• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

CANONERO, Milena

di Stefano Masi - Enciclopedia del Cinema (2003)
  • Condividi

Canonero, Milena

Stefano Masi

Costumista cinematografica, nata a Torino nel 1952. È considerata una delle artefici del successo della cultura figurativa italiana a Hollywood. Celebre per il gusto iperrealista e le costose macchine sartoriali che ha allestito, ha forzato i limiti dell'utilizzazione naturalistica del costume nel film, rendendone evidenti le potenzialità espressive sin dal suo esordio con Stanley Kubrick. Ha vinto due Oscar: il primo nel 1976 per Barry Lyndon (1975) di Kubrick e il secondo nel 1982 per Chariots of fire (1981; Momenti di gloria) di Hugh Hudson; ha ottenuto inoltre ben quattro nominations. Nel 2001 ha ricevuto il prestigioso premio alla carriera del Costume Designers Guild.Compiuti gli studi in Italia, si trasferì giovanissima in Inghilterra dove iniziò a occuparsi di cinema, come costumista ma anche lavorando nel settore del montaggio e della produzione, al fianco di Kubrick, di cui assorbì lo spirito perfezionista e l'ossessione per il dettaglio. Nel 1971 firmò per lui il primo film da costumista, A clockwork orange (Arancia meccanica), dove venivano genialmente mescolati elementi di epoca edoardiana, fantasie in stile Carnaby Street e materiali acrilici ultramoderni, per dar vita a un patchwork dal sapore di pop art, vicino al gusto di Andy Warhol. Per il successivo Barry Lyndon lavorò seguendo il modello viscontiano di Piero Tosi e modificò autentici abiti del 18° sec., ricreandone la linea con ossessiva precisione e risultati suggestivi. La collaborazione a vasto raggio con Kubrick (curò anche il doppiaggio dell'edizione francese di ambedue i film) si chiuse alla fine del decennio con The shining (1980; Shining), nel quale però i costumi avevano un ruolo meno rilevante. L'anno dopo, per Chariots of fire, seppe reinventare, con precisione e fantasia, l'eleganza dandy delle tenute sportive inglesi del primo Novecento, dimostrando un talento indipendente dal genio di Kubrick.

Negli anni Ottanta un altro importante incontro è stato quello con Francis Ford Coppola, per il quale la C. ha lavorato in tre opere ambientate in epoche diverse: in particolare per The Cotton Club (1984; Cotton Club) ha ricreato il modo di vestire degli abitanti della Harlem anni Venti e Trenta, offrendone una raffigurazione variopinta e fantasiosa, sempre nel rispetto di un'attenta ricostruzione storica. Un simile uso di colori forti si ritrova in Tucker: the man and his dream (1988; Tucker ‒ Un uomo e il suo sogno), mentre in The godfather, part III (1990; Il padrino ‒ Parte III) la costumista ha mirato ad abbassare i toni, usando tinte scure ma nette. Tuttavia, il film nel quale è riuscita a fondere con maggiore raffinatezza suggestioni della moda e notazioni narrative è stato Out of Africa (1985; La mia Africa) di Sidney Pollack, nel quale, ricostruendo lo stile dei coloni europei in Kenya, è riuscita a fare sì che i personaggi venissero raccontati anche attraverso i loro abiti: in particolare quelli disegnati per Meryl Streep assemblano con originale libertà elementi militareschi e di alta moda. Anche l'esplosione di colori di Dick Tracy (1990) di Warren Beatty, dove i costumi richiamano esplicitamente i contenuti cromatici delle tavole a fumetto, si pone nella stessa direzione. Senza smettere di coltivare il design di moda (ha ottenuto nel 1987 il premio Coty per una linea di abbigliamento maschile da lei disegnata), si è dedicata anche alle grandi produzioni televisive, curando i costumi dell'edizione 1987 della serie Miami Vice, diretta da Michael Mann. Nel 1992 ha firmato il suo unico film da scenografa, Single white female (Inserzione pericolosa) di Barbet Schroeder. Si è dedicata anche alla produzione, come associate producer di alcuni film tra i quali Good morning Babilonia (1987) di Paolo e Vittorio Taviani e Naked tango (1990; Tango nudo) di Leonard Schrader. Negli anni Novanta è tornata a lavorare più volte con Beatty, per il quale ha firmato gli abiti di Love affair (1994; Love affair ‒ Un grande amore) di Glenn Gordon Caron, e di Bulworth (1998; Bulworth ‒ Il senatore), dallo stesso Beatty anche diretto. Con i costumi disegnati per Titus (1999) di Julie Taymor ha raggiunto un punto di equilibrio fra la trasfigurazione teatrale e il realismo del cinema, creando figure nelle quali è impossibile distinguere corpi e costumi, perfettamente fusi in un unico design ricco di visionaria drammaticità. Ha inoltre disegnato i costumi, e talvolta anche le scene, di numerose opere liriche per il Metropolitan Opera House di New York e per alcuni teatri austriaci. Nel 2000 ha firmato scene e costumi per lo spettacolo teatrale scritto da Peter Schaffer, Amadeus, andato in scena in molti teatri italiani e diretto da Roman Polanski, regista con il quale la C. aveva già collaborato, curando i costumi del film Death and the maiden (1994; La morte e la fanciulla). Tra gli altri registi con i quali ha lavorato, da ricordare Stuart Cooper, Alan Parker, Norman Jewison, Louis Malle, Charles Shyer e Tony Scott.

Bibliografia

S. Masi, Costumisti e scenografi del cinema italiano, 2° vol., L'Aquila 1990, pp. 115-32.

Vedi anche
Meryl Streep (propr. Mary Louise Streep, Meryl). - Attrice statunitense (n. Summit, New Jersey, 1949). Si è imposta all'attenzione della critica nel 1975 lavorando per il teatro e poi per la televisione nella serie di Holocaust (1978); nel cinema, dopo essersi rivelata in parti di non protagonista (Julia, 1977; The ... Ferretti, Dante Scenografo italiano (n. Macerata 1943). Sostenitore di una estetica del ‘meraviglioso’, si è mosso attraverso le diverse epoche con una libertà che ha sfiorato talvolta la trasgressione storica, rivoluzionando il panorama della scenografia cinematografica dapprima in patria, al fianco di registi come ... Tósi, Piero Tósi, Piero. - Costumista italiano (n. Firenze 1927), tra i maggiori del teatro lirico e di prosa e del cinema italiano, capace di ricostruire con gusto antiquario e invenzione fantastica l'atmosfera e il costume di un'epoca. Formatosi all'Accademia di belle arti di Firenze sotto la guida di O. Rosai, ... Nicholson, Jack Attore e regista statunitense (n. Neptune, New Jersey, 1937). Dopo aver esordito in Cry baby killer (1958), lavorò nell'ambito del cinema indipendente statunitense, imponendosi nel 1969 con Easy rider. Attore di doti non comuni, ora beffardo e diabolico, ora introverso e cerebrale, ha al suo attivo una ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Vita quotidiana
  • MODA in Vita quotidiana
  • BIOGRAFIE in Cinema
Tag
  • PAOLO E VITTORIO TAVIANI
  • METROPOLITAN OPERA HOUSE
  • FRANCIS FORD COPPOLA
  • BARBET SCHROEDER
  • STANLEY KUBRICK
Altri risultati per CANONERO, Milena
  • CANONERO, Milena
    Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)
    Costumista teatrale e cinematografica, nata a Torino il 13 luglio 1946. Vincitrice di quattro premi Oscar, un David di Donatello e tre Nastri d’argento, con le sue elaborate realizzazioni sartoriali ha significativamente contribuito al successo dei film cui ha collaborato. I suoi abiti, romantici e ...
  • Milena Canonero
    Il Libro dell'Anno 2015
    Giuseppina Manin Milena Canonero Nostra signora dei costumi È italiana la donna più premiata a Hollywood: 4 Oscar (l’ultimo quest’anno per Grand Budapest Hotel) e 9 nomination. Nata a Torino, ha iniziato la carriera a Londra con Kubrik. Unico rimpanto: aver rifiutato Guerre stellari. Vestire i sogni ...
  • Canonero, Milena
    Enciclopedia on line
    Costumista cinematografica italiana (n. Torino 1952). Celebre per il gusto iperrealista e le costose macchine sartoriali allestite, ha vinto quattro Oscar: nel 1976 per Barry Lyndon (1975) di S. Kubrick, nel 1982 per Momenti di gloria (1981) di H. Hudson, nel 2007 per Maria Antonietta di S. Coppola ...
Vocabolario
cinecritico
cinecritico (cine-critico), s. m. e agg. Chi si occupa di critica cinematografica; a essa relativo. ◆ Lungi da me l’intento di sbilanciarmi nella tutela della corporazione dei cinecritici, della quale fra l’altro, per intervenute dimissioni,...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali