MIḤRĀB
. Vocabolo arabo che nell'età preislamica indicava, fra l'altro, anche una nicchia cristiana con la statua o l'immagine d'un santo, e che nell'islamismo passò a designare la nicchia posta in una delle pareti interne della moschea per indicare la qiblah, ossia la direzione della Mecca, verso la quale deve essere obbligatoriamente rivolto il viso di chi compie la preghiera rituale. Il miḥrāb sembra essere stato introdotto per la prima volta sotto il califfato dell'omayyade al-Walīd I (86-96 eg., 705-715 d. C.) e, dal punto di vista architettonico, derivato dall'abside delle chiese bizantine. La nicchia è a base semicircolare o anche ottagonale, parte dal pavimento della moschea e s'eleva oltre all'altezza d'un uomo, terminando con una calotta emisferica o allungata ad arco o a punta aguzza; spesso vi si uniscono elementi ornamentali, come musaici e marmi policromi nell'interno, colonnine ai due lati, ecc. Davanti a essa, e col viso a essa rivolto, si pone l'imām quando dirige la preghiera rituale in comune.
Bibl.: J. Pedersen, s.v. Masdjid, in Encyclopédie de l'Islām, ed. franc. III (1931), p. 386-387; per la parte architettonica E. Diez, s. v. Miḥrāb nella stessa, III (1932), 551-557, con illustrazioni.