il problema delle garanzie, dando una risposta complessiva. Con le loro peculiarità si inseriscono in questo ambito i Latin American solidarity groups e i Grameen solidarity groups.
Le community based organizations, che riescono a operare sia sulle garanzie sia sulle strutture, costituiscono una sorta di embrione di struttura bancaria. A loro volta si suddividono in: a) Village bankings, associazioni di credito e di prestito comunitario di solito costituite da 20-25 persone, generalmente donne. Si finanziano tramite la mobilitazione di fondi all'interno del gruppo (internal account) e attraverso prestiti provenienti da altre istituzioni (external account). Man mano che cresce il capitale della banca con l'accumulo interno, viene meno il finanziamento esterno. I prestiti sono individuali, sebbene all'interno di un'ottica di gruppo, e sono erogati in cicli successivi (10-12 mesi). Il rispetto dei tempi di rimborso permette, con i ricavi della banca, la possibilità d'accrescimento dei crediti. Tale metodologia è stata sviluppata dall'ONG statunitense FINCA in America Centrale.
b) Revolving loan funds (più propriamente Community managed revolving loan funds, CMRLF): sono composti da 30-100 membri, generalmente donne, quali gruppi finanziari informali, costituendo quasi delle piccole banche con propria gestione e tendenza all'autonomia. Uno degli obblighi per gli aderenti è il risparmio (che poi sarà utilizzato nell'intermediazione e nei prestiti). Fino a che tale flusso non è sufficiente i fondi continuano a provenire dall'esterno, in forma sia di prestiti sia di donazioni (grants).
c) Saving and loan associations: sono generalmente istituzioni finanziate dagli stessi risparmi locali. Svolgono un'attiva funzione d'intermediazione finanziaria, in particolare attraverso la mediazione di flussi economici dalle aree urbane e semiurbane a quelle rurali, assicurando una permanenza delle risorse di prestito all'interno della comunità, dove i risparmi sono stati mobilitati.
L'individual lending è la forma più antica di microcredito ed è la più vicina ai modelli adottati dalle banche ordinarie. La metodologia si basa sulla contrattazione con singoli 'clienti'. L'ammontare dei prestiti concessi è maggiore rispetto alle altre metodologie di microcredito e richiede un'analisi più attenta per ridurre il rischio. Per la concessione dei prestiti sono richieste garanzie reali, anche se a volte solo simboliche.
I principali attori del microcredito in Italia
Quantunque la pratica 'moderna' del microcredito in Italia sia abbastanza nuova, i promotori di questa istituzione sono già numerosi. Le iniziative possono essere raggruppate a seconda dell'impiego di fondi privati o pubblici o delle finalità.
a) Iniziative condotte con fondi privati, sotto forma di prestiti agevolati.
Fondazione S. Carlo: è una partnership promossa da Sodalitas, che ha coinvolto istituti bancari privati (Unicredito, Deutsche Bank, Banca Popolare di Milano) come donatori del fondo rotativo; agisce, in attività sussidiaria rispetto a quella principale di assistenza, come soggetto finanziatore e gestore, con l'autorizzazione della Banca d'Italia, erogando microcrediti a soggetti svantaggiati per l'avvio o l'espansione di attività lavorative autonome e fornendo supporto nella preparazione del progetto e nell'accompagnamento.
Microcredito di Solidarietà: è una partnership tra la Misericordia di Siena, la Banca Monte dei Paschi e la Fondazione Monte dei Paschi; la Misericordia attraverso i suoi centri di ascolto fornisce consulenza, seleziona le domande e propone il rilascio di garanzie in favore della banca erogante, impegnando un fondo di garanzia costituito da un contributo della Fondazione Monte dei Paschi.
MAG2 Finance scarl: è una mutua autogestita che, affidandosi esclusivamente al suo capitale sociale, concede microcrediti a individui e a organizzazioni no-profit, esclusi dal circuito del credito tradizionale, che intendano sviluppare attività con finalità sociali; l'istruttoria etica ed economico-finanziaria su progetti e fidi, come anche l'accompagnamento della fase di start-up, viene svolta da una società appositamente costituita, l'AGEMI SpA.
Comunità 'Le Piagge' (Firenze): è una comunità locale che si è organizzata in gruppo mutualistico costituendo, con capitale proveniente da ciascun aderente, un fondo rotativo per la concessione di microprestiti ai membri del gruppo stesso.
Banca Popolare Etica con Etimos: è un'istituzione speciale per l'attività di microfinanza e di microcredito nel mondo e in Italia, che opera in partnership con organizzazioni dell'economia sociale e con enti pubblici, cui viene richiesta o la costituzione di fondi di garanzia o una collaborazione attiva nella fase preistruttoria; Banca Etica avvia progetti di microcredito per specifici target di soggetti e comunità locali.
b) Iniziative condotte con fondi pubblici.
Sviluppo Italia: è un'agenzia di sviluppo per il Sud Italia e altre aree svantaggiate del paese, che con la formula del 'prestito d'onore' ha l'obiettivo di favorire l'autoimpiego come inserimento nel mondo del lavoro di soggetti privi di occupazione. I neomicroimprenditori individuali possono contare, per un periodo massimo di un anno, su un servizio gratuito di consulenza/assistenza tecnica da parte di tutor specializzati.
c) Finanziamenti a fondo perduto di amministrazioni pubbliche per sostenere l'occupazione locale e lo sviluppo economico.
Comune di Milano: elargisce contributi a favore di iniziative imprenditoriali che concorrano alla rivitalizzazione di sette aree urbane degradate, con fondi stanziati dallo Stato (legge 266/97, regolamento DM 225/98).
Provincia di Milano: promuove la nascita di nuove imprese e di sviluppo competitivo a prevalente partecipazione femminile.
d) Sistemi di garanzia per ridurre il rischio delle banche nell'erogare il credito.
Regione Toscana, Misericordie, Monte dei Paschi: praticano il prestito 'antiusura', con individuazione di casi e di interventi e valutazione dell'ammissibilità ai fondi di garanzia effettuate da volontari ex bancari delle Misericordie; i prestiti sono erogati dalle banche convenzionate: Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze, Banche di Credito Cooperativo.
Regione Toscana, Fidi Toscana, Banche del sistema Toscana: sostengono la convenzione 'investire in rosa' per lo sviluppo delle imprese femminili, facilitando l'accesso al credito (eventualmente coperto da garanzia per il 50% del finanziamento) e offrendo informazioni e assistenza.
Regione Emilia, Comuni capoluogo di Provincia, Banca Popolare Etica: concedono 'prestiti d'onore' a beneficiari selezionati dai servizi sociali dei Comuni (famiglie monoreddito o con figli minori, o con disabili, ricongiungimenti familiari ecc.). I fondi sono erogati e gestiti da Banca Etica, con garanzia della Regione, che accantona il 25% dell'ammontare dei prestiti e copre anche il costo degli interessi.
e) Meccanismi messi in atto nell'ambito del sistema Banca Etica.
Etica sgr: destina lo 0,1% degli importi versati dai sottoscrittori dei fondi etici e delle commissioni di gestione alla costituzione di un fondo di garanzia da utilizzare per progetti di microcredito sul territorio italiano di cui Banca Etica sia l'ente erogatore.
f) Prestiti all'economia sociale.
MAG Servizi scarl: opera nell'ambito della sua base associativa sia come raccolta di risparmio sia come erogazione alle imprese sociali di finanziamenti a breve-medio termine finalizzati all'acquisto di beni strumentali e/o a fornire liquidità di esercizio.
Consorzio Finanza Solidale scarl, Cooperativa MAG Venezia: il Consorzio opera su base mutualistica concedendo prestiti ai propri soci per la costituzione o lo sviluppo di cooperative sociali o di associazioni di volontariato e fornendo anche servizi di accompagnamento nella preparazione della documentazione da presentare o di consulenza progettuale.
COSIS (Compagnia per lo sviluppo delle imprese sociali): è una merchant bank promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma per fornire strumenti finanziari specializzati (prestiti a progetto, capitalizzazione delle cooperative tramite microprestiti a soci sovventori) come sostegno alle organizzazioni senza fini di lucro.
Banca Popolare Etica: raccoglie risparmio allo scopo di finanziare, tramite i tradizionali strumenti finanziari bancari, progetti e imprese nei settori della cooperazione sociale, della cooperazione internazionale, dell'ambiente e della cultura e società civile.
Accanto a queste istituzioni operanti in Italia bisogna ricordare che attività di microfinanza e di microcredito vengono effettuate all'estero da decine di ONG italiane e da molti consorzi e cooperative, quali Etimos s.c. (del sistema Banca Popolare Etica), Microfinanza s.r.l e diverse Casse di Credito Cooperativo (molto funzionali quelle raggruppate nella Federazione delle Casse Trentine).
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