FALLOCH (Faloch, Foloch, Falluca), Miera de'
Figlio di Ugo, discendeva da una nobile famiglia normanna insediatasi nell'Italia meridionale e divenuta feudataria della località nei pressi di Catanzaro in Calabria che da loro prese il nome di Rocca Falluca. Del paese fortificato, posto nella vallata percorsa dai fiumi Amato e Corace, era già feudatario il padre Ugo.
Nel 1074 Roberto il Guiscardo, impegnato nella lotta contro il nipote Abelardo d'Altavilla (figlio del conte Unfredo), che già aveva partecipato all'insurrezione di Salerno e che si era arroccato in Santa Severina di Catanzaro, allo scopo di stancarlo e costringerlo alla resa aveva affidato ai suoi fedeli alcuni castelli per stringere l'assedio attorno ai ribelli. Ad Ugo de Falloch fu affidato il castello chiamato poi Rocca Falluca, mentre il fratello di Ugo, Erberto - secondo il Malaterra che è l'unica fonte in cui si narra del F. e di suo padre Ugo -, fu insediato in un altro castello insieme con Custinobardo de Simula.
I Falloch erano ancora feudatari del luogo alla morte di Roberto (1085). Sempre secondo il Malaterra, dopo la scomparsa del Guiscardo, il duca Ruggero Borsa, suo erede, si trovò a dover fronteggiare le pretese del fratello Boemondo e dei feudatari riottosi, tra cui il F., descritto dal cronista come un soldato di grande valore ed abilità, seppur mancino. Il F. possedeva allora Catanzaro e Rocca Falluca, ereditati dal padre. Alla morte di Roberto il Guiscardo, con atteggiamento protervo, aveva iniziato ad attaccare i luoghi circostanti i suoi domini, operando diverse incursioni, fino a mettersi in aperto contrasto con il duca Ruggero usurpando il castello di Maida. Si rivolse quindi al fratello del duca, Boemondo, con cui strinse alleanza contro Ruggero, e che gli riconobbe il possesso di Maida (1087). Il tentativo di ribellione del F. si intrecciò d'ora in poi con le vicende contrastanti che si svolsero tra i due fratelli Boemondo e Ruggero nei due anni successivi.
Boemondo giunse ad un accordo segreto con i cittadini di Cosenza, che gli consegnarono la città a patto che fosse distrutto il castello costruitovi da Ruggero. Il duca chiese l'appoggio del conte di Sicilia Ruggero, che già in precedenza era intervenuto a riconciliare i due fratellastri, e questi consentì a cingere d'assedio Cosenza (1088). Per sfuggire all'assedio, Boemondo si ritirò da Cosenza a Rocca Falluca, contando sull'alleanza con il F., mentre il duca ed il conte, convinti che si fosse rifugiato in Maida, cercarono di raggiungerlo in quel castello, ma non avendolo qui trovato si diressero verso Rocca Falluca e si attendarono nel bosco detto "lucus Calupni". Qui fu convenuta una tregua di quindici giorni e si stabilì che allo scadere di essa gli avversari si sarebbero incontrati a Santa Eufemia per la riconciliazione.
Boemondo ripiegò però su Taranto mentre il F. nel giorno stabilito chiese un salvacondotto per accedere al luogo dell'incontro e, dopo averlo ottenuto, si riconciliò con il duca Ruggero e gli consegnò Maida. La pace tra il duca Ruggero e Boemondo fu conclusa soltanto nel 1089, alla fine di due anni di contrasti; a Boemondo vennero assegnate Cosenza e Maida in cambio di Bari. Nel frattempo il F., stretto dai soldati del conte Ruggero e di Rodolfo di Loretello, aveva preferito lasciare i suoi territori al figlio Adamo con la speranza che, con l'aiuto dei parenti della madre, egli potesse continuare a resistere al nemico e giungere ad una riconciliazione. Ritiratosi a Benevento, prese l'abito di monaco: non se ne hanno ulteriori tracce.
Ma ben presto sorsero nuovi contrasti tra il duca Ruggero e Boemondo, in conseguenza dei quali sia il conte Ruggero di Sicilia sia Rodolfo di Loretello, impegnati nell'appoggio al duca, avanzarono pretese sulle terre dei ribelli, tra cui Rocca Falluca. Gli uomini del conte, con Rodolfo di Loretello a capo, compivano continue incursioni contro il castello difeso strenuamente da Adamo. Stretto d'assedio e ridotto ormai allo stremo, Adamo incendiò il suo palazzo e tutte le case di Rocca Falluca ed abbandonò il castello (la data è incerta, ma visto che la ribellione del F. avvenne nel 1087 ed il successivo accordo nel 1088, il tentativo di riscossa di Adamo non poté aver luogo prima della fine del 1088 o dell'inizio del 1089). Rocca Falluca fu poi divisa, come promesso dal duca, tra il conte Ruggero e Rodolfo di Loretello. Nel 1096 il castello passò al vescovato latino di Squillace fondato dal conte Ruggero di Sicilia e nel 1128 fu incorporato alla diocesi di Catanzaro.
Fonti e Bibl.: Gaufridi Malaterrae De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, a cura di E. Pontieri, in Rer. Ital. Script., 2 ed., V, 1, pp. XII, 90-92; B. Figliuolo, Morfologia dell'insediamento nell'Italia meridionale nell'età normanna, in Studi storici, XXXII (1991), p. 45 n. 99 (per Ugo).