MILASA (τά Μύλασα; Mylasa)
Città antica della Caria posta sul corso inferiore del fiume Kybersos, che si scarica nel golfo di Bargylia, a circa dieci miglia dal mare. A un'antica importanza della città fanno pensare i celebri suoi santuarî di Zeus Labrandeus, sito in un sobborgo della città, e di Zeus Osogoa, evidenti contaminazioni di divinità elleniche con preesistenti divinità indigene. Zeus Labrandeus è rappresentato con polos sul capo e doppia ascia (labrys) nella destra levata; Zeus Osogoa è chiamato anche Zenoposeidon, e ha come simboli l'aquila, il tridente e il granchio. Un periodo di singolare splendore godette la città sotto Ecatomno, suo cittadino d'illustre famiglia che fu nominato satrapo di tutta la Caria tra il 390 e il 377 a. C., ebbe il comando della flotta persiana contro Evagora di Cipro, ed è ricordato in documenti epigrafici come benefattore della sua città (Dittenberger, Sylloge Inscr. Graec., If, 95). La floridezza di Milasa fu però di breve durata, perché già il figlio di Ecatomno, Mausolo, abbandonò la città dei suoi padri per trasferirsi sul mare ad Alicarnasso. Cessa allora la sua coniazione monetaria che riprende per breve tempo nel periodo dei Diadochi col nome di Eupolemo, generale di Cassandro. Presa nel turbine delle guerre dei Diadochi, Milasa fu di re Antigono, dei Tolomei, dei Seleucidi. Dopo la vittoria romana di Magnesia su Antioco III, Milasa fu dichiarata città libera, ma tutta la regione fu lasciata sotto l'egemonia di Rodi, fedele alleata di Roma. Fece poi parte della provincia romana d'Asia. In vicinanza della città erano cave di bei marmi, e la città ne aveva largamente profittato per i suoi edifici e specialmente per i numerosi suoi templi. Della frequenza dei quali può far fede un aneddoto riportato da Ateneo (VIII, p. 348), secondo il quale il musicista Stratonico, venuto a Milasa, invitò ad ascoltarlo i templi, visto che eran più numerosi degli abitanti. A una scarsezza di abitanti farebbe pensare anche il passo di Strabone che chiama Milasa κώμη, non πόλις (XIV, 659). In ogni modo si hanno nel periodo imperiale monete autonome di Milasa fino a Valeriano e numerose iscrizioni.
Bibl.: W. M. Ramsay, Historical Geography of Asia Minor, Londra 1890; W. Judeich, Kleinasiatische Studien, Marburgo 1892, p. 274; B. E., Inscriptions de Mylasa, in Revue Numismatique, 1898, p. 129; W. M. Buckler, Doc. from. Mylasa, in Annual. of the Brit. School at Athens, XXII, p. 191; Ruge, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v.