mieloma
Tumore che deriva dall’abnorme proliferazione di un singolo clone di plasmacellule, ossia di quei linfociti B maturi presenti nel midollo osseo che hanno la funzione di produrre anticorpi (o immunoglobuline). Le plasmacellule tumorali producono una elevata quantità di immunoglobuline monoclonali (componente monoclonale), documentabili con l’esame elettroforetico delle proteine plasmatiche nel siero e nelle urine e tipizzabili attraverso esame di immunofissazione.
Il m. è una neoplasia dell’età matura; non è infatti presente in età pediatrica. Con l’aumentare dell’età media della popolazione e con l’uso più frequente di controlli ematologici di routine, la frequenza di questa patologia risulta in aumento. In presenza di una gammopatia monoclonale sierica si possono verificare le seguenti condizioni: gammopatia monoclonale di significato indeterminato, m. asintomatico, m. sintomatico. Il primo caso rappresenta una condizione non infrequente in cui la presenza di una componente monoclonale alla elettroforesi non si accompagna ad altre manifestazioni cliniche o radiologiche. ll m. asintomatico non necessita di trattamento ma nel tempo può evolvere in un m. sintomatico in una certa proporzione di casi. Quest’ultima condizione necessita invece di trattamento.
La maggior parte dei pazienti con m. si presenta alla diagnosi priva di sintomi, la diagnosi viene pertanto effettuata durante controlli ematologici di routine. Il m. sintomatico, meno frequente, è caratterizzato da: astenia secondaria all’anemia (per la infiltrazione del midollo emopoietico da parte delle plasmacellule) e all’ipercalcemia; infezioni batteriche ricorrenti, legate alla disprotidemia determinata dall’iperproduzione di immunoglobuline monoclonali da parte delle plasmacellule proliferanti e alla riduzione delle immunoglobuline normali; dolori ossei e fratture patologiche, dovuti a lesioni osteolitiche localizzate soprattutto al cranio, alla colonna vertebrale, al bacino, alle costole; alterazioni della funzionalità renale fino all’insufficienza renale, dipendenti principalmente dalla filtrazione glomerulare e dal riassorbimento tubulare di grandi quantità di proteine anomale, rappresentate dalle catene leggere delle immuoglobuline, evidenziabili nelle urine (proteinuria di Bence-Jones).
Oggi la diagnosi di m. viene spesso sospettata dal riscontro occasionale in esami di routine di un picco monoclonale alla elettroforesi delle proteine sieriche. La diagnosi di certezza viene posta con l’immunoelettroforesi, il dosaggio delle immunoglobuline sieriche e urinarie clonali, l’esame del midollo osseo, che mostra una infiltrazione midollare di plasmacellule patologiche maggiore del 10%, e la radiografia dello scheletro in toto.
L’International staging system (ISS), basato sulla misurazione di 2 parametri del sangue, la β-2-microglobulina e l’albumina, fornisce la stratificazione dei pazienti con m. in 3 gruppi con diversa prognosi. È una malattia non guaribile, ma curabile, grazie alle numerose opzioni terapeutiche diventate disponibili negli ultimi anni. I numerosi trattamenti disponibili, variamente combinati a seconda dell’età del paziente e della fase di malattia, sono rappresentati da: agenti chemioterapici, agenti antiangiogenetici e immunomodulanti (talidomide, lenalidomide), inibitori del proteosoma (bortezomib), trapianto di cellule staminali autologhe o, più raramente, allogeniche. Numerosi progressi sono stati fatti anche nel trattamento della malattia dell’osso, grazie ai bifosfonati, che riducono l’osteolisi e le fratture.