GUADAGNI, Migliore
Nacque a Firenze, nel quartiere S. Giovanni, "gonfalone" Chiavi, da Vieri di Matteo e da Monna di Francesco dei Pazzi prima della metà del 1323: nell'agosto di questo anno il padre morì appena ventenne lasciandolo unico figlio. La madre Monna si risposò con il cronista Giovanni Villani.
Nel 1343 il G. sposò Niccolosa di Domenico Cavalcanti, morta il 13 ott. 1358; nel 1359 contrasse un nuovo matrimonio con Lagia di Gherardo Frescobaldi, vissuta fino al 1393, dalla quale ebbe sei figli: Francesca, Agnoletta, Vieri, Nanna, Niccolosa, Iacopa.
Il G., appartenente a una ricca e antica famiglia fiorentina, seguì le orme dei suoi antenati divenendo un personaggio influente nell'ambito del governo della città. In questi anni a Firenze la nuova classe "popolare", espressione dei ceti mercantili e artigiani, riusciva ad affrancarsi dall'influenza ghibellina, consolidando la propria presenza nelle istituzioni, pur attraverso violenti scontri tra le diverse componenti sociali, arti maggiori, medie e minori, che si contesero e detennero alternativamente il potere politico.
Il primo atto in cui è attestata la presenza del G. nella vita pubblica si riferisce alla sottoscrizione della pace, effettuata il 28 sett. 1342, con la consorteria degli Aliotti, imposta dal duca di Atene, Gualtieri di Brienne, allora signore di Firenze, che in tal modo tentava di mantenere l'ordine cittadino; in seguito, il 1° genn. 1343, il G. stipulò una tregua anche con la casata dei Falconieri.
La carriera pubblica del G. iniziò nel 1344, quando si qualificò nello scrutinio generale per gli uffici intrinseci. Nel 1351 si qualificò nello scrutinio per l'elezione degli ufficiali della Torre, carica che ricoprì dal 10 maggio; il 31 luglio seguente ricevette pure la nomina di podestà del Vicecomitato; il 12 ottobre divenne governatore delle Gabelle del vino. Nel 1354 vinse lo scrutinio per gli uffici di vicario del Mugello e di podestà di Prato; dal 15 giugno 1355 fu dei Dodici buonuomini e, dall'8 maggio 1356, anche dei gonfalonieri di Compagnia. Il 20 ott. 1356 fu nominato vicario della Val d'Elsa; nel maggio-giugno 1357 conseguì per la prima volta il priorato.
In questo periodo il G. si trovò ad affrontare il difficile clima politico caratterizzato dalle lotte tra le diverse fazioni, tra le quali prevalevano le casate dei Ricci e degli Albizzi. Per contrastare il potere politico di questi ultimi i Ricci fecero ripristinare, nel gennaio 1358, la legge cosiddetta dell'"ammonire", in base alla quale chi aveva antenati ghibellini poteva essere accusato e, senza giudizio, subire l'interdizione perpetua dagli uffici (la prima adozione di questi provvedimenti risale al 1352: Arch. di Stato di Firenze, Provvisioni, 39, cc. 84r-86v: 17 gennaio). Gli Albizzi, pensando di poter usare tale disposizione a proprio vantaggio per combattere gli avversari politici, fecero in modo che ad applicare la legge fossero i capitani di Parte guelfa, dei quali era membro allora anche il G., che parteggiava per gli stessi Albizzi.
Il 27 ag. 1359 il G. vinse lo scrutinio per la carica di podestà di San Gimignano; il 1° ottobre seguente divenne membro del Consiglio del podestà e del Comune; nel dicembre fu inviato insieme con Piero degli Albizzi nel Casentino, per prendere possesso del castello di Soci, che Marco dei conti Guidi aveva venduto nell'ottobre precedente alla Repubblica fiorentina. Il 16 dic. 1359 fu estratto per l'ufficio di vicario della Val di Nievole. Il 19 nov. 1360 fu designato a ricoprire la carica di camarlingo del Monte; un provvedimento dell'8 ott. 1361 consentì al G. il rimborso dei soldi spesi per l'esercizio di quest'ufficio.
Nel 1361 il G. compare nelle "portate" elettorali della Parte guelfa e del gonfalone Chiavi per lo scrutinio dei tre maggiori uffici. Nello stesso anno gli venne affidato il governo di Volterra, liberata dalla tirannia di Paolo Belforti. Nel gennaio 1362 era ancora capitano a Volterra: infatti il 25 di questo mese i Priori gli concessero licenza di assentarsi brevemente; il 21 giugno venne eletto capitano di Guerra a Todi.
Fu ancora priore nel maggio-giugno 1363 e, nel luglio seguente, venne eletto nuovamente capitano del Popolo a Todi, carica che, allo scadere dei sei mesi, gli venne riconfermata per un altro semestre. Nel gennaio 1364 si presentò nelle liste per lo scrutinio dei tre maggiori uffici; dal 15 sett. 1365 fu dei Dodici buonuomini; dal 15 maggio 1366 fu podestà a Orvieto.
Nel febbraio 1367 partecipò allo scrutinio per i tre maggiori uffici. Dal 24 marzo andò come vicario in Val di Nievole; dall'8 genn. 1368 fu gonfaloniere di Compagnia. Nel bimestre gennaio-febbraio 1369 conseguì il gonfalonierato di Giustizia; il 13 marzo venne estratto per l'ufficio di podestà di Prato; il 24 novembre divenne sindaco del Comune con l'incarico di esaminare la situazione relativa ai creditori del mercante fiorentino Berto di ser Francesco. Nel gennaio 1370 fu inviato a San Miniato con l'incarico di riformarvi le istituzioni; effettuò anche una ricognizione nel Valdarno per provvedere al rifornimento di grano che a Firenze scarseggiava. Il 23 febbr. 1371 vinse lo scrutinio per gli uffici intrinseci; il 18 luglio venne eletto capitano di Custodia di Pistoia.
L'influenza e il prestigio raggiunti dal G. nell'ambito della vita politica fiorentina sono testimoniati anche dal fatto che fu tra i primi dieci cittadini eletti per la difesa delle istituzioni e la salvaguardia della libertà (l'istituzione dei Dieci di libertà avvenne il 1° apr. 1372; il 30 luglio, mentre il G. ricopriva ancora questa carica, vennero varate al riguardo alcune modifiche nella composizione di questa magistratura).
Il 25 nov. 1372 il G. fu eletto ufficiale delle Castella, carica che, tuttavia, dovette lasciare essendo stato nominato, dal 1° genn. 1373, gonfaloniere di Giustizia; il 9 gennaio, con l'intervento del G. come "proposto" della Signoria, vennero emanate le provvisioni relative alla privazione degli uffici per dieci anni per gli esponenti delle casate dei Ricci e degli Albizzi. Il 23 novembre tornò a Pistoia come ambasciatore e commissario, con Francesco Rinuccini, Iacopo di Banco Pucci e Guccio di Dino Gucci, per procedere a una riforma generale del governo di quella città e, ancora, vi si recò nel 1376.
Nel luglio dello stesso anno, in qualità di commissario della Repubblica, venne incaricato, insieme con Donato di Iacopo Acciaiuoli, di assistere Rodolfo da Camerino comandante delle truppe fiorentine mandate a Bologna per difendere la città dagli assalti dei mercenari bretoni al servizio del cardinale legato Roberto di Ginevra (futuro antipapa Clemente VII).
Il 29 nov. 1376 vinse lo scrutinio per la carica di capitano di Pistoia. Nel gennaio-febbraio 1377 divenne gonfaloniere di Giustizia e, finito il mandato, si recò a Bologna, in Romagna e in Lombardia per questioni inerenti la guerra in corso.
Il 13 nov. 1377 il G. fu estratto per l'ufficio di vicario della Val di Nievole. Mentre era allo scadere di questa carica, nel giugno del 1378, a Firenze si sparse la voce - poi rivelatasi infondata - che egli stesse rientrando dalla Val di Nievole alla guida di 4000 fanti: nella città erano infatti scoppiati gravi disordini determinati dal tumulto dei ciompi. Il 22 giugno la casa del G., situata a lato della loggia dei Pazzi, sulla via del Corso, venne bruciata. Il 21 e 22 luglio i Consigli del Popolo e del Comune abolirono alcune provvisioni riguardanti i magnati e i popolari, emanate al tempo in cui il G. era stato gonfaloniere di Giustizia nel gennaio-febbraio 1377 (Capponi, I, pp. 594-599, in particolare p. 596, dove però, per errore, l'anno del gonfalonierato del G. risulta il 1326 anziché 1376, stile fiorentino). Lo stesso 21 luglio il G. venne privato in perpetuo degli uffici a partire dal 19 agosto seguente. Il 18 ott. 1378 fu arrestato con l'accusa di aver tramato contro il nuovo regime popolare; condotto davanti ai Priori e quindi al podestà per essere giudicato, fu ritenuto innocente e il 4 novembre fu liberato.
La ripresa del potere da parte delle arti maggiori, alla fine del 1381, segnò la definitiva sconfitta delle arti medie e minori. Il G., ormai reintegrato nella vita politica, vinse lo scrutinio per i tre maggiori uffici tenuto nei mesi di gennaio e febbraio 1382. Il 27 novembre seguente fece parte di un consiglio di cittadini nominati dalla Parte guelfa per esaminare coloro che, in quanto guelfi, erano stati mandati in esilio nel giugno 1378.
Il G. ricoprì la carica di gonfaloniere di Giustizia per l'ultima volta nel gennaio-febbraio 1383: in questo stesso anno, infatti, essendosi nel maggio sviluppata a Firenze una violenta epidemia di peste, egli, nel tentativo di sfuggire al contagio, si recò in Friuli, dove tuttavia morì a causa del morbo il 28 luglio 1383.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, CarteCeramelli Papiani, 2509, cc. n.n.; Carte Sebregondi, 2763-2766, cc. n.n.; Manoscritti, 248: Priorista Mariani, cc. 202-203; 597: Carte Pucci, VI, 40; 525, cc. n.n.; Balie, 1, cc. 29r-30v, 277v-278v; 12, cc. 102v-103r (16 luglio); 13, c. 163r (8 apr. 1377); 17, c. 8v (21 genn. 1382); Priorista di palazzo, cc. 102r, 108r, 113v, 117v, 121v, 128v; Archivio delletratte, 305, c. 4r (3 febbraio); 311, c. 1r; 313, c. 14r (13 gennaio); 317, c. 1r; 323, c. 11v (9 febbraio); 325, c. 1r; 344, cc. 14v, 15v (14 agosto); 353, cc. 27v, 103v; 355, c. 140v; 536, c. 23r (4-7 febbraio); 539, cc. 26r, 45r (7-9 aprile); 541, c. 4v; 545, c. 5v; 547, c. 6r; 743, c. 37r; 744, cc. 50v, 68r; 747, cc. 69r, 82r; 754, c. 2r; 757, c. 32v; 759, c. 46r; 763, c. 59r; 890, c. 31v; 998, c. 68r; 999, cc. 1r, 4r; 1002, c. 94r; Provvisioni, 39, cc. 84r-86v (17 gennaio); 45, cc. 113r-114v (15 genn. 1358); 47, cc. 96v-97r (23 dicembre); 49, cc. 32v, 46r, 50rv (28 ott. 1361); 57, c. 125r; 59, c. 64rv; 60, cc. 2v-3v (in particolare c. 2v), 48rv, 143v-144v, 151rv (sostituzione del G. nell'ufficio delle Castella, registrata il 18 genn. 1373); 67, c. 10r; Signori, Deliberazioni in forza di ordinaria autorità, 11, c. 14r; Diplomatico, S. Croce, 19 luglio 1348; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss.Passerini, 171.2; Poligrafo Gargani, 1017, cc. n.n.; Il tumulto dei ciompi. Cronache ememorie, a cura di G. Scaramella, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 3, pp. 15, 55, 57, 85, 107, 111, 129, 143 s., 147; Delizie degli eruditi toscani, XIV (1781), pp. 13, 46, 82, 111, 114, 166, 170, 180, 186; XV (1781), pp. 6, 12, 64, 133, 160; XVI (1783), p. 232; XVII (1783), pp. 36, 43, 168, 172; XVIII (1784), pp. 11, 13, 24; Icapitoli del Comune di Firenze, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1866, pp. 13-18; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Guadagni, Firenze 1873, pp. 31-42; G. Capponi, Storia della Repubblica di Firenze, I, Firenze 1875, pp. 338, 596; G.A. Brucker, Florentine politics and society, Princeton 1962, pp. 125, 128, 166, 203 n., 260 n., 297 n., 323, 339, 368, 383 n., 385.