Davis, Miles
Un genio nella storia del jazz
Figura centrale nella storia della musica jazz del 20° secolo, l'afroamericano Miles Davis ha realizzato coraggiose sperimentazioni, contribuendo a creare nuovi linguaggi, mescolando in modo creativo sintassi musicali diverse. È tra i pochi jazzisti ad avere raggiunto la fama che è solo delle rock star, grazie a una personalità controversa e a un indubitabile carisma
Il trombettista, polistrumentista, compositore afroamericano Miles Davis ‒ il cui vero nome era Miles Dewey Davis III ‒ nasce il 26 maggio 1926 ad Alton, nell'Illinois, e muore il 28 settembre 1991 a Santa Monica, in California. Nel 1945, non ancora ventenne, dopo avere seguito studi musicali in privato Davis inizia la sua carriera artistica a New York suonando nella band di Billy Eckstine e frequentando per breve tempo la Juilliard School of Music. Tre anni dopo Davis si pone alla guida di un nonetto ‒ sei fiati e la sezione ritmica, al quale partecipano tra gli altri Gerry Mulligan, John Lewis e Gil Evans ‒, che conquista in breve tempo la scena newyorkese. L'anno successivo inizia la registrazione di Birth of the cool, uno dei più influenti e citati album della storia del jazz le cui session verranno pubblicate per esteso solo nel 1957 dalla Capitol. Con esso nasce il cool jazz, variante del be bop di cui attenua dissonanze e intemperanze ritmiche, ponendo in risalto gli arrangiamenti.
Gli anni Cinquanta vedono Davis vincere la tossicodipendenza da eroina e ritornare con un quintetto di cui fanno parte, tra gli altri, il sassofonista John Coltrane e il contrabbassista Charles Mingus. Con la collaborazione di Evans sperimenta il suo suono con una big band in Miles ahead (1957), e nel frattempo prepara un'altra rivoluzione. Nel 1958 con Milestones, accompagnato da Coltrane, sperimenta infatti il cosiddetto jazz modale dove l'improvvisazione avviene su un contenuto limitato di scale per numerose battute, evitando la modulazione. L'espediente è ripetuto nel capolavoro Kind of blue (1959), dove abbozzi di accordi e scale diventano il pretesto per un'improvvisazione guidata in studio da Davis e animata, tra gli altri, da Coltrane e dall'altosassofonista Cannonball Adderley.
Davis compie il tuffo nel jazz moderno, ormai del tutto affrancato dagli stilemi be bop, nella seconda metà degli anni Sessanta con un altro quintetto, insieme a Wayne Shorter (sassofono), Ron Carter (basso), Herbie Hancock (piano), Tony Willams (batteria). Miles smiles (1966) e, in particolare, Nefertiti (1967) accentuano la predilezione di Davis per incisioni raffinate e minimali, preludio della terza svolta decisiva, quella della jazz fusion. Svolta che arriva, appena accennata, in Miles in the sky (1968) e Filles de Kilimanjaro (1968), nei quali si assiste all'introduzione di piano e basso elettrici. In questo periodo Davis si aliena i favori di una parte sia della critica sia del pubblico che ritiene un cedimento commerciale il suo interesse per il rock di Jimi Hendrix e il funk di Sly and the Family Stone, nonché un'eresia l'uso di effetti elettronici per ampliare lo spettro timbrico della sua tromba. Questa è la direzione di In a silent way (1969) e Bitches brew (1970) che vedono coinvolti musicisti come il chitarrista John McLaughlin e il pianista Chick Corea.
Gli anni Settanta, al di là del significativo corpus di registrazioni dal vivo, segnano un momento di crisi personale per Davis che, nel frattempo, ricade negli eccessi dell'eroina. Dopo un lungo periodo di convalescenza ritorna per spiazzare ancora il suo pubblico e la stampa musicale con massicci inserimenti di musica elettronica, come dimostrano Star people (1983) e You're under arrest (1985), che gli attirano critiche negative dei puristi del jazz. Come anche le sue versioni di Time after time di Cindy Lauper e Human nature di Michael Jackson, e Tutu, nelle quali Davis si fa accompagnare da sintetizzatori e loop ritmici. Nel 1991, Miles Davis, che negli ultimi anni continua, nonostante la salute cagionevole, a sottoporsi a un'intensa attività di concerti, muore per una complicazione polmonare.