microprocessore
microprocessóre [Der. dell'ingl. microprocessor, comp. di micro- "micro-" e processor "processore"] [ELT] [INF] Termine introdotto, con la relativa sigla μP, intorno al 1972 per indicare ogni dispositivo elettronico integrato su larga scala atto a svolgere il ruolo di unità centrale di elaborazione (CPU) di un calcolatore elettronico digitale: v. microprocessore. Con struttura interna partic. complessa, il m. costituisce l'attuale uni-tà di processo dei sistemi di elaborazione intesi in senso generale, vale a dire non solo relativi al campo dell'informatica (per il quale furono specific. ideati come naturale evoluzione dei corrispondenti circuiti elettronici allora utilizzati), ma anche, e soprattutto, per le applicazioni più varie in settori molto diversi; trova impiego, in generale, ove risulti necessario o conveniente l'uso di un apparato digitale per il controllo e la gestione automatica di macchinari e di processi, attuati tramite segnali di comando, in uscita dal m., che sono il risultato di decisioni basate sui valori assunti dagli ingressi, in alternativa di equivalenti reti di circuiti logici espressivamente progettati allo scopo. È proprio la sua flessibilità nel realizzare, se adeguatamente programmato, le più diverse funzioni in tutti i settori in cui esista la possibilità di un controllo digitale (con dimensioni d'ingombro e consumo di energia estremamente limitati e a un prezzo indubbiamente molto ridotto, se rapportato alle prestazioni fornite) che ha reso il m. l'elemento caratterizzante dell'elettronica contemporanea, diffusissimo oramai anche in apparecchi di uso comune (macchine utensili, elettrodomestici, ecc.).