Vedi MILANO dell'anno: 1963 - 1995
MILANO (Mediolanum, Mediolanium)
Sorta in zona abitata nella media e tarda Età del Bronzo in area ligure su una lieve elevazione della pianura al confluire di strade dalle Alpi, dalla valle del Po, dagli Appennini, Mediolanum ebbe organicità di vita ad opera dei Galli. È probabile ne sorgesse un agglomerato urbano con strade all'incirca N-S, non cancellato interamente dal più organico impianto romano a scacchiera, riconoscibile nella zona centrale della città. M. ebbe in età augustea perimetro di mura all'incirca quadrato, orientato nei punti intermedî e con angolo smussato a occidente, e fu ampia quasi un chilometro quadrato. Le mura furono in pietra a ricorsi di mattoni. È l'epoca in cui la città fu base delle spedizioni alpine di Augusto e centro anche di studî. A quest'epoca si può attribuire il teatro, di cui restano le sostruzioni, qualche pilastro della cinta esterna (diametro m 95), di pietra di Angera in lieve bugnato, e alcuni elementi della frontescena (ampia circa m 50). Altri edifici coevi (per esempio un portico ionico) sono documentati da singoli elementi mentre, ad epoca flavia, va forse attribuita un'aula ad abside non estradossata, coperta a crociera e a botte, destinata forse al culto imperiale.
Alla fine del II sec. va attribuito l'edificio (con probabilità un tempio), che ha fornito le 16 colonne per il pronao all'atrio di S. Lorenzo. Tale pronao è oggi il complesso romano più imponente della città.
Al 250 d. C. risale l'attività della zecca (specialmente all'età di Gallieno), che divenne forte di ben quattro officine e si servì alle volte di conî in uso ad Antiochia e ad Aquileia; di poco posteriori possono essere la costruzione del palazzo imperiale, di cui forse abbiamo un pavimento musivo a clipei collegati da trecce, e quella dell'imponente via porticata (larga più di 6 m e lunga almeno 370) che conduceva dalla Porta Romana ad un grande giano, sull'esempio delle città ellenistiche. Costantiniano è l'edificio termale scoperto presso la Porta Vercellina col suo simmetrico succedersi di ambienti attorno ad un calidarium a cupola su corona di colonne. Il sempre maggior vigore della città e la sua prossimità ai valichi alpini, ne fece assai spesso e per lunghi periodi la sede della corte imperiale, che vi animò larghe energie artistiche.
A Massimiano è attribuito l'ampliamento della cinta murale (con paramento di mattoni e torri poligone; ne resta una integra a 24 lati) verso occidente, per accogliere il circo, e verso oriente, dove sorgeva un imponente edificio termale, forse il celebre Herculeum lavacrum di Ausonio (un'aula pavimentata a mosaico era ampia m 20×30). All'età di Massimano può dunque appartenere il circo (m 505 × 80), riconosciuto attraverso pazienti indagini operate nelle fondazioni, di cui resta visibile un tratto del muro orientale e la torre sinistra dei carceres, mentre forse di poco più antica è l'arena, a S-O della città (asse maggiore m 160, minore m 128) di cui, oltre a notevoli resti del corpo murario, sono noti gli elementi dell'anello lapideo a semicolonne ioniche e corinzie, usati a fondamenta della basilica di S. Lorenzo.
M. entra validamente nella storia della Chiesa col rescritto di Costantino (313) e con l'episcopato di Ambrogio (373-397), non meno che con vigorosi aspetti dell'eresia ariana. Nell'architettura paleocristiana, in almeno due secoli di attività, M. dà contributi di primo piano, in buona parte conservati.
Le fonti di questa architettura nelle sue prime manifestazioni sembrano la Renania e la Grecia (S. Giovanni in Conca ad aula unica e arcate cieche esterne, Basilica maior o S. Tecla a 5 navate con transetto colonnato); ma se all'età di Ambrogio si deve il battistero ottagonale a nicchie interne, come si deve una basilica a croce immissa con nartece (Basilica Virginum, S. Simpliciano, lunga 57 m, alta 20, compiuta nel 397), sono ancora la Renania e la Grecia a fornire l'ispirazione. Pure ambrosiane sono la Basilica Apostolorum (S. Nazaro) a croce immissa (del 382, m 70 × 63), la Basilica Martyrum (S. Ambrogio), tripartita, del 386 (m 53,40 × 26). Nulla sappiamo ancora della basilica suburbana di S. Vittore al Corpo, cui era annesso il mausoleo ottagonale di Valentiniano II in un recinto ottagono di salde mura, e poco delle altre basiliche note dalla tradizione.
Misteriosa è ancora la più imponente e solenne basilica, la più antica di questa mole a pianta centrale nell'occidente cristiano, S. Lorenzo, rielaborata in età barocca senza svisarne la sostanza. Al quadrato (lato m 24), coperto un tempo da vòlta a crociera, contraffortato da quattro torri, si addossano esedre di colonne. Intorno è un ambulacro continuo, aveva nartece a forcipe e quadriportico preceduto dalle colonne romane sopra ricordate. Ne sono controversi l'età e gli scopi, ma la prossimità del Palatium, la presenza di almeno due mausolei, il grande loggiato interno, oltre ad altri indizî, la possono riconoscere una basilica palatina (fine IV-primi V sec.).
Le arti figurative non hanno esempi troppo validi, dopo le distruzioni e l'intenso costruire di tanti secoli: poche le testimonianze della scultura, che ha aspetti dell'arte colta (statua di Artemide, statue imperiali, ritratti) oltre che espressioni caratteristicamente padane nelle belle stele sepolcrali a ritratto. Da ricordare il ricco portale minutamente ornato ora in S. Lorenzo (I sec. d. C.). I pochi sarcofagi (distribuiti fra la fine del III sec. - quello del decurione C. Valerio Petroniano - e la fine del V) sono del tipo a due nicchie figurate o a fregio continuo (del tipo degli Stadttorsarkophagen). Eccelle il grande sarcofago a porte di città, in S. Ambrogio (fine del IV sec.). Nella pittura, più che i modesti affreschi superstiti (ara dipinta da via del Circo; tombe dipinte internamente come a S. Giovanni in Conca, V sec.), ha voce il mosaico parietale di età paleocristiana, con i profeti e il collegio apostolico in S. Lorenzo (primi del V sec.) e i ritratti di S. Vittore in Ciel d'oro (fine del V sec.). Gli avorî paleocristiani assegnati per solito all'Italia settentrionale (lipsanoteca di Brescia, Venatio di Liverpool, ecc.) sono con tutta probabilità di officine milanesi, dalle quali uscivano forse anche opere di toreutica (patera di Parabiago, capsella di S. Nazaro). Da segnalare le sculture in legno della porta di S. Ambrogio (IV sec.).
(M. Mirabella Roberti)
Musei. - Museo Archeologico. - Fondato nel 1862 come Museo Patrio di Archeologia nel Palazzo dell'Accademia di Belle Arti di Brera, comprendeva in origine anche opere d'arte dell'epoca medievale e del Rinascimento, in parte di proprietà del Comune, in parte dello Stato. Nel 1900 tutto il complesso di opere fu donato dallo Stato al Comune, e trasferito nella sede del Castello Sforzesco dove rimase sino al periodo che immediatamente seguì alla seconda guerra mondiale, quando fu stabilito di assegnare al Museo Archeologico una sede autonoma e fu decisa la costruzione di un apposito edificio nell'area del Monastero Maggiore, presso il tratto più importante delle mura romane, dove si innalzano le torri di Massimiano e di Ansperto. Il Museo Archeologico è attualmente in fase di ordinamento. Alcune delle opere destinate ad arricchire le sue collezioni sono ancora depositate in altre sedi. Come progetto generale, il museo accoglierà del periodo preistorico la collezione di ceramica e bronzi di Golasecca (v.), già dell'abate Giani, scopritore tra il 1810 e il 1824 della necropoli, e i risultati degli scavi di P. Castelfranco e degli altri che lo seguirono.
Le collezioni di scultura comprenderanno, tra i pezzi più notevoli, il complesso dei capitelli rinvenuti nella città insieme alle decorazioni architettoniche, permettendo un più sistematico studio sulle maestranze attive nella città, l'Artemide rinvenuta nel 1951 in via Nerino, e altre statue di divinità, oltre alla notevole serie dei ritratti tra i quali spicca il pezzo veramente d'eccezione rappresentato dal bronzo del III sec. d. C. proveniente da Lodivecchio (v.), già Bossi.
Completeranno la collezione di scultura i sarcofagi pagani e paleocristiani attualmente ancora dispersi in varî musei e chiese, i numerosi bassorilievi funerari tra i quali interessanti sono quelli che testimoniano culti orientali praticati dal defunto, pezzi tipologicamente unici, come la cosiddetta Urna di Valperto, rilievi decorativi (un esempio è quello che forse decorava un soffitto con Ganimede rapito dall'aquila) e stele.
Tralasciando le scarse testimonianze di pittura (interessante quella appartenente con probabilità al larario di una abitazione domestica rinvenuta in via del Circo con le raffigurazioni di Cerere, Fortuna, Nike ed Eracle col leone nemeo) e mosaici trovati nella città, va menzionata invece la raccolta di opere toreutiche e di oreficeria che presenta un pezzo eccezionale quale la famosa patera rinvenuta nel 1907 a Parabiago, del diametro di cm 39 e del peso di kg 3,5 d'argento con particolari dorati a mercurio. La patera - datata dai più in epoca antoniniana - è decorata a rilievo sul fondo interno con divinità cosmiche del ciclo di Cibele e Attis. La presenza della patera nella necropoli testimonia che ivi risiedeva una confraternita di fedeli di qualche culto orientale. Della collezione fanno parte anche gli interessanti argenti di Lovere e in seguito entrerà nelle collezioni il prezioso avorio già Trivulzio, ora depositato presso il Castello Sforzesco (v.). La collezione ceramica, in parte edita in un recente fascicolo del C. V. A. a cura di G. Belloni, comprende anche la collezione già Pisani-Dossi di ceramica aretina. Fa parte del museo anche la ricca raccolta di iscrizioni romane, già Archinto, provenienti da ogni parte della Lombardia.
Il Museo Archeologico è destinato ad accogliere tutti i trovamenti dell'area cittadina, e si articolerà in diverse sezioni tra le quali una didascalica.
Museo del Castello Sforzesco. - Nella sede del Castello Sforzesco sono raccolte tutte le collezioni d'arte, antiche e moderne, di proprietà comunale. Da queste verrà in seguito distaccata la raccolta di pezzi classici, che entrerà a far parte del Museo Archeologico. Attualmente, sebbene pochi siano i pezzi esposti, il complesso depositato al Castello si compone di opere di provenienza diversa. Tra queste i due pezzi più famosi sono la bellissima testa femminile in marmo, rinvenuta nel 1846 nella zona di S. Primo, comunemente nota come ritratto dell'imperatrice Teodora; e la valva del dittico di avorio già Trivulzio, databile al V sec. d. C., di fabbricazione forse locale (v. avorio). Si possono elencare inoltre reperti provenienti da scavi nell'area cittadina o negli immediati dintorni (monumentale sarcofago paleocristiano da Lambrate con le raffigurazioni, soltanto abbozzate, del Buon Pastore e del defunto intento al suo lavoro quotidiano; resti architettonici dalla Basilica Nova - IV sec. d. C. -; mosaico a fasce geometriche dalla chiesa di S. Protaso) o da scavi condotti da missioni archeologiche milanesi in altri paesi (trovamenti da Medīnet Mādi (v.) tra cui notevoli alcuni sarcofagi egizi e la bella testa diademata di giovanetto ellenistico, interessante esempio di arte greco-egizia). Sono presenti poi alcuni complessi, quale quello monetale, o la recente collezione di tessuti copti, proveniente per acquisto dalla Collezione Fortuny di Venezia, che si è aggiunta alla raccolta già esistente di tessuti antichi. Nei cortili del Castello sono esposte numerose stele funebri, che per la maggior parte presentano il ritratto del defunto posto entro nicchie, e iscrizioni.
Museo Poldi-Pezzoli. - Sorse in poco più di un ventennio, con carattere di raccolta privata, per opera di G. G. Poldi-Pezzoli di Albertone (1822-1879), che nel 1871, per impedire che alla sua morte i tesori raccolti andassero dispersi, donò l'intera raccolta e il palazzo che la conteneva allo Stato. Dopo la sua morte, la collezione si arricchì ulteriormente per donativi o lasciti. La collezione, che rivela il suo carattere originario essenzialmente privato, è una raccolta di pezzi di eccezione, soprattutto per i periodi rinascimentale e moderno. Come raccolta di antichità presenta solo un piccolo complesso di tessuti di provenienza egiziana, che facevano parte un tempo della Collezione Bock a Berlino, un elmo messapico con iscrizione (v. elmo), un sarcofago romano del II sec. d. C. con maschere e festoni di frutta, e alcune antichità orientali.
Museo della Basilica di S. Ambrogio. - Attualmente raccoglie la documentazione monumentale della primitiva basilica (porta lignea decorata; opus sectile con il simbolo della pecora) e il tesoro, ricco specialmente di tessuti tra cui va segnalata la ricca stoffa damascata, con scene di caccia, databile al IV sec. d. C. Sotto il pulpito della Basilica odierna è posto il grandioso sarcofago paleocristiano che raffigura sul lato lungo Cristo tra i discepoli. Il sarcofago, del tipo dei cosiddetti Stadttorsarkcphagen è databile in periodo teodosiano.
Biblioteca Ambrosiana. - Fondata all'inizio del XVII secolo dal Cardinale F. Borromeo, attualmente comprende in sè il Museo Settala, uno dei più antichi d'Italia, sorto nella seconda metà del 16oo, che offre, insieme ad altre collezioni, anche una piccola raccolta di antichità egizie, etrusche e romane. Ma la ricchezza della Biblioteca consiste nella raccolta di codici e manoscritti, tra i quali si deve ricordare il Codice Ambrosiano F 205 Inf., meglio noto come Iliade Ambrosiana. Il codice, costituito da una serie numerosa, anche se non più completa, di illustrazioni, fu acquistato nel 16o8 a Napoli dal Cardinale F. Borromeo. Ignote sono le vicende del codice precedenti allo acquisto. Lo studio condotto paleograficamente sul manoscritto (Bartoletti) e stilisticamente sulle miniature (Bianchi Bandinelli) ha portato a considerare quest'opera come una collectanea derivata da illustrazioni precedenti, di ambiente diverso, ad opera di un illustratore attivo nell'ambiente di Costantinopoli tra il 493 e il 506.
Musei varî e collezioni private. - Piccole raccolte di antichità si trovano radunate presso il Museo teatrale della Scala (ceramica, qualche bronzo e piccole terrecotte figurate, provenienti per lo più dalla Collezione Sambon); presso il Museo dell'Opera del Duomo (dittici) e presso il piccolo museo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (ceramica e fibule di provenienza centro-italica); il piccolo complesso di bronzi rinvenuto nei pressi di piazza del Duomo e attualmente esposto nella Direzione della "Rinascente") e le numerose collezioni private, per la maggior parte inedite (di una collezione privata è la testa femminile ellenistica, di scuola asiatica, edita dall'Albizzati).
(L. Guerrini)
Bibl.: La bibliografia si trova raccolta quasi completamente nel repertorio bibliografico di C. Gerra, Cenni bibliografici di antichità milanesi, in Ritrovamenti e scavi per la"Forma Urbis Mediolani", IV (Quaderni di studi romani), Milano 1955, p. 31 ss.; e nel volume Storia di Milano, I (Le origini e l'età romana), Fondazione Treccani degli Alfieri, Milano 1953.
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(M. Mirabella Roberti - L. Guerrini)